lunedì 26 agosto 2013

Un giro a Isola Capo Rizzuto


Le Castella
Mentre mi avvio verso il porto di Crotone un cartello mi informa che mi trovo nell’Area Marina Protetta più grande del Mediterraneo. Non ho motivi per mettere in discussione la cosa e, in effetti, 42 chilometri di costa sotto tutela ambientale sono davvero una gran cosa ma, come dice qualcuno, le dimensioni non contano.

Dico sul serio.

Quello che veramente importa è l’attività di tutela e vedo intorno tanti segnali contrastanti che non mi fanno ben sperare.
La riserva, che esiste da oltre vent’anni, comprende i due comuni di Crotone e Isola Capo Rizzuto, che dà il nome all’area e si estende su una superfice di quasi 14.000 ettari.

Partiamo e davanti ai nostri occhi scorre la città di Pitagora e Milone, ricca di storia e con un lungomare sabbioso e balneabile come ne restano ormai pochi. Nei giorni della mia permanenza si sono disputate le regate del Campionato di Distretto della classe Laser, ed è stato bello vedere tante barche e tanti ragazzi affollare la spiaggia e i marciapiedi assolati, aspettando il vento, facendo amicizia o commentando i risultati. 
Piattaforma ENI a Crotone

La città restituisce un’immagine di decadenza, con insediamenti industriali fermi e improduttivi e un’architettura che ha, tra le costruzioni più significative, qualche testimonianza dell’epoca fascista. Per contro il mare sembra bello con l’eccezione di alcune bruttissime piattaforme a poche miglia della costa, che sembrano orribili ragni pronti a ghermire chi si avvicini.

Tutto ciò sembra voler rappresentare le contraddizioni storiche e politiche di Crotone: prima culla della filosofia e della medicina, con quasi centomila abitanti, uno dei più grandi centri della cultura greca come testimoniato anche, a pochi chilometri di distanza, dalle rovine del tempio di Hera Lacinia a Capo Colonna; poi presidio italico contro l’espansione dell’impero turco e dopo solo un ruolo marginale nella nascita dello stato unitario; oggi ostaggio di scelte politiche sbagliate, che hanno collocato in prossimità di un luogo protetto una serie di impianti altamente inquinanti a mare e a terra.

La costa è caratterizzata da vaste distese di macchia mediterranea intervallate da chiazze di roccia calcarea, sabbia e argilla. Mi raccontano di avvistamenti di delfini e tartarughe che sfruttano le spiagge protette per deporre le uova, della presenza di pesci pappagallo e di un pesce balestra avvistato di recente, tipici dei mari tropicali e chiari indicatori di innalzamento della temperatura dell’acqua. Inutile dire che ciò fa solo crescere il rammarico per non aver programmato immersioni.

Capo Rizzuto
Dopo un po’ compare Isola Capo Rizzuto, l’altro comune della riserva marina, zona prevalentemente a vocazione turistica, con la presenza di alcuni grandi villaggi e numerose villette.
Il nome richiama alla mente la leggenda e la mitologia (sembra che qui vi fosse l’isola di Calipso) ma forse, più concretamente, era il luogo in cui venivano “isolati” i vecchi, i bambini e le donne durante le incursioni saracene, trovandosi a circa quattro chilometri dal mare.

Continuando verso ovest, dopo il capo, c’è la bellissima spiaggia di Soverito, a mio avviso una delle più belle d’Italia, il cui bosco sovrastante è stato sfregiato da un incendio feroce di alcuni anni fa che ancora ne deturpa la bellezza per chi guarda dal mare. E’ una delle poche spiagge quasi incontaminate e nelle cui acque due mesi fa sono stati rinvenuti due cannoni “petrieri” del XV secolo a meno di 10 metri di profondità e a 50 metri dalla battigia.
Secondo le denunce di Legambiente sia la spiaggia che il bosco sono a serio rischio di scomparsa, e non è difficile crederlo, a causa della continua cementificazione della costa ad opera dei grandi insediamenti turistici nati ai suoi margini. 
Pesca controllata nell' A.M.P.
Soverito, purtroppo, non riesce ad ottenere la necessaria priorità dagli amministratori locali nonostante l’area marina sia stata istituita anche per salvaguardare questo angolo di paradiso in cui vi è una nutrita presenza di volpi, tartarughe e uccelli migratori. L’acqua è magnifica e forse questa è la parte meglio preservata dell’intera area protetta.

A due miglia verso ovest si staglia il profilo del castello aragonese di Le Castella. Si tratta di una fortificazione del 1200 che però presenta stratificazioni di mura greche e romane. Una leggenda narra che l’isolotto, su cui poi sorgerà il castello, fu scelto da Annibale come testa di ponte per le sue truppe incalzate dai Romani e costrette a tornare a Cartagine. In verità il castello, che ricorda vagamente Castel dell’Ovo a Napoli, nasce come insediamento militare e fa parte della rete di torri di avvistamento della zona insieme a quelle di Capo Rizzuto e Capo Colonna. Fino a qualche decina di anni fa era su un isolotto staccato dalla terra ferma mentre oggi è collegato da una sottile lingua di terra realizzata in occasione del film “L’Armata Brancaleone” di Monicelli visto che numerose scene sono state girate proprio in questo castello.
A poche centinaia di metri a sud del castello, a circa 15 metri di profondità, c’è il relitto di una grande nave da carico e un presepe subacqueo. Scoprirlo e rammaricarsi ancor di più per non aver portato il brevetto e l’attrezzatura è tutt’uno, soprattutto venendo a sapere anche di alcuni itinerari archeologici e di altri relitti facilmente visitabili.
Qualche residuo di schiuma e varie schifezze in acqua testimoniano lo scarso controllo degli scarichi a mare delle tante ville abusive costruite nella riserva e aggiungono un’ulteriore penosa testimonianza dell’incapacità della politica a prendersi cura del mare.

Peccato.


1 commento:

saragraham569@hotmail.com ha detto...

Ernesto scusa se invado questo spazio ma non so proprio come fare per una mail privata .
Ti scrivo perchè ho letto un tuo post per il moana 33
scrivi a nicolapirosa@hotmail.com

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