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sabato 4 marzo 2023

Napoli City Half Marathon, cronache dall’ultima fila

 


Cinquemila persone. Mi dicono che siamo cinquemila. Quello che so per certo è che a malapena si intravede la partenza. Aspettiamo su Viale Kennedy, un lungo rettilineo contornato dai platani, e cerchiamo di non far raffreddare le gambe nell’ attesa.

Allo sparo non succede niente. Immagino che gli atleti élite, quelli in prima fila, siano partiti come missili, ma loro corrono a tre minuti al chilometro e fanno letteralmente un’altra gara. Saprò di loro all’arrivo o direttamente dal Tg stasera. Corrono per arrivare primi, noi corriamo per sentirci vivi.

Noi, i runner dell’ultima fila, un po’ come i loggionisti nella lirica, cominciamo a camminare dopo quasi cinque minuti. La linea di partenza resta ancora distante e siamo ancora troppo compatti per correre. Avvio il GPS e metto il cellulare nel marsupio. Finalmente la linea. Mi guardo intorno e vedo che facciamo tutti lo stesso gesto: avviamo il cronometro, uno sguardo intorno e si comincia.

Di fronte il Politecnico, ancora bello e originale a dispetto dell’età. Pochi respiri e lasciamo lo stadio sulla sinistra. In pratica è come se l’intera curva A stesse partecipando a questa gara. C’è un fiume di persone che corre, nel silenzio si sente il rumore delle scarpette che battono sull’asfalto. Qualcuno urla per scaricare l’emozione e farsi coraggio. Si canta e si corre.

Su Via Giulio Cesare finisce il primo chilometro e, poco dopo lo Sferisterio il secondo. Già, lo Sferisterio, uno dei misteri irrisolti di questa città: ospitava la pelota basca, poi è stato una sala per concerti e poi è stato bruciato. Saranno passati all’incirca quarant’anni e resta ancora lì, in tutta la sua compiuta indeterminazione.

Prima galleria e lascio andare le gambe: ora è in discesa e ne approfitto per guadagnare qualche secondo. Al ritorno ci sarà da penare. Cerco di rilassare le spalle e respiro “con la pancia”. Mi porta la strada e devo solo assecondare. A Piazza Sannazzaro si ricomincia in piano.

Ci sono alcuni concorrenti che spingono carrozzelle e vedo anche alcuni runner con protesi o evidenti problemi motori. Ci vuole un grande amore e una enorme forza per correre così e il mio rispetto per loro è infinito. Mi scosto e li lascio andare.

Via Caracciolo è grigia stamattina, il ritmo è quello previsto in allenamento. Non c’è niente da improvvisare in una corsa lunga. Quello che hai fatto nell’ultimo mese è esattamente quello che potrai fare. La strada restituisce solo quello che hai dato. I chilometri diventano quattro e si arriva a Via Partenope, dopo aver corso tra la Villa Comunale e il mare. Adesso di fronte si vedono il Vesuvio e il Castel dell’Ovo.

C’è il primo ristoro. Prendo l’acqua e il gel che ho portato da casa. Un paio di sorsi e riprendo pian piano il ritmo. Prima mezz’ora andata.


Discesa veloce su Via Acton e poi, dopo la darsena, si prosegue su Via Marina costeggiando il porto. La strada è larga e si corre bene. Si cominciano a vedere i primi che incrociano in senso inverso. Nel tempo che noi abbiamo impiegato per fare sei chilometri loro ne hanno percorsi quindici e questo fa tutta la differenza del mondo. Un po’ di invidia ma nemmeno troppa. In me prevale lo stupore.

Intanto noto che Napoli senza le auto, soprattutto qui al centro, è davvero insolita. Sarò passato di qui migliaia di volte ma così, di corsa e senza macchine, diventa un’esperienza quasi spirituale. O forse è la mia testa che vuole più ossigeno. Ricomincio la respirazione diaframmatica e controllo la mia corsa. Spingo con le braccia e di tanto in tanto anche con i polpacci. Sto recuperando qualche secondo sulla velocità.

Arrivo e supero l’incrocio con Via Duomo. I chilometri aumentano e anche la stanchezza.

Al Ponte della Maddalena il secondo ristoro: prendo l’acqua e cammino qualche decina di metri per bere senza versarmi tutto addosso.

Questa strada è decisamente brutta, eppure proprio da queste parti si sono verificati eventi davvero notevoli nei secoli scorsi. Nel 1631, durante una delle più violente eruzioni del Vesuvio, fu portata in processione fin qui la statua di San Gennaro per scongiurare che la lava entrasse in città. Il Santo fece il miracolo e la lava si fermò proprio sul confine con la vicina San Giorgio a Cremano. Nel 1799. Anno della Rivoluzione napoletana, proprio qui le truppe monarchiche del Cardinale Ruffo vinsero la resistenza delle armate repubblicane ed entrarono in città ponendo fine all’esperienza della Repubblica partenopea. Dell’antico ponte a cinque archi che segnava l’ingresso orientale in città ora non resta più nulla.

Torno su Via Marina dove c’è il traguardo dei dieci chilometri e il primo controllo cronometrico.

All’incrocio con Corso Arnaldo Lucci c’è l’installazione di Bianco e Valente “nessuno escluso”, una scritta rossa montata su un’intelaiatura circolare. Da tre anni è lì, come simbolo di accoglienza e di tolleranza, e chissà quante discussioni genera nelle auto che ogni giorno percorrono la strada. Del resto, non è proprio questa la funzione dell’arte?

È passata oltre un’ora di gara. Forse un’ora e dieci. Siamo a metà mentre a Fuorigrotta staranno già applaudendo i primi, sia tra gli uomini che tra le donne. Ma la nostra corsa è un’altra. Per me la sfida è con me stesso. Voglio farcela, migliorare il risultato dell’anno scorso, imparare a gestire i muscoli che mi fanno male, i crampi, il tempo che passa, il respiro che comincia ad accorciarsi.

Via Marina al ritorno sembra più lunga. In lontananza vedo che dobbiamo girare a destra e passiamo per Piazza Borsa e poi il Rettifilo. Anche qui correre dove passano milioni di macchine ogni giorno è surreale. Si vede qualche automobilista nervoso che vorrebbe passare lo stesso e qualche vigile, altrettanto nervoso che glielo impedisce. Proprio non capisco perché per un giorno all’anno, e di domenica mattina, non si riesca a fare a meno dell’automobile. Saluto con la mano e vado avanti. Giriamo per tornare indietro, passiamo l’ultimo traguardo intermedio, ci muoviamo verso l’Università.

Intorno a me vedo che anche gli altri stanno cominciando a sentire la fatica. Qualcuno si ingobbisce per lo sforzo, qualcuno cammina.

Siamo all’incrocio con Via Mezzocannone. Il nome di questa strada mi è sempre piaciuto. Pare che derivi da una fontana che serviva all’abbeveramento dei cavalli con un tubo di portata molto corto (appunto mezzo cannone). Ecco, a questo punto anche io mi sento a mezzo servizio. Siamo a quattordici chilometri e torniamo su Piazza Municipio.

La piazza è bella, lineare, minimalista. Forse sono uno dei pochi napoletani a pensarlo ma a me piace molto. Una piazza di pietra, come piazza Duomo a Milano, enorme e squadrata.  Il progetto è di Alvaro Siza che si è dovuto adattare, nei tempi e negli spazi, ai numerosi ritrovamenti. Sotto c’è la metro (che non porta a Fuorigrotta altrimenti un pensierino ce lo farei) ma, soprattutto, c’è una leggerissima discesa che mi permette di accelerare.

Si svolta a destra, ancora Via Marina, passando sotto il Maschio Angioino, ultimo ristoro al quindicesimo chilometro, e poi nella galleria della Vittoria. Ci sono voluti otto anni ma alla fine questa l’hanno completata e riaperta. L’odore è terribile ma c’è di buono che dopo pochi minuti siamo a Piazza Vittoria e di nuovo a Via Caracciolo.


Sta cadendo qualche goccia di pioggia. Mi piace correre sotto l’acqua ma ora non è il caso di esagerare. Siamo anche controvento e la temperatura scende. Qualcuno si veste e compaiono impermeabili e magliette. Finora ho avuto caldo, ora invece sto bene e, sia pure con qualche pausa di troppo, riesco ancora ad andare. Due ore di corsa. Sul traguardo di Viale Kennedy ora starà passando il gruppone. Per noi invece non è un momento facile.

Sedici chilometri. Siamo arrivati ma non siamo arrivati.

Devo riprendere a spingere. Inclino leggermente il busto e guardo avanti. I piedi spingono insieme alle braccia. Provo a rilassare le spalle e le mani e a sorridere. Non perché sia particolarmente felice, ma qualcuno dice che così si contraggono meno muscoli e quindi serve meno energia.

Non conosco nessuno che sia contento di far fatica, quello che ti muove è la voglia di arrivare, di raggiungere il traguardo. I primi ormai saranno già in albergo, magari sotto la doccia con la medaglia al collo, come fa qualcuno; per me c’è ancora da correre.

Dopo un paio di chilometri sono di nuovo a Piazza Sannazzaro. Adesso la salita. La galleria Laziale, facile e veloce all’andata, ora, dal lato sbagliato, mostra tutta la sua pendenza. Rallento, mi inclino in avanti e inizio la risalita. Dopo 1450 passi sono fuori. Mancano solo due chilometri e 97 metri.

Via Giulio Cesare è un interminabile nastro che mi riporta a Piazzale Tecchio e poi, finalmente, gli ultimi 97 metri. Vorrei camminare, i muscoli urlano, mi fa male la schiena, ora mi vengono i crampi, ho sete, ma dove cazzo sta il traguardo, guarda c’è il fotografo, ridi che ti stanchi di meno, ancora un po’, qualcuno mi incita, qualcuno applaude per solidarietà, qualcuno per sbaglio.

Eccola là. La linea di arrivo. È l’unica cosa che voglio. Ora sono contento e sorrido davvero.

Lo speaker dice il mio nome.

Sorrido. 

Il traguardo.

giovedì 12 novembre 2020

L'imbelle

 


1. 

Promessa:

Subito dopo la prima elezione (2011): “Porterò Napoli ad avere una raccolta differenziata al 70% entro sei mesi”

Svolgimento:

Nel 2020 siamo al 40%.

2.

Promessa:

I quartieri Spagnoli diventeranno come Montmartre a Parigi, con locali per turisti e ritrovo internazionale di artisti” (2011)

Svolgimento:

Si.

Certo, certo.

3.

Promessa:

Faremo una zona rossa, come ad Amsterdam, dove i giovani possano stare in intimità senza pericoli” (2013)

Svolgimento:

In effetti una zona rossa la stiamo per fare …

4.

Promessa:

Crollano pezzi dell’intonaco nella Galleria Vittoria dalle facciate sia dal lato di Via Chiatamone che dal lato di Via Acton. Il vicesindaco Sodano: “In sei mesi tutto sarà a posto!” (2015)

Svolgimento:

Ad oggi, dopo 5 anni, la Galleria è stata chiusa, il traffico impazzito, le impalcature stanno lì e l’intonaco continua a cadere.

5.

Promessa:

Il verde pubblico è una nostra priorità. Abbiamo finanziamenti per 15 milioni. Sostituiremo gli alberi pericolanti e pianteremo nuovi alberi” (2018)

Svolgimento:

Parchi devastati, alberi spezzati, tronchi mai rimossi, ceppaie in tutte le strade della città.

6.

Promessa:

Chiuderò le scuole ad ogni allerta meteo!”

Svolgimento:

Questa promessa l’ha sempre mantenuta.

Tranne una volta.

Confuse l’allerta verde per la pioggia, con quello rosso per neve e ghiaccio.

La neve arrivò e…

7.

Promessa:

Con i nuovi treni della metro saremo secondi solo a Tokyo” (2018)

Svolgimento:

In Giappone sono preoccupatissimi. Da due anni.

8.

Promessa:

Metterò insieme una flotta di 400 imbarcazioni per andare a prendere i migranti ed ospitarli a Napoli” (2019)

Svolgimento:

Si sono visti una decina di gommoni che hanno fatto il giro da Mergellina alla Colonna Spezzata e ritorno. Quindici minuti abbondanti di navigazione.

9.

Promessa:

Non c’è nulla che il Sindaco debba fare per l’emergenza Covid19 “ / “Prenderò misure clamorose, mai viste”.

Svolgimento:

Mai viste.

10.

Vabbè dai, fermiamoci a nove. Mi deprimo troppo.





giovedì 25 giugno 2020

Bagnoli, il Napoli, Sarri e gli antichi romani

A volte capita di perdersi nei propri pensieri.
Dopo la finale di Coppa Italia vinta dal Napoli contro la Juve continuo a pensare che ci sia qualcosa di incompiuto, qualcos’altro da fare.
Si, devo ancora fare qualcosa ma non riesco a capire cosa. È uno di quei pensieri che diventano così ossessivi da farti dimenticare tutto il resto.

E allora esco e comincio a camminare senza una meta, così come capita, solo per camminare.
E capita che me ne vado in giro per Bagnoli, che i Romani chiamavano Balneolis, le piccole terme, dove l’acqua bolle e lo zolfo ingiallisce il terreno. Cammino lungo il lungo vialone centrale, Viale Campi Flegrei, i campi ardenti descritti da tanti autori latini. Da qui si vede che nulla è stato costruito a caso. Il quartiere ha una pianta regolare, a tratti sembra uno di quegli accampamenti degli eserciti romani, con il cardine principale rappresentato proprio dal viale e i vari decumani, il reticolo di strade perpendicolari. E dagli antichi romani vengono i nomi delle strade.

Comincio a girare a caso, dopo il monumento che ricorda i caduti sul lavoro della vecchia fabbrica, e incrocio Via Enea, l’eroe troiano che riuscì a fuggire dalla città asiatica prima che i Greci la distruggessero con il padre Anchise e il figlio Ascanio sulle spalle, come ci racconta Virgilio.
E proprio Enea, attraverso il figlio fondatore di Albalonga, è uno dei progenitori di Romolo e Remo.

Continuo a camminare e trovo Piazza Gaetano Salvemini, un socialista degli inizi del ‘900, antifascista e uomo del Sud, che pagò con la prigione e l’esilio per le sue idee.

Ecco, la coerenza e la dignità dei tempi antichi.

Incrocio di nuovo Via Enea, che quindi non a caso è l’unica strada che attraversa tutta Bagnoli, passa sopra i binari della Cumana e arriva fino all’Italsider, nei pressi di un vecchio ingresso. Proprio quella fabbrica in cui hanno lavorato decine di migliaia di napoletani, di siciliani, pugliesi e anche operai che venivano dal settentrione.

Proprio come il padre di Maurizio Sarri, ora allenatore della Juve. E pensare che fino a due anni fa … vabbè questa è un’altra storia.

La strada mi riporta dentro il quartiere dopo aver superato di nuovo la Cumana. In effetti quest’ultima a Sud e la Metro a Nord segnano i limiti del quartiere, proprio come due valli di un castrum romano.

Comincio a capire meglio.

Percorro tutta Via Amedeo Maiuri, l’archeologo che rinvenì l’Antro della Sibilla a Cuma, che diresse campagne di Scavi a Pompei, Ercolano, Capri, che iniziò le esplorazioni marine nel golfo di Baia. Si, è giusto che questa strada sia sua.

Senza accorgermene arrivo a Via Eurialo e poi scendo a Via di Niso, la strada parallela. Eurialo e Niso, due amici, due eroi, forse due amanti. Molti sostengono che avrebbero dovuto essere ricordati con un’unica strada, Via Eurialo e Niso, l’uno “insigne per bellezza e l’altro valente nell’uso delle armi”, che morirono nel tentativo di avvisare Enea di un tradimento.

Eroi che non trionfano. Tradimenti.

Riprendo la salita lungo Via Lucio Silla, console e dittatore, il capo degli optimates che combattè e vinse contro i populares di Caio Mario, l’infame inventore delle liste di proscrizione, da allora adottate in ogni parte del mondo.

Incrocio ancora Via Ascanio, e poi Via Acate e Via Ilioneo, altri due amici e compagni di Enea che con lui fuggirono da Troia, e che con Via Eurialo e Via di Niso sono i decumani del quartiere.
E sono cinque strade.
Cinque, come le dita di una mano.

Con tutti questi nomi che mi girano per la testa passo per Via Silio Italico, anch’egli politico e poeta epico. Qui sembra abbia vissuto Maurizio Sarri da bambino.
È da qui che devo partire per capire.

Ricordo il modo di combattere dei legionari romani: file e file di soldati in armatura e scudo.  Ogni soldato proteggeva quello alla sua sinistra con lo scudo, quello di dietro sosteneva nella spinta quello che stava davanti e lo rimpiazzava per farlo riposare. E tutti spingevano e andavano avanti a demolire i nemici. Fino in Persia, fino in Germania, fino in Scozia. Le ali di cavalleria ausiliaria proteggevano i fianchi, rallentavano l’avanzata di ogni esercito nemico e poi i legionari finivano il lavoro.

Si, comincio a capire il disegno.

È quello che fa il Napoli di Gattuso. Due linee di quattro tra difesa e centrocampo e un uomo a sostegno dell’una e dell’altra. Le ali a spezzare il gioco e tutta la linea a spingere.

Cinque uomini nella linea, uniti come le dita di una mano.

E arrivo in Via Sibilla, la sacerdotessa di Apollo che scriveva il futuro sulle foglie e lo affidava al vento. Quella che viveva nell’Antro scoperto da Maiuri. La Pizia, temuta e rispettata, lo aveva detto e lo aveva scritto: “Mano”.

Ora ho capito quello che ancora mancava.

Una mano, ma non proprio una mano aperta.

Un dito.


mercoledì 10 aprile 2013

America's Cup, il ritorno delle World Series



Oggi sono stati messi in acqua i primi catamarani.
Stamattina mentre andavo al lavoro ho incrociato lo shore team di Oracle, riconoscibili non solo per le scritte sulle magliette ma per le facce abbronzate, gli occhi cisposi e pieni di sonno e i pantaloni corti. Andavano a completare il lavoro prima dell'arrivo dell'equipaggio.

Un anno fa lo spettacolo è stato impressionante.
La bellezza degli AC45 e la bellezza del golfo hanno creato un corto circuito che ha fatto il giro del mondo, ripulendo l’immagine di una città ferita soprattutto dall’emergenza rifiuti.

Quest’anno non è così.

L’attesa è meno spasmodica e i sacrifici richiesti stanno per spezzare la pazienza dei cittadini. E non c’entra la regata quanto l’assoluta incapacità del sindaco e degli assessori di capire quello che sta succedendo e i bisogni della città. Brucia Città della Scienza, crollano palazzi alla Riviera di Chiaia, centinaia di persone vengono sfollate dalle proprie case, protestano i commercianti piegati da una crisi senza fine, la metropolitana viaggia senza orari e gli autobus senza gasolio riempiono le pagine di cronaca e nemmeno uno di questi problemi viene affrontato con successo.
Stavolta questi soldi potevano essere meglio spesi.

Certo, l’immagine ...

L’evento è stato promosso all’estero dall’Enit, con importanti presenze a Berlino, Miami e Mosca, oltre che alla Bit di Milano e si spera di richiamare a Napoli proprio quei turisti che l’anno scorso sono mancati.
Tra le World Series e la partenza del Giro d’Italia il prossimo mese, Napoli avrà una visibilità eccezionale ma tutto questo non sarà servito a nulla se continueranno a mancare i servizi di base. Che città troveranno i turisti?

Una regata di flotta dell'anno scorso

Comunque ci siamo e cercheremo di prenderci il meglio.

Quest’anno le regate avranno un prologo. Si comincia sabato 13 a mezzogiorno con la partenza della Velalonga mentre domenica alle 10,30 - ben visibile dal lungomare - partirà la Coast Parade per gli AC45 che si sfideranno in una regata di flotta fino a Nisida e dunque potranno essere seguiti anche da Posillipo e Bagnoli.

Le World Series inizieranno ufficialmente proprio sabato 13 aprile con la cerimonia di apertura, ma le regate vere e proprie si terranno tra il 18 e il 21 tanto per le Fleet Race che per le prove di Match Race.
I team presenti saranno 9, tra cui i due di Luna rossa (Draper e Bruni), Oracle Racing (Slingsby), JP Morgan BAR (l’olimpionico Ben Ainslie), gli svedesi di Artemis (Ekberg), i francesi di Energy Team (Guichard), China Team (Mitch Booth), i fortissimi neozelandesi (Dean Barker) e l’esordio assoluto di HS Racing (Hagara / Steinacher), team nato in collaborazione con Oracle e che vedrà i due austriaci, già campioni olimpici in classe Tornado, fare i primi passi in questo mondo.
La novità di maggior rilievo è la presenza al timone di Oracle del campione olimpico in classe Laser Tom Slingsby, che prenderà il posto di James Spithill impegnato a San Francisco con il varo del nuovo AC72 (il primo lo ha spaccato circa un anno fa). Slingsby ha già regatato sugli AC45 come tattico di Bundock e dunque non sarà un debuttante assoluto.
Luna Rossa è chiamata a bissare il successo del 2012 con Franceso Bruni al timone al posto di Campbell-James su Swordfish mentre su Piranha resta confermato Chris Draper, vincitore delle prove di flotta dello scorso anno.
Barker e l’equipaggio di Emirates Team New Zealand, incluso il tattico Ray Davies e il trimmer della wing Glenn Ashby, torneranno sull’AC45 dopo quattro mesi di allenamenti sull’AC72.
Luna Swordfish, stamattina alle 8,00 

C’è grande attesa anche per Ben Ainsle, che dopo il record di medaglie olimpiche sul Finn, entra dalla porta principale nella grande vela dell’America’s Cup di cui sarà sicuramente uno dei protagonisti nel prossimo futuro.
I francesi di Energy Team saranno guidati da Yann Guichard, che ha chiuso al quarto posto la tappa di San Francisco dello scorso agosto.
Booth ritornerà alla barra di China Team, di cui è stato skipper nel 2011 prima di dedicarsi al mondo della TV, e guiderà un equipaggio di velisti cinesi.

Fervono i lavori lungo Via Caracciolo.

Quest’anno le barche saranno ormeggiate alla ruota vicino al porticciolo di Mergellina, mentre l’area tecnica e l’uffico stampa saranno nella zona della Rotonda Diaz.
Dall’incrocio con Viale Dorhn e fino a Piazza Vittoria ci sarà il "Villaggio" che dunque non sarà ospitato dalla Villa Comunale (dopo le difficoltà dello scorso anno) ma si svilupperà su Via Caracciolo.
La RAI curerà la copertura televisiva dell'evento che sarà trasmesso in chiaro sulle frequenze di Rai Sport, dopo che i diritti sono stati venduti dagli americani ad ACN che a sua volta li ha dovuti regalare proprio alla Rai, vista l'assenza di domanda. Un altro capolavoro imputabile all'amministrazione comunale che ha voluto la società (l'ACN), ne ha scelto l'amministratore e la controlla insieme alla Regione, alla Provincia e alla Camera di Commercio.

Manca poco, speriamo di divertirci.

martedì 28 agosto 2012

Il Mascalzone abbandonato


NAPOLI - Sta lì ormai da qualche anno. In una curva di Via Marina, a pochi metri dall'imbarco degli aliscafi per le isole e a pochi metri dalla sede dell'associazione sportiva che ha il suo stesso nome e che dovrebbe pubblicizzare e simboleggiare. Si, parlo di Mascalzone Latino, o meglio di uno dei Mascalzoni costruiti per l'America's Cup, e che è stato sistemato in pompa magna (sindaco, assessori e presidenti vari alla cerimonia) sul suo invaso come simbolo della tecnologia e dell'industria nautica proprio lì, in mezzo al traffico, anzi in una delle strade più trafficate di Napoli, a prendere fumi di scarico e cacca di piccioni dalla mattina alla sera.
Parecchi metri più in là, oltre la darsena borbonica, c'è la sede del neonato circolo omonimo che da un paio di anni organizza corsi di vela per ragazzi che vivono in condizioni di disagio sociale ed economico e per avviare chi fra loro lo desideri alle professioni del mare.
Se quello scafo abbandonato, con un mozzicone di albero puntato verso il cielo come un dito spezzato, vuole rappresentare lo scopo dell'associazione allore c'è un clamoroso errore di comunicazione. Se si tratta di un dono alla città o all'Autorità Portuale di Napoli, allora si deve trovare una migliore e più dignitosa collocazione. Se invece si tratta di una semplice barca, allora sarebbe bello se fosse messa a disposizione di tutti gli appassionati (non mi pare che in Italia esista nulla del genere, almeno per ora) con delle uscite a pagamento e uno skipper professionista e magari si potrebbero raccogliere un po' di fondi per la scuola vela, creando al tempo stesso un'attrazione singolare per la città. 
Intanto, imprigionato tra i fili del tram, il Mascalzone continua a prendere smog e scarichi di auto.
Per fortuna è nero. Mantiene meglio lo sporco. 

lunedì 13 agosto 2012

Borgo Marinari, l'assurda anomalia

NAPOLI - Tutti sanno che in un porto è vietato fare il bagno.
Tutti sanno che in un porto si entra e si ormeggia oppure si lascia il proprio posto e si esce in mare aperto.
Tutti sanno che non è previsto "passeggiare" tra le barche ormeggiate nè alcun altro tipo di intrattenimento per non mettere a rischio l'incolumità delle persone (e delle barche) in una fase in cui la manovrabilità è molto ridotta e difficile.
Tutti lo sanno. 
Lo sa bene anche la Capitaneria di Porto.
Un genitore lascerebbe i propri figli a giocare all'ingresso di un affollato parcheggio cittadino? Cosa farebbe la Polizia se vedesse dei giovanotti giocare a pallone ad uno svincolo dell'autostrada o all'ingresso di un autogrill? Cosa farebbero i Carabinieri se un gruppo di ragazzini si mettesse a giocare nei pressi di un passaggio a livello? 
Cosa fa invece la Capitaneria di Porto di Napoli? 
Più di una volta, rientrando all'ormeggio di Borgo Marinari di Santa Lucia, proprio al centro di Napoli, mi è capitato di essere abbordato da ragazzini urlanti: "Aspè, capo! Voglio fa' 'nu tuffo!"
Li ho sempre ributtati in acqua invitandoli con grazia a tornare accompagnati dalle rispettive madri, ma nel frattempo ho dovuto:
1) togliere la marcia;
2) ributtare in acqua l'assaltatore estemporaneo;
3) minacciarlo insieme al branco che starnazzava intorno e voleva salire a bordo;
4) tenere la barca in movimento e al centro del canale per non urtare le altre barche e gli altri bagnanti che lì proprio non dovevano stare;
5) tranquillizare il resto dell'equipaggio;
infine, dopo aver controllato che qualche altro idiota non si fosse immerso sotto la barca approfittando della mia distrazione (è successo anche questo)
6) rimettere la marcia per allontanarmi.
Non è normale e non c'è niente di folcloristico.
Quella gente non può fare il bagno nel porto. 
E' troppo pericoloso.
Così qualcuno finisce sotto le eliche. O peggio.

 


giovedì 31 maggio 2012

Giggino a' Scogliera

Resta ancora là. Consapevole della propria pietrosità. Pietra poggiata su pietra, che sfida il tempo e il mare.
Pietra pietrante che pietreggia pietrando sè stessa (*).
Non c'è altro da dire se non il giusto epiteto esornativo: Giggino a' Scogliera.
L'unica tangibile eredità dell'America's Cup.
Mi permetto una domanda: a cosa sarebbe servita, almeno nelle intenzioni dei progettisti, visto che a Napoli si è avuto l'unico giorno di regate annullate degli ultimi due anni di World Series? E il motivo dell'annullamento fu proprio l'impossibilità di mettere in acqua i catamarani a causa dell'onda lunga causata dal libeccio che, ovviamente, questa scogliera non avrebbe mai potuto contenere.
Ben diversa sarebbe stata la sistemazione nel porto...
Intanto tutti sfuggono un serio confronto sull'evento di aprile e sulla programmazione del prossimo.
Dopo le dimissioni di Raphael Rossi nell'Asìa (voluto dal sindaco per cambiare e moralizzare il sistema della raccolta dei rifiuti in città) e dopo le dimissioni di Narducci dall'assessorato alla legalità (per un pm è un'ammissione di impotenza senza precedenti), la rivoluzione arancione sembra sempre più un giallo.
Anche vista dal mare.


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(*)U. Eco, L'isola del giorno prima, citazione a memoria

lunedì 23 aprile 2012

La mia America's Cup

Ovvero come andato per guardare la regata, finii per peregrinare in terraferma


di Luciano Sabetti



- … E domani si va tutti a vedere l’America’s Cup!-

Il tono è quello delle decisioni che non ammettono repliche. Mia moglie ha elaborato e deciso tutto da sola, come sempre, e a me non resta che adeguarmi. A nulla valgono gli accenni a possibili alternative, la consorte è fermamente convinta che a un evento di cotale importanza, e per di più praticamente sotto casa, non si possa mancare. E poi, vuoi mettere il sole, il mare, Via Caracciolo libera dal traffico e piena di gente!

La gente! Un brivido mi corre lungo la schiena. Non ho ancora smaltito l’orgia di auguri, baci, abbracci e benedizioni di amici e parenti che ho incontrato e visitato a Pasqua che mi si prospetta un altro bagno di folla. Senza contare che il mio stomaco in cui trotterellano ancora allegramente il casatiello e la pastiera, senza parlare dell’inarrivabile sartù di mammà, anelerebbe a qualcosa di più leggero di un pranzo al sacco.

Nulla da fare, l’ora fatale è scoccata e non si torna indietro. Non mi resta che confidare in Giove Pluvio e nella misericordia che riserva agli escursionisti riluttanti.

Il dio però deve essersi distratto perché mi ritrovo, in un giorno di Pasquetta benedetto da uno splendido sole, a bordo della metropolitana diretto a Mergellina insieme a famiglie numerose riunite dalle feste; fidanzati in libera uscita; anziane coppie che si tengono teneramente per mano; tribù di nerd provenienti dall’hinterland, tutti che discettano di regate e di carenature, di alberi e di nodi come vecchi lupi di mare pur avendo l’aria di aver governato al massimo un canotto, e, soprattutto, tutti armati di macchine fotografiche per immortalare Luna Rossa.

Che non c’è, come non ci sono gli altri catamarani. Lo specchio di mare tra Castel dell’Ovo e Posillipo è desolatamente vuoto. L’unico natante in acqua, peraltro privo di equipaggio, è China Team che ballonzola indolente proprio davanti alla rotonda Diaz.

Lo spiazzamento è generale e la moltitudine sbanda, quasi si arresta, privata dell’oggetto dei suoi desideri. Ma non si arrende. Misteriosamente si diffonde la voce che vuole le imbarcazioni alla fonda dietro il castello, e allora la processione riprende risalendo lentamente il water front in direzione della fortezza medievale.

La litoranea è gremita all’inverosimile. Facce sorridenti di operai in gita, visi levigati di professionisti, fragranti toilette di giovani donne, sfumati effluvi di mature signore, abbigliamenti casual e capi firmati, Napoli è tutta qui, complice la crisi economica che ha tagliato i fondi per vacanze più esotiche e l’evento epocale con tanto di diretta televisiva che solletica la voglia di esserci.

Quelli che non si trovano sono i catamarani. Svaniti, non sono nemmeno dietro Megaride. Un tizio davanti a me non si dà pace, non ci sta a lasciarsi sfuggire l’occasione di fotografare la gara e ferma nell’ordine una gazzella dei Carabinieri, una volante della Polizia e un’auto della Guardia di Finanza in servizio di ordine pubblico. Chiede di Oracle, di Luna Rossa, dei neozelandesi, ma quelli lo guardano straniti. Oggi non c’è competizione, le navi, e qui i tutori dell’ordine sono unanimi nella classificazione delle barche come navi, oggi, sono ricoverate negli hangar. – Lasci perdere – fa l’ultimo agente – e si goda la bella giornata -.

Una parola! A me sta venendo l’orticaria da corteo e mi scappa pure da far pipì. La mia signora mi fulmina con lo sguardo, alla tua età non riesci ancora a trattenerla! Mogliettina cara, il dramma è che alla mia età non riesco più a trattenerla e qui attorno di bagni liberi non ce n’è neanche l’ombra. Quelli dei bar hanno una fila chilometrica e gli altri, i chimici montati nella Villa Comunale, non godono di miglior sorte.

Tant’è, non resta altro da fare che abbandonare la fiumana peregrinante per quella semi stanziale. Così mi metto in coda per una toilette mobile sotto lo sguardo di due poliziotti a cavallo, inchiodati a una fissità statuaria dalla gran gente che affolla l’ex galoppatoio borbonico. Stanno lì, fermi, immobili, celando l’imbarazzo dietro uno sguardo sdegnoso.

Sulle aiuole intanto s’imbandiscono le mense e cominciano a rimbalzare i palloni che di tanto in tanto fanno strame degli avanzi del pranzo pasquale che con amorevole cura le donne hanno cominciato a scartare dai fogli d’alluminio e dalle pellicole di plastica. E insieme alle sfere cominciano a volare gli improperi all’indirizzo degli atleti della domenica che si producono in performance il più delle volte assai miserevoli.

In una cacofonia di urla di trionfo e maledizioni raggiungo l’accampamento allestito dalla mia compagna e consumo con gran sforzo il mio pasto tra gli ululati del mio fegato che comincia una serie di carambole in segno di protesta. Decido eroicamente di tirare dritto fidando in una camomilla riparatrice al mio ritorno. Ammesso e non concesso che ci si decida di invertire la rotta.

- Che pesantezza, facciamo due passi per digerire! – Ormai la mia metà è in pieno orgasmo presenzialista e mette la prua verso l’entroterra, in direzione degli stand degli sponsor. I gadgets devono essere per lei un’attrazione irresistibile, perché fende la folla con un’ostinazione e una sfrontatezza degne della miglior causa.

-Ricordino!- esclama trionfante dopo essersi aggiudicata un cappellino e una maglietta con tanto di logo a un prezzo decisamente osceno e aver travolto un numero imprecisato di avventori meno determinati di lei.

Ostento felicità convinto che ciò segni la fine delle nostre peregrinazioni, ma la carica adrenalinica della consorte è ben lungi dall’essersi esaurita. D’improvviso il suo radar capta all’orizzonte un assembramento promettente e lei vi si dirige a tutto vapore.

- Il sindaco, c’è il sindaco! – saltella felice – Ora vado a salutarlo, certo si ricorderà di me, del resto gli ho fatto gli auguri prima della sua elezione! – e salpa alla via della figura torreggiante di LDM che avanza tra la folla di simpatizzanti e curiosi, benedicente come un papa in visita pastorale.

Un vistoso maglione rosso e un paio di occhiali scuri che gli incorniciano il volto, il primo cittadino si concede alla marea adorante mietendo consensi unanimi per aver liberato il lungomare dalle auto e averlo restituito ai cittadini. Per tutti ha una buona parola e un caro saluto, anche per mia moglie che rientra in porto con l’aria trasognata e vincente.

- Che ti avevo detto, si è ricordato di me e mi ha anche ringraziato! – Ometto di dirle che con ogni probabilità da buon politico le ha spudoratamente mentito e approfitto della sua estasi per convincerla a far vela verso casa.

Con passo stanco, una dermatite di probabile origine nervosa e lo stomaco ormai in stato comatoso risalgo la massa festante in direzione nord, verso casa, finalmente.


Per questo e altri racconti di Luciano: http://www.letteratu.it/2012/04/pasquetta-allamericas-cup/

giovedì 5 aprile 2012

Napoli e l'America's Cup: - 5 giorni


Una piccola "Coppa America" a Bagnoli. Autogestita e senza sponsor. Si, parlo della Giggin Vitton Cap che lo scorso sabato ha cercato di riportare l’attenzione su un territorio senza futuro, abbandonato da troppo tempo. Ho trovato i manifesti proprio sotto casa e non ho potuto fare a meno di informarmi. La dedica al Sindaco è chiara già nel nome del trofeo, così come è chiara la provocazione. Alcuni canotti colorati si sono sfidati a colpi di remi nell’acqua gelata per far parlare ancora una volta di noi, di un quartiere che viene tirato in ballo ogni volta e poi, ogni volta, lasciato cadere nell’oblìo. Non ero lì a remare con loro, ma avrei voluto esserci.

Proseguono i lavori di allestimento dell’area tecnica e dell’area ospitalità nella Villa comunale. Gli spazi sono stati messi a disposizione degli organizzatori con 3 giorni di ritardo, le gare di appalto sono a loro volta state ritardate da errori e approssimazioni amministrative e il risultato è stato l’annullamento delle prime due giornate di gara, quelle del 7 e 8 aprile. Peccato, si poteva evitare.


- Ernè, ti devo dire una cosa...
- Dimmi.
- L’ho visto dal balcone di casa mia. Si sono "fatti" l’aliscafo che andava a Capri ...
- E tu che hai fatto? Hai chiamato la Capitaneria, i carabinieri, il 1530 ...
- Mai che hai capito, mica l’hanno rubato. Sono stati i cinesi!
- I cinesi?
- O forse erano coreani e c’erano pure i francesi. Si sono messi su uno scafo e hanno superato l’aliscafo che andava a Capri. Due missili!
- Ah, tu dici i catamarani che si stanno allenando...
- E mo’ che arrivano gli americani... che fanno, s’o magnano ...
- ... l’aliscafo?
- Certamente!


Ieri a Palermo sono stati presentati ufficialmente i due equipaggi del team Luna Rossa che esordiranno a Napoli. La prima luna, Luna Rossa Piranha, vedrà Paul Campbell-James (timoniere), Max Sirena (skipper), Manuel Modena, Alistair Richardson ed Emanuele Marino mentre la seconda, Luna Rossa Swordfish, sarà timonata da Chris Draper, fresco ingaggio da team Korea; con lui ci saranno Francesco Bruni (ex Azzurra), Pierluigi De Felice, Nick Hutton e David Carr. A loro il compito di far sognare l’italia in questa quarta campagna del team Prada così come hanno fatto in passato Francesco De Angelis e Torben Grael.

La città sembra aspettare le barche ma non partecipa, sta a guardare. Del resto è stata questa la scelta dell’amministrazione comunale, quella di fare da sè e i modesti esiti si cominciano a vedere.
La stessa ZTL nell'area di Chiaia, che poteva essere una conquista condivisa, è totalmente da ripensare per l’anno prossimo. Non si può spaccare una città in due parti senza alternative adeguate, non si possono piazzare i capannoni per i team alla rotonda Diaz impedendo il passeggio anche ai pedoni, non si possono penalizzare commercianti e ristoratori in una città che ormai vive solo di questo.
Insomma, non possono organizzarsi eventi importanti senza ricercare il consenso e la collaborazione dei cittadini e delle categorie sociali ed economiche che si vanno a coinvolgere. A Napoli questo non è successo.
Quello che più colpisce nell’attraversare la città o nel passeggiare a Via Caracciolo è l’assoluta precarietà di quanto fatto finora. Sembra che tutto possa venir giù da un momento all’altro, non c’è nulla destinato a durare. E’ proprio questo il più grande limite dell’organizzazione e del progetto: non c’è eredità.
Speriamo che il vento e il sole spazzino via i cattivi pensieri.

P.S. Ho appena saputo che le due Lune hanno raggiunto Napoli da Gaeta via mare, navigando come facevano un tempo le barche che andavano a sfidare il detentore del trofeo. Immagino lo stupore di chi le ha avvistate a Capo Miseno o a Pozzuoli. Allora un bel terno secco su Napoli: 72 (la meraviglia), 2 (le due lune) e 11 (la data di inizio delle World Series).

mercoledì 7 marzo 2012

Napoli e l'America's Cup: - 30 giorni

E' arrivata pure la nave e dunque non ci sono più dubbi: mancano davvero pochissimi giorni al segnale preparatorio delle World Series dell'America's Cup!
In Via Caracciolo si lavora al prolungamento della scogliera che servirà per ospitare l'ormeggio dei catamarani e di alcuni mezzi di servizio. Considerando la mole di lavoro che si sta profondendo in questi giorni e il modo in cui vanno poggiando sul fondo questi enormi massi, facendo la tara ad alcune dichiarazioni lette sui giornali recentemente e conoscendo il personale politico della mia città, credo di non sbagliare di molto dicendo che da lì non saranno più rimossi, di certo non lo saranno per il prossimo anno e, molto probabilmente, non lo saranno mai più. Speriamo almeno che venga bene.
Per il resto non c'è molto altro da fare, se non una veloce ripulita alla Villa Comunale e una buona sistemata alla viabilità della zona.
Pensandoci bene ci sarebbe un'altra cosuccia: guardando la disposizione del campo di regata - sotto c'è un'immagine - una boa è proprio a ridosso di Castel dell'Ovo, proprio lì dove qualcuno ha dato una concessione per un allevamento di cozze. Forse, dico forse e sommessamente, sarebbe il caso di spostare altrove la concessione o, in subordine, spostare il campo di regata. Pensiamoci per tempo o assisteremo a una strambata di Oracle con traino di zuppa di cozze...
Resta il rammarico del mancato recupero di Molo San Vincenzo, che avrebbe evitato questo inutile sperpero della scogliera su Via Caracciolo e sarebbe restato come patrimonio della città. La buona notizia è che finalmente De Magistris ne parla come sede di un Museo del mare e dell'emigrazione e, forse, della prossima edizione delle World Series.
Meglio tardi che mai.

Il programma

Sabato 7 aprile sono previsti match race (duelli) con accoppiamenti determinati dalla classifica finora maturata dai vari team, mentre domenica 8 sono previste fleet race (regate di flotta) della durata di circa 15 minuti.
Dopo due giorni di riposo, si riparte mercoledi con 11 regate di flotta che si disputeranno tra mercoledi e sabato per determinare i 4 team che avanzeranno verso le semifinali e poi le finali di match race.
Domenica 15, ultimo giorno della manifestazione, si terranno gli speed trials (prove di velocità) con le barche lanciate su un percorso di 500 metri molto vicino al lungomare. Sarà una gara spettacolare.
Subito dopo si disputerà, in un'unica prova, il Fleet Race Championship. E' una regata di flotta su un percorso tra le boe e il vincitore della prova si aggiudica il trofeo della tappa napoletana.

Luna Rossa Dream Team

La notizia più interessante che rimbalza sul web è che ci saranno due Lune. Il primo AC45 sarà timonato da Paul Campbell-James, recente vincitore del circuito Extreme 40, mentre alla barra del secondo ci sarà Chris Draper, bronzo ad Atene 2004 sul 49er e timoniere di Team Korea lo scorso anno.
Lo skipper del team resta Max Sirena, anch'egli vincitore del circuito Extreme 40 e proveniente dall'esperienza del maxi trimarano di Oracle, e con lui ci sono Manuel Modena (tailer), Francesco Bruni (tattico), Alistair Richardson e Matteo Plazzi.
L'annuncio dell'ingaggio degli spagnoli Iker Martinez e Xabi Fernandez, due veri fuoriclasse della vela che alternano le classi olimpiche (vari titoli europei e mondiali in 49er) alla grande altura (giri del mondo su Open 60 in coppia o Vor 70 - attualmente a bordo di Telefonica da qualche parte nell'Oceano Pacifico) è la chiara testimonianza della voglia di vincere di Patrizio Bertelli, che ha allestito un super team per il nuovo AC72 che sarà varato dopo l'estate e che prevede, appunto, un equipaggio di 11 persone.
Un'altra novità che sarà sperimentata a Napoli, testata proprio da Luna Rossa nella baia di Hauraki, è una sorta di prolunga della superfice della randa. Nella previsione di venti leggeri, sia a Napoli che a Venezia, a discrezione del comitato di regata, sarà consentito di armare questa ulteriore superfice velica che darà, nelle previsioni dei progettisti, un'ulteriore spinta di uno o due nodi di velocità.

P.S. Luna Rossa è sbarcata a Gaeta. Chi non volesse aspettare fino al 7 aprile per vederla in azione può, a partire dalla metà di marzo, andare a seguire gli allenamenti sul lungomare della cittadina laziale.

lunedì 30 gennaio 2012

Il meglio di De Magistris alias "Giggino a' Promessa"


Ci deve essere qualcosa che scatta nella testa delle persone appena assumono un ruolo politico, una sorta di riflesso condizionato o un enzima che si attiva nel momento in cui avviene la proclamazione ufficiale. Si, non c'è altra spiegazione. Ho assistito con stupore crescente all'aumento esponenziale delle promesse fatte negli ultimi tempi da Luigi De Magistris, e ho deciso di metterle per iscritto per una sua futura eventuale anamnesi se dovesse continuare a dimostrare disturbi della personalità. A onor del vero in questi mesi alcune cose sono state realizzate (una piccola ztl, vigili più presenti in strada, bilancio che sembra in ordine), ma non c'è nulla che assomigli ad una rivoluzione. Di certo non politica, forse nei colori, dove al rosso sbiadito si è sostituito un arancione più adatto ad un monastero buddista che ad una città come Napoli.
Le promesse fioccano come la neve in questi giorni in tutta Italia e, non a caso, tanti hannno cominciato a chiamarlo Gigino a' Promessa.

1. La Raccolta differeziata
La prima e più roboante promessa prorompe durante la campagna elettorale (maggio 2011). De Magistris annuncia a gran voce: “Porteremo la raccolta differenziata al 70 per cento in 6 mesi. Ce la faremo di sicuro, non forse”.
Ad oggi, nonostante gli sforzi, l’intero piano per la raccolta differenziata sembra vivere ancora nell’iperuranio. L’uomo chiamato da De Magistris per realizzarlo e per garantire trasparenza e legalità, Raphael Rossi - uomo dell’anno secondo “Report” - è stato cacciato via dopo sei mesi con una lunga teoria di balbettanti scuse. La differenziata, secondo i dati riferiti dallo stesso sindaco al Mattino in un’intervista del 31 dicembre, è al 25 per cento (e quindi in realtà è molto più bassa).
Vogliamo commentare o ci fermiamo qui?

2. Le 5 giornate di Napoli
Il 18 giugno, con le strade stracolme di spazzatura, appena eletto De Magistris annuncia: “In 5 giorni, con l’aiuto di tutti, libereremo Napoli dai rifiuti”.
Il 22 Berlusconi dichiara: ”De Magistris non ce l’ha fatta. Come la solito dovrò intervenire io.”
(Julienews 22.06.2011)
Addirittura da Berlusconi te lo fai dire ...

3. Mr. Obama
“Porterò Obama a Napoli per Natale”.
(Il Mattino 1.06.2011)
Ok, a Natale sto a casa. Può essere un’idea, fammi sapere che preparo il divano.

4. Forum Universale delle Culture
Questa la cronaca: dopo le dimissioni di Nicola Oddati, che lascia per Roberto Vecchioni, nasce una lunga polemica sul compenso del cantautore, che ammonterebbe a circa duecentomila euro.
De Magistris, per chiudere la vicenda, dopo alcuni giorni dichiara: “Vecchioni farà il presidente del Forum gratis”.
Il 10 gennaio 2012 su tutti i giornali compare una lettera aperta di Vecchioni che rinuncia pubblicamente all’incarico, peraltro mai ufficialmente assunto, di Presidente del Forum.
Già, senza soldi non si cantano messe. Gigì non lo sapevi?

5. Stadio
“Costruiremo un nuovo stadio, uno dei più grandi in Europa, all’altezza del pubblico di Napoli, in una zona periferica della città” (Corriere del Mezzogiorno 21.05.2011)
“In campo ci sono due opzioni che non si escludono. Una è la ristrutturazione del San Paolo e naturalmente il ripristino di tutta l’area di Fuorigrotta. La seconda è un nuovo stadio, più grande senza pista di atletica a Ponticelli. Il San Paolo sarebbe l’impianto di tutte le altre attività. Avrò gli studi di fattibilità a inizio anno. Di sicuro prima della fine del mio mandato, cioè tra quattro anni avremo un nuovo stadio.”
(Il Mattino 31.12.2011)
Amen.

6. Bagnoli
“Bagnolifutura cambierà nome e mission. Intanto la nuova società dovrà occuparsi di una filiera importante: università, formazione, sviluppo, innovazione e lavoro. È arrivato il momento per essere più ambiziosi. Poi regate o no i riflettori si sono accesi, il governo ha dato i fondi per la bonifica e la Regione ha confermato lo sblocco dei soldi per completare Porta del parco, Parco dello Sport e il resto.”
(Il Mattino 31.12.2012)
Tante parole per dire... cosa? Bagnoli è ancora ferma e la giunta non sta facendo assolutamente nulla per andare avanti!!!

7. Moschea
“Entro fine anno sarà individuato il luogo in cui sorgerà la moschea di Napoli, considerando che a Napoli esiste un’ampia comunità con la quale intendiamo ampliare la collaborazione”
(la Repubblica 20.09.2011)
L’anno è finito, gennaio pure, e della moschea non si è più parlato.
Troppo "Sepe" in questa minestra.

8. Pista Ciclabile
Il 19 gennaio sono partiti i lavori per la realizzazione di una pista ciclabibile tra Fuorigrotta e Piazza Garibaldi. Ora, li ho cercati gli operai in questi giorni, giusto per vedere cosa stessero facendo, ma proprio non sono riuscito a trovarli. Ma è sicuramente colpa mia.
“Entro fine luglio termineranno i lavori per questa pista ciclabile straordinaria, la più bella e più lunga del Mezzogiorno, che abbiamo in programma di estendere fino a San Giovanni” dice De Magistris.
E noi gli crediamo. Anzi, la bicicletta l’ho già comprata!

9. Mercatino multietnico
E’ stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale, forse per convincere gli elettori di Rifondazione o forse per sua convinzione personale (chissà).
"Entro marzo firmerò l'ordinanza che organizza in tutti i quartieri mercati per immigrati di ogni etnìa. Piazza Mercato diventerà la nostra Campo de' Fiori."
(la Repubblica 4.02.2012)
Marzo è vicino.

10. Il ponte di Secondigliano
Mentre scrivevo questa lista mi è venuta in mente una frase di un vecchio politico russo, letta molti anni fa, e che più o meno diceva: ”I politici sono tutti uguali. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume”. E allora ho pensato a una nuova promessa da suggerire al Sindaco: costruiamo un ponte a Secondigliano, progetto entro fine aprile, poi posa della prima prima dell'estate, una bella cerimonia con tanti vip ... e poi diciamo in televisione che sicuramente sarà completato in 5 anni. Che ne pensi? A me sembra proprio una bella promessa...

giovedì 26 gennaio 2012

Napoli e l'America's Cup: - 72 giorni


E' fatta! Questa lunga telenovela dalla bruttissima sceneggiatura è giunta all'ultima puntata. Tra pochi giorni la Soprintendenza ai Beni architettonici darà il via libera al prolungamento temporaneo della scogliera antistante la Rotonda Diaz, atto che segnerà la partenza ufficiale della corsa serratissima verso le regate di aprile.
Ricapitolando: a Castel dell'Ovo si installerà il Media Center; al Circolo del Tennis,che dista meno di cento metri dalla Rotonda Diaz, si stabiliranno gli uffici dei vari team (anche se a mio giudizio staranno piuttosto stretti); nella Villa Comunale si dovrebbe creare un villaggio che ospiterà gli eventi a terra; nel porticciolo di Mergellina troveranno riparo tutti i mezzi di servizio (gommoni per lo sgombero e battelli per gli umpires e barche comitato) mentre gli aliscafi saranno spostati all'interno dell'area portuale (le rotte di approccio di questi ultimi e dei traghetti alla città saranno calibrate per interferire il meno possibile con la navigazione dei catamarani durante le regate).
Via Caracciolo sarà una lunga tribuna per vedere all’opera gli AC 45 allo stesso tempo un’enorme area tecnica, appunto nella zona della Rotonda Diaz, in cui gli stessi potranno essere movimentati, montati e rismontati a seconda delle esigenze del momento. Uno spettacolo nello spettacolo. Il progetto prevede che la scogliera attuale sia allungata di circa cento metri sia a destra che a sinistra con due tratti di scogli curvilinei per recuperare un’area di mare sufficientemente larga da ospitare 5 catamarani all'ancora per lato.
Il costo previsto si aggira sui 10 milioni di euro e i tempi sono necessariamenti ridotti a 40 giorni.

Gigino a’ Promessa* freme: il tempo stringe.

*NdR: non è colpa nostra se De Magistris è ormai chiamato così; chissà perchè ...

Dunque, la base operativa sarà alla Rotonda Diaz.
Diaz, chi era costui?

Un piccolo test:
a) Ramon Diaz, centravanti argentino che ha giocato nel Napoli, Fiorentina e Inter
b) Cameron Diaz, biondissima attrice californiana (“Tutti pazzi per Mary”)
c) Armando Diaz, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito durante la Grande Guerra
d) Bartolomeo Diaz, navigatore portoghese, fu il primo a doppiare il Capo di Buona Speranza.

Ovviamente la risposta giusta è la B ;-)

Intanto il nuovo Luna Rossa è stato completato ed è già sceso in acqua ad Aukland per i primi test con l'equipaggio. Ecco la foto:

domenica 1 gennaio 2012

Napoli e l'America's Cup: - 100 giorni

Dopo una lunga attesa, nel disperato tentativo di veder succedere qualcosa, dopo aver assistito a pensose dichiarazioni poi smentite, utili proposte alternative e successivi boicottaggi, è giunto il momento di fare il punto della situazione per tentare di capire cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi. Due sono i punti fermi:
1) Secondo una perizia richiesta dalla Procura di Napoli la “colmata” di Bagnoli è inquinata e quindi inadatta ad ospitare qualsiasi tipo di attività e meno che mai un evento come le World Series dell’America’s Cup. Ora, dico io, ci voleva una perizia per capirlo? Guardate le foto della pagina... chiaro, no? Se in un posto per oltre un secolo si fabbrica acciaio non ci si può certo meravigliare se poi risulta essere profondamente inquinato da metalli e idrocarburi.
2) Alla “Bagnolifutura”, la società incaricata della progettazione e della gestione logistica degli eventi dell’America’s Cup, sono ancora in attesa di essere convocati dal Ministero dell’Ambiente per conoscere l’esito della perizia da questi richiesta (e sono due!) e che, secondo le voci di dentro, sarebbe favorevole all’utilizzo della colmata per il villaggio vacanze da venti milioni di euro (il 20 per cento del costo di rimozione della colmata, che spreco!) che così si potrebbe realizzare nel 2013. Ora, a queste condizioni, spero si rinunci definitivamente a questa ipotesi e si pensi a Bagnoli solo come sito da bonificare prima di qualsiasi altra cosa e a Via Caracciolo come area per ospitare queste regate, come pur vado dicendo da oltre 6 mesi...

E intanto il tempo passa.

Un documento segreto gira nelle segrete stanze di Palazzo San Giacomo in gran segreto. Si tratta del tanto famoso quanto segreto piano B. Per non scontentare nessuno si procederà con il rispetto delle ordinanze della Procura e del Ministero a giorni alterni. Sulla colmata sarà realizzata una pavimentazione con grandi pannelli bianchi e neri alternati come una grande scacchiera. Nei giorni pari si rispetterà l’ordinanza del Tribunale e ci si muoverà soltanto sulle mattonelle bianche con delle lunghe diagonali, imitando il movimento dell’Alfiere, mentre nei giorni dispari ci si potrà muovere liberamente, sia sulle bianche che sulle nere, un po' come la Regina, ma facendo attenzione a fine giornata a non lasciare nulla sulle mattonelle nere perchè rischierebbero di essere inquinate a norma di legge per le successive 24 ore. Anche in mare varrebbero le stesse restrizioni, ma per fortuna l’utilizzo di catamarani agevola di molto la vita del sindaco e della sua giunta. Nei giorni pari gli AC45 potranno navigare solo sullo scafo di dritta e anche in caso di virata è fatto divieto assoluto di poggiare sull’acqua l’altro scafo. Sono allo studio nei vari team le manovre per rendere operativa questa prescrizione che al momento non sembrerebbe praticabile. Gli americani di Oracle stanno progettando un deltaplano per aggirare l'ostacolo mentre gli svedesi si sono affidati all'ufficio progettazione di IKEA che sta assemblando una barca rivoluzionaria a 149,99 euro. Nei giorni dispari potranno usare entrambi gli scafi ma solo uno alla volta, per cui sarà necessario, anche nelle manovre in porto, mantenere sempre il catamarano sbandato...

E intanto il tempo passa.

Se la memoria non mi inganna, alcuni anni fa l’ARPAC impose all’Ilva, durante lo smantellamento della fabbrica, la copertura dell’intera colmata con teli impermeabili per evitare che potessero essere rilasciati nell’ambiente polveri e sostanze inquinanti. Ora, visto che nel frattempo non è cambiato niente, non capisco perchè l’area non dovrebbe più essere inquinata. Sarei contento se fosse vero, ma le semplici fotografie mostrano una realtà che è ben lontana dall’essere un buon posto per svolgere una qualsiasi attività. E’ un luogo da bonificare, e non basterà un anno.

E intanto il tempo passa.

Messa da parte l’ipotesi Bagnoli, il consorzio ACN srl (quello che starebbe coordinando l'evento) si sta faticosamente facendo strada nella ridda di possibili alternative che quotidianamente vengono proposte, il famoso piano B.
Escluso il Molo S. Vincenzo, per quest’anno manca il tempo ma lo riproporrei per il 2013, l’attenzione è sul porticciolo di Mergellina (opportunamente svuotato) con una serie di opere a mare per i catamarani e i mezzi di assistenza, e sulla Villa Comunale e Via Caracciolo per il villaggio, l’area spettatori e premiazioni, il merchandising, lo spazio per la stampa. Gli organizzatori sono giustamente entusiasti per il panorama assolutamente unico, gli albergatori e i commercianti pure... ma, dico io, non potevano pensarci prima?

E intanto il tempo passa.

Una semi-isola, il filo dell’acqua e l’isola dei genovesi

C’è un angolo di Sardegna che conserva un carattere e una personalità fuori dall’ordinario. Lontano dagli usuali giri turistici, lontano...