martedì 23 agosto 2011

Bagnoli, l’America’s Cup, ... e poi?


In attesa dell’annuncio sull'assegnazione di alcune regate dell'America's Cup alla città di Napoli (ma sarà poi vero?) vorrei contribuire a fare un po' di chiarezza sullo stato dell'arte, almeno dal mio punto di vista di “bagnolese” e di velista.
O forse a fare ancora più ammuina.
Cominciamo subito col dire che le regate in questione sono le World Series, che altro non sono che regate di preparazione e allenamento per la vera Coppa America che si terrà nel 2013 a San Francisco.
Si tratta di una combinazione di match race e regate di flotta, con i nuovi catamarani voluti da Russell Coutts, che assicurano spettacolo, alte velocità e quasi una garanzia assoluta del rispetto dei tempi di svolgimento, elemento essenziale per la televisione e tutti gli altri media.
Non vedremo dunque le vecchie sfide tra Luna Rossa e New Zealand (se mai ci dovesse essere l’assegnazione) ma uno spettacolo diverso, di sicuro più moderno e adatto alla televisione, probabilmente più entusiasmante.
Ho assistito sia alle regate di Trapani nel 2005 che alla Louis Vuitton Cup nel 2007 a Valencia e conservo un bellissimo ricordo dei vecchi monoscafi IACC, ma confesso che mi piacerebbe moltissimo vedere queste nuove barche correre nel mare sotto casa.
Vediamole subito queste debuttanti: il nuovo protocollo prevede che le regate preliminari siano corse con catamarani di 45 piedi (gli AC45) con un equipaggio di 5 persone e la randa alare (come il famoso Godzilla di Oracle che ha vinto la sfida con Alinghi lo scorso anno).
Questi prototipi hanno gareggiato per la prima volta pochissimi giorni fa a Cascais; li rivedremo a Plymouth dal 10 al 18 settembre e poi nelle successive regate preliminari di San Diego, Newport e ... Napoli?
In questo momento ci sono sette consorzi che si sfidano (più due barche del team Oracle). Sono assenti gli italiani che, purtroppo, non sono riusciti a mettere insieme il budget necessario.
L'ultimo a gettare la spugna è stato proprio il nostro Mascalzone Latino, che per primo aveva voluto lanciare la sfida a Larry Ellison e che non sta partecipando nemmeno a queste regate preliminari.
I costi sono davvero molto alti, con stime che superano i duecento milioni di euro per l’intera campagna, e questo lascia notevoli margini di incertezza sul prosieguo dell’avventura anche di alcuni dei team che si stanno adesso sfidando.
I veri e definitivi catamarani, gli AC72 che correranno a San Francisco, non sono stati ancora costruti e finora esistono solo i disegni dei progettisti.
Sono veri e propri giganti di 72 piedi, e cioè 22 metri di lunghezza, con un’ala di 40 metri e con 11 persone a bordo. Nei prossimi due anni gli equipaggi dovranno imparare a sfruttarne la potenza senza rompere nulla e a manovrarli anche nelle acque ristrette della partenza. In ciò Oracle parte di certo avvantaggiata dall’esperienza dell'ultima edizione, e proprio questo è uno dei motivi della mancata partecipazione dei team più competitivi come Alinghi e Prada.
Dalle regate di Cascais abbiamo la conferma che il fascino dell’America’s Cup è ancora forte, nonostante la lunghissima disputa in tribunale e la "sfida a due" della scorsa edizione. Questa è una buona notizia per chi guarda alla Coppa come volano turistico e come investimento per l’immagine della città ospitante.
Proprio per questo credo che Bagnoli non sia la scelta più adatta.
Dispiace, ma è così.
Posso affermarlo senza remore visto che in questo quartiere sono nato e cresciuto e tuttora ci vivo.
Il problema è che a Bagnoli, dopo quasi vent’anni dalla dismissione dell’Italsider, dopo un lungo, appassionato e partecipato percorso di scelta del futuro dell’area, dopo una Variante al Piano Regolatore, dopo la creazione di una Società di Trasformazione Urbana, dopo tanti milioni e miliardi spesi, niente è ancora pronto e quel poco che è stato fatto sta marcendo sotto il peso dell’incuria e dell’irresponsabilità della classe politica.
Per ospitare le World Series nel 2012 in poco meno di un anno si dovrebbero realizzare una lunga teoria di strutture provvisorie che dovrebbero poi essere smantellate il giorno dopo la conclusione delle regate.
Francamente uno spreco assoluto.
Ne varrebbe la pena?
Di certo ci sono spazi sovrabbondanti e inutilizzati, e questo più che un punto di forze a me sembra una chiara debolezza dal punto di vista dell’immagine visto che, ad esempio, le riprese televisive dall’alto evidenzierebbero il tristissimo abbandono dell’intera area.
Da troppi anni Bagnoli attende che un progetto di sviluppo si concentri nel suo territorio e finora nessuno è riuscito a realizzare qualcosa di degno che possa finalmente sostituire la memoria e i rimpianti con il futuro.
Un porto provvisorio, una serie di capannoni provvisori, un sistema di trasporti provvisorio, un parco per l’accoglienza di giornalisti e visitatori provvisorio... è questo che si vuole realizzare per il futuro dell’area occidentale ?
Le chiacchiere di questi giorni non aiutano Bagnoli e non servono a Napoli. Se si vuole costruire uno spettacolo di richiamo e allo stesso tempo precostituire le condizioni per sviluppare la nautica da diporto, bisognerebbe ragionare da subito in maniera più mirata.
Per le World Series del prossimo anno il posto più adatto è il porto di Napoli per la logistica e il lungomare di Via Caracciolo come principale campo di regata.
Per le barche e le basi dei consorzi la soluzione migliore è sicuramente il Molo S. Vincenzo, il braccio occidentale del porto, che potrebbe essere finalmente e definitivamente recuperato alla città (c’è addirittura un piazzale per gli elicotteri) e magari destinato al charter o al diporto a fine manifestazione. In questo modo i soldi spesi resterebbero un patrimonio della città e non l’ennesimo spreco.
Tra la Stazione Marittima e il Molo S. Vincenzo si svolgerebbe l’attività di terra della manifestazione, che non dimentichiamo dura meno di 10 giorni, mentre tra Castel dell'Ovo e Posillipo si svolgerebbero le regate che sarebbero così visibili dal lungomare e dalla zona collinare.
E’ la soluzione più semplice e forse per questo non sarà presa in considerazione.
Per Bagnoli invece si deve lavorare da subito all’interno delle norme urbanistiche approvate, senza cercare di rincorrere eventi per smontare le regole.
Sarebbe bello se si creassero le condizioni per trasformare tutta la zona in uno splendido Stadio del Vento.
Quello che immagino è l’area industriale bonificata, un grande parco verde, impianti e aree per il tempo libero e lo sport, un sistema di porti turistici tra Napoli, Pozzuoli e il resto dell’area flegrea, l’Accademia della Vela nell’area ex Sofer a Pozzuoli, la valorizzazione delle bellezze archeologiche e paesagistiche: con queste credenziali sarebbe facile ottenere le più importanti manifestazioni della vela mondiale.
Ma non l’anno prossimo.
Si pensi alla possibilità di ospitare le regate degli Extreme 40 (nella foto sotto), pazzi catamarani che gareggiano a pochissimi metri dalla costa e che a Boston hanno visto più di 50.000 spettatori in un week end. E’ un circuito mondiale di cui Napoli potrebbe essere una delle tappe. Siamo all’essenza della vela professionistica moderna, con sponsor importanti e copertura mediatica mondiale.
Oppure si pensi ai TP52, i monoscafi che hanno sostituito di fatto la vecchia Coppa America e che spesso vedono la partecipazione a bordo anche di re Juan Carlos, o si pensi alle folle che assistono alle partenze di una regata come la Volvo Ocean Race (ex Withbread).
Non è utopia mettere insieme un progetto del genere.
Caro Sindaco Luigi De Magistris, mi arrogo il diritto di darti un solo suggerimento, visto che ti ho votato due volte.
Non accettare compromessi tortuosi.
E’ tutto scritto quello che c’è da fare a Bagnoli.
Bisogna solo farlo.
E presto.

venerdì 19 agosto 2011

Scempi di cemento


Baia delle Zagare nel Parco Nazionale del Gargano
L'albergo sorge sulla costa garganica all'interno del Parco Nazionale del Gargano tra Mattinata e Vieste immerso in una splendida insenatura a picco sul mare in un tratto di costa alta, frastagliata e costellata di meravigliose grotte marine. E' articolato in ville in stile mediterraneo in perfetta armonia con la natura circostante.
Le due spiagge lunghe circa 1 km, al riparo di bianche pareti rocciose a strapiombo sul mare sono riservate agli ospiti dell'albergo e sono raggiungibili con ascensori costruiti nella roccia.
... ma insomma, dico io, era proprio necessario deturpare la costa con quell'ascensore e quella terrazza in cemento che sono un insulto alla natura, al buon gusto e al buon senso?
Era proprio necessario fare quei due sgorbi? E con quale coraggio poi si parla di "armonia con la natura circostante"? Forse ne dovremmo ridefinire il concetto...
E poi, possibile che nessuno lo abbia impedito?
Mi permetto un suggerimento: perchè non scavate in tutto il costone dei mini appartamenti con frigo bar e vista mare? Tanto, l'ascensore già c'è...

lunedì 8 agosto 2011

"L'ultimo viaggio di Jack Aubrey"


L’ultima avventura del più famoso comandante della Royal Navy (dopo Nelson ovviamente, come lui stesso converrebbe) si conclude con una frase lasciata in bilico.
E’ il capitolo finale di un ciclo lunghissimo di ben 21 romanzi che descrivono la vita e la guerra, la morte e gli amori, la furia degli elementi e la società inglese degli inizi del XIX secolo, la guerra di conquista di Napoleone e il dominio assoluto del mare della Royal Navy e della Compagnia delle Indie.
Abbiamo solo l’inizio dell’ultima avventura, con Jack finalmente nominato Contrammiraglio della Squadra Blu che organizza la partenza delle sue navi per Città del Capo. Lo stile è quello tipico di Patrick O’Brian ma si avverte la mancanza della riscrittura finale soprattutto nei dialoghi dei personaggi e in quel velo di humour d'altri tempi usato largamente negli altri romanzi. Jack e Stephen, conosciuti anche attraverso il film Master and Commander, sono raggiunti dalle famiglie al completo e poi... la storia finisce all’improvviso e chissà cosa sarà capitato a Jack e al suo equipaggio, cosa starà facendo adesso e dove avrà calato l’ancora.
La parte più corposa del libro è rappresentata da un ampio e bellissimo saggio di Gastone Breccia, storico dell'università di Pavia, sulla Royal Navy dell’epoca di Jack il Fortunato in cui si raccontano le più importanti battaglie del tempo e le tattiche, l’organizzazione della vita di bordo, le classi delle navi da guerra, le incursioni dei marines inglesi dell’Ottocento e i famosi blocchi dei porti francesi, la caccia ai pirati e ai mercantili del nemico e la carriera militare sulle “mura di legno” dell’impero britannico.
Per gli appassionati di storia, di mare e di avventura è una piccola gemma imperdibile.

Patrick O'Brian, L'ultimo viaggio di Jack Aubrey, Longanesi

Una semi-isola, il filo dell’acqua e l’isola dei genovesi

C’è un angolo di Sardegna che conserva un carattere e una personalità fuori dall’ordinario. Lontano dagli usuali giri turistici, lontano...