mercoledì 9 ottobre 2019

AC 75, primi sguardi

E' tempo di America's Cup. L'appuntamento è per il 20121 ad Auckland ed una nuova classe è stata messa a punto in questi ultimi mesi. Gli AC 75 sono barche di circa 22 metri, larghe fino a 5 e con un albero di quasi 27 metri. Torna l'equipaggio numeroso con 11 uomini in barca a governare, produrre energia ed elaborare tattiche e strategie per andare più veloci del vento. Si stanno mettendo a punto delle macchine che saranno capaci di raggiungere dai 25 ai 38 nodi nelle andature strette e dai 32 ai 50 nodi alle portanti salendo su dei mostruosi foil lunghi ben 5 metri.
Le appendici (timoni e foil) saranno uguali per tutti mentre la ricerca progettuale dei team si potrà concentrare su scafi e vele.
Questi i numeri e finora quattro nuove barche sono state varate.
Quattro barche completamente diverse, frutto di un lavoro di ricerca spinto alle estreme conseguenze, sono ora sotto gli occhi di tutti.
A breve le vedremo tutte in navigazione e potremo anche valutare le scelte su alberi e vele ma è già chiaro che qualcuno ha sbagliato e che le prestazioni non potranno essere tanto simili come nelle ultime edizioni della coppa.

Il primo varo è stato quello del team vincitore dell'ultima coppa e paese opitante della prossima edizione, Team New Zealand, che ha messo in acqua il suo Te Aihe, il delfino, che ha subito messo in chiaro il livello tecnologico e di design al quale saranno chiamati a competere gli altri team.
Il defender ha presentato una barca con una grafica accattivante (da ferma sembra sfilare a 60 nodi sotto gli occhi) e una linea molto filante dove si impone una prua inversa sul modello dei grandi catamarani, una poppa con poco volume e un cavallino inverso.
La zona di attacco dei foil (uguali per tutti) è scavata forse per facilitarne il movimento o per rinforzare la zona che verosimilmente subirà fortissimi carichi.
La novità , ripresa anche da tutti gli altri team, è il doppio pozzetto a poppa, una sorta di doppio corridoio, che ospiterà i grinder per la produzione di energia e il timoniere con la sia afterguard. Dalle prime interviste già si capisce che ci si vada orientando per una coppia di timonieri (mura a dritta e mura a sinistra) per ridurre gli spostamenti e per l'inutilità degli stessi, visto che lo sbandamento sarà quasi inesistente e quindi il peso dell'equipaggio sopravento non sarà più necessario.

La seconda barca a sendere in acqua è stata The Defiant, l'insolente,  del Team American Magic. In una grigia giornata dell'estate newyorchese è emerso da un capannone una barca che sembra il contrario di quella neozelandese: una prua tonda e larga, tipo scow dei grandi laghi del nord, che ricorda un po' gli ultimi esiti progettuali dei mini 6,50 e di qualche 60 piedi IMOCA, completamente affusolata, rotonda al punto che qualche osservatore già parla di "suppostone", un lunghissimo bompresso (finora di dubbia utilità visto che si è utilizzato solo il fiocco). Mentre Te Aihe sembra pensata per navigare questa sembra pensata per volare, sembra avere un'aerodinamica studiata per ridurre gli attriti nell'aria al punto da dover riscrivere i concetti di opera viva e opera morta.
Non a caso gli americani ci hanno subito mostrato la potenza e la leggerezza di The Defiant che è stata la prima ad esibirsi in volo sui foil subito dopo il varo.

Luna Rossa del Team Prada, il Challanger of Rercord,  è ancora la più bella e speriamo che sia anche la più veloce. Dalle immagini del varo vediamo uno scafo filante, con un elegante cavallino inverso abbastanza evidente, accentuato da una poppa rastremata fino ad arrivare a zero sullo specchio di poppa. La prua è dritta e gradualmente lo scafo si svasa andando verso l'albero; quest'ultimo è appoppato disegnando un triangolo di prua generoso se si considera il lungo bompresso. La coperta è liscia e volumi di ingombro sono presenti a centro barca (baglio massimo) per consentire il "rimbalzo" in caso di caduta dai foil. Da notare che è l'unica barca ad avere una sorta di skeg a poppa la cui unica funzione è di facilitare la navivazione con lo scafo immerso, un'opzione utile solo con pochissimo vento.

L'ultima barca vista finora è Britannia di Team Ineos UK, di gran lunga la più sorprendente delle quattro. La prua bassa sull'acqua risale velocemente con lo scopo evidente di non far scorrere l'acqua sullo scafo. Il bordo libero è verticale e alto, squadrato, mentre la carena è piatta, tondeggiante a prua. La poppa è tronca e alta. L'insieme sembra avere lo scopo di creare tanto volume o per ospitare gli impianti sotto coperta o per far rimbalzare lo scafo sull'acqua e rimetterlo sui foil in caso di errore o perdita di velocità. Questa barca per essere brutta è brutta assai, ma è così anticonvenzionale e diversa dalle altre che possiamo già dire o che gli inglesi hanno capito tutto oppure che non hanno capito niente. 

Aspettiamo di vederle tutte in acqua e con l'armo definitivo per una valutazione più completa, ma già così sembra di assistere ad una sfida mai vista, di un livello di molto superiore alle ultime edizioni della coppa dove le innovazioni sono state numerose e ambiziose.
Scelte progettuali diverse ed estreme, barche che navigano nell'aria: è proprio una bella sfida e siamo solo all'inizio. L'appuntamento per vederle tutte insieme in acqua è a Cagliari dal 23 al 26 aprile dell'anno prossimo.
Siamo già lì.




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