giovedì 14 agosto 2014

Salento, il giro del tacco



 
Se l’Italia è una penisola, la Puglia è la penisola della penisola e il Salento, cioè la provincia di Lecce nel sud della Puglia, è la parte più meridionale dell’Italia meridionale. Appunto il tacco d’Italia, terra di ulivi e vino, terra di confine, terra di vento, circondata da tre lati da un mare che cambia nome ma resta di una bellezza che nessuna fotografia può restituire.

È di questo che vi voglio raccontare, un giro da fare in auto lungo la strada costiera in pochi giorni o in barca avendo un po’ di tempo a disposizione.

Iniziando da Gallipoli, la prima cosa che lascia senza parole è proprio il mare, con un’acqua dai mille toni di azzurro e incredibilmente trasparente.

Il nome della città deriva da Kale Polis, la città bella, secondo l’etimologia più accreditata. Intorno al 250 a.C. fu conquistata dai Romani che ne svilupparono le potenzialità commerciali e militari attraverso l’ampliamento del porto e la costruzione di nuove strade. L’inizio del centro storico è segnalato da lontano dalla presenza di un assurdo grattacielo costruito proprio ai piedi del ponte che conduce alla città vecchia. L’edificio più interessante è il Castello Angioino, totalmente circondato dal mare e recentemente restaurato, che è visitabile e presenta imponenti sale interne e spettacolari vedute panoramiche dagli spalti. Altro edificio degno di visita è la Cattedrale di S. Agata del XVII secolo, con una bellissima facciata barocca, che conserva al suo interno numerosi quadri e reliquie di santi. A partire dalla Purità, una piccola caletta nel centro storico, seguendo il lungomare, si arriva Lido San Giovanni, la prima tappa dell'affollatissima spiaggia di Gallipoli. Gli stabilimenti balneari vanno poi diradandosi in direzione di Punta Pizzo, sperone che chiude a sud il golfo e assicura un mare quasi sempre piatto anche con vento teso. La spiaggia appartiene al “Parco Naturale Isola di Sant'Andrea litorale di Punta Pizzo”. Il Parco Naturale ha un’estensione di circa 685 ettari e si estende in particolare nell’area di Gallipoli con vegetazione tipica della macchia mediterranea.

L’isola di Sant’ Andrea di Gallipoli dista circa un miglio dal centro storico ed ha una estensione di circa cinque ettari. In passato gruppi di greggi venivano traghettati sull’ isola per pascolare, perché si diceva che la corta erba, che cresceva spontanea sull’ isola, migliorasse la qualità ed il sapore delle carni del bestiame.

Continuando verso Sud è d’obbligo una sosta alle spiagge di Marina di Pescoluse, conosciute come le “Maldive del Salento”, una lunga striscia di sabbia, preceduta da una piatta distesa di terra rossa, che si affaccia su un mare di spaventosa bellezza.

Anche più a Sud, a Torre Vado, il mare resta bello e assisto per la prima volta a un fenomeno meteo singolare, un vortice di polvere.

La dinamica è molto semplice: a causa del forte riscaldamento del suolo (appunto una spiaggia d’estate) l’aria tende a salire velocemente e viene spinta verso l’alto dall’aria più fredda e umida che viene dal mare. Si forma una tromba d’aria (vortice di polvere) di piccole dimensioni e poca energia, non associata a nuvole o temporali, che dura pochissimi secondi. Appena si interrompe il moto convettivo innescato dal riscaldamento del suolo la tromba d’aria scompare. Infatti il vortice si forma all’improvviso in spiaggia, sulla sabbia rovente, abbattendo alcuni ombrelloni e portandone uno con sé insieme ad un materassino gonfiabile e alcuni teli da spiaggia, e si dirige verso il mare. Appena a contatto con l’acqua del mare molto più fredda della sabbia, perde energia e si esaurisce in meno di un minuto, lasciando cadere subito i teli mentre il materassino continua a rimbalzare sull’acqua per qualche decina di metri. L’ombrellone invece cade pian piano in acqua, scendendo in perfetta verticale come in un quadro di Magritte.

Bello, un po’ di spavento sul momento, ma niente di pericoloso.

Andando ancora più a Sud si arriva al punto più estremo, Santa Maria di Leuca, dove inizia il grande Parco naturale regionale della Costa Otranto - S. Maria di Leuca che si estende per 60 km lungo la costa orientale salentina. Comprende alcune delle località turistiche più rinomate del Salento: un percorso affascinante e ricco di storia da Santa Maria di Leuca, limite meridionale della penisola, ad Otranto, la città più orientale d’Italia.

Secondo una leggenda Santa Maria di Leuca sarebbe stata il primo approdo di Enea; successivamente sarebbe approdato qui San Pietro, il quale, arrivato dalla Palestina, iniziò la sua opera di evangelizzazione per poi giungere a Roma. Il passaggio di San Pietro è anche celebrato dalla colonna corinzia del 1694 eretta sul piazzale della Basilica, recentemente ristrutturata.

A Punta Meliso, dove sorge il faro, viene posto il punto di separazione fra il mar Adriatico e il mar Ionio. In realtà, il confine ufficiale, oltre che naturale e storico, fra i due mari è dato dal Canale d'Otranto, ossia lo stretto di mare compreso fra il punto più a est d'Italia (Punta Palascia ad Otranto) e Capo Linguetta in Albania.

La strada litoranea che si snoda a strapiombo sul mare azzurrissimo lungo tutta la fascia costiera mentre si risale verso Otranto è di sicuro una delle più belle in Italia. La struttura geologica di questa parte di Salento regala, oltre a paesaggi mozzafiato, numerose testimonianze di un passato che si perde nella preistoria.

Grotta della Zinzulusa
Nei presi di Castro si trovano la grotta dei Cervi e la grotta Zinzulusa, in cui sono stati rinvenuti resti del paleolitico e del neolitico. Nella prima, protetta da una cancellata, ci sono tracce di arte parietale con graffiti databili alla preistoria, mentre nella seconda, accessibile anche dal mare, sono interessanti le grandi stalattiti che pendono dal soffitto e che danno il nome alla grotta (in dialetto significa grotta “stracciona” per le stalattiti che pendono dal soffitto come stracci appesi).

Il sistema di avvistamento costituito dalle torri costiere del ‘500 e che interrompono di continuo il paesaggio, è quasi intatto, un po’ come sulla costiera amalfitana e nel Cilento. Queste torri, qui come nel resto del Regno di Napoli, costituivano il sistema difensivo e di comunicazione lungo l’intera fascia costiera, dalla Puglia alla Calabria e dalla Sicilia alla Campania, e furono costruite per arginare le incursioni saracene. Da ogni torre era possibile scrutare il mare e vedere le due torri adiacenti con cui comunicare di notte con i fuochi e di giorno con segnali di fumo o con segnali luminosi. Di solito l’accesso era in alto, perché più facilmente difendibile ed ogni torre aveva una provvista di acqua e cibo per resistere ad eventuali assedi.

Durante il giro numerose sono le tracce di un passato più prossimo: masserie fortificate e splendide ville nobiliari, come a S. Cesarea Terme dove ne scambiamo una con una moschea, testimoniano, nei loro molteplici stili architettonici, la storia, la vocazione e l’importanza strategica di quest’area.
 
Cattedrale di Otranto

Il viaggio si conclude ad Otranto, imponente nel suo sistema difensivo ben visibile dal mare. Nel corso dei secoli numerosi sono stati gli interventi per rafforzare le mura ed il castello, proprio per le continue minacce provenienti dal mare e per l’importanza di Otranto come porta d’Oriente. Il castello di Otranto, che diede il nome al primo romanzo gotico della storia, è in stretta relazione con la cinta muraria con cui forma un unico apparato difensivo. Fu edificato nel luogo in cui si ergevano delle fortificazioni risalenti al periodo della dominazione sveva con l'aggiunta dei ritocchi operati dai turchi e dagli aragonesi.


Una visita è doverosa anche per la Cattedrale dell’Annunziata, edificata sotto la dominazione normanna e ultimata nel XII secolo. Sorge sui resti di un tempio paleocristiano, ed è stata consacrata il 1º agosto 1088. Fortemente rimaneggiata in seguito alle devastazioni turche del 1480, dove in segno di spregio fu trasformata in una stalla, conserva all'interno un grande mosaico sul pavimento, considerato un capolavoro dell'arte medievale. Realizzato dal monaco Pantaleone tra il 1163 e il 1165, il mosaico, che si estende lungo le tre navate, presenta un maestoso Albero della Vita con temi tratti dall'Antico Testamento, dai vangeli apocrifi, e dai temi cavallereschi e fantastici dell’epoca. Nella cattedrale sono inoltre conservate le reliquie dei Santi Martiri di Otranto, di recente elevati agli altari da papa Francesco, le cui ossa sono esposte in una cappella laterale.

Resta il tempo per un salto in spiaggia nei pressi dei laghi di Alimini, dove la tramontana si allinea alla costa e raramente scende sotto i dieci nodi. Da lontano vedo le ali dei kiters con il loro caratteristico ciondolio che bordeggiano al traverso prima allontanandosi dalla spiaggia per poi strambare e tornare indietro.

Si, questa terra è veramente eccezionale. Come il mare.


lunedì 4 agosto 2014

Conosco delle barche

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.


Conosco delle barche che si graffiano un po'
sulle rotte dell'oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.


Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.

Jacques Brel


P.S. Grazie a Edo che mi ci ha fatto pensare

Una semi-isola, il filo dell’acqua e l’isola dei genovesi

C’è un angolo di Sardegna che conserva un carattere e una personalità fuori dall’ordinario. Lontano dagli usuali giri turistici, lontano...