lunedì 29 ottobre 2012

La lingua di bordo

Lido Bettarini - Vele bianche
E’ una bella giornata, il mare è calmo e il vento si è steso per bene, la borsa con il necessario è pronta. Non ci resta che salire a bordo e cominciare a guardarci intorno.

Mentre ci cambiamo le scarpe e indossiamo pantalone e maglietta che useremo durante la navigazione, è bene tener presente alcune regole prima di cominciare, forse scontate per i più esperti, ma che comunque è sempre bene ricordare per stare tutti meglio. "Caviamoci subito questo dente" e non ci pensiamo più!

Le cinque regole d'oro

1- Svolgere esattamente il compito affidato

La prima cosa da fare è seguire le indicazioni dello skipper, il quale assegnerà ad ognuno un compito preciso in ogni manovra o indicherà dove sistemarsi nell’attesa che la manovra sia finita.
Nello spazio ristretto di una barca sembra impossibile non stare tra i piedi di chi, magari in modo concitato, sta manovrando qualche vela. A meno di non voler scendere sottocoperta (e pure lì...) si può star certi che, ovunque si decida di sedersi, proprio lì qualcuno dovrà fare qualche regolazione urgentissima e indifferibile.
Anche fare più del richiesto, quando non è del tutto chiaro l’insieme della monovra, può essere controproducente se non pericoloso, e quindi anche in questo caso conviene dare una mano solo a chi la richiede.
Siete all’inizio. Il noviziato esiste in qualsiasi attività umana e a maggior ragione nell’attività velica, che per sua natura è altamente tecnica, occorre che questo periodo sia interamente attraversato. Non è il caso di spaventarsi perché con un po’ di pratica e un po’ di spirito di osservazione si può da subito essere un equipier utile e collaborativo.

2- Cercare di essere ordinati

In barca gli spazi sono estremamente ridotti. Su una barca scuola per un’uscita giornaliera c’è a malapena lo spazio per le vele e quindi gli oggetti personali dovranno essere lasciati negli zainetti.
In crociera è importante invece non invadere gli spazi altrui e gli spazi comuni.
Lo stesso vale per le cime, il binocolo, le maniglie dei winch, i bicchieri, le posate, le carte nautiche e tutto quello che può servire durante la navigazione. In ogni barca le cose hanno trovato nel tempo il proprio posto, frutto di esperimenti, compromessi, discussioni con mogli, figli, soci e soprattutto ogni cosa deve essere immediatamente a portata di mano in caso di bisogno. Quando si usa qualche attrezzo esso, dopo l’utilizzo, va riposto esattamente nello stesso posto in cui lo si è trovato. Non si tratta di "fissazioni" ma della possibilità di vivere insieme in armonia e in sicurezza.

3- Non giocare con l’elettronica

Molti sono gli strumenti elettronici al tavolo di carteggio e prima o poi tutti ci si siedono e cominciano a giocarci. Non si tratta di giocattoli ma di apparecchiature che servono per la navigazione e la sicurezza. Sul tavolo da carteggio, o nelle sue vicinanze, trovano spazio il quadro elettrico della barca, il GPS cartografico, il radar, la radio VHF e più di recente anche l’i-pad o il computer portatile di bordo. L’uso richiede qualche competenza non solo informatica ma anche di navigazione ed è bene richiedere il permesso prima di accendere gli strumenti.
Se proprio si vuole provare, esistono applicazioni gratuite per i-phone o android con cui fare esperimenti senza disfare il lavoro degli altri.

4- Cogliere tutte le occasioni per imparare

A volte lo skipper o l’istruttore utilizza termini che non sempre sono compresi da chi ascolta. A volte di proposito, a volte senza nemmeno accorgersene per il semplice motivo che certi oggetti hanno solo quel nome e diventa difficile pensare ad un sinonimo. Quello è il momento di dire “Non ho capito” e magari di imparare qualche termine da giocarsi al bar per fare bella figura con gli amici (tipo “Stasera ho cazzato il meolo!”) oppure, più seriamente, è il momento di mettere in pratica tutte le cose lette, ascoltate o viste in video e capire le reali difficoltà delle manovre.

5- Non pensare di saperne di più del capobarca

Lo skipper, l’istruttore, il capobarca hanno il compito di insegnare e farti divertire in sicurezza. Non ti sarà mai richiesto di fare acrobazie o più di quanto il tuo livello di conoscenza ed esperienza consenta, perciò limitati a svolgere bene il tuo compito e non pensare di coordinare gli altri o di spiegare (anche questo si è visto) come eseguire una manovra. O addirittura contraddire...
In barca si esegue e poi, a terra, con calma, se ne può parlare.
A bordo c’è la monarchia e il re non sei tu.

I nomi delle cose

A bordo ogni cosa ha il suo nome. Su questo non si possono trovare troppe scorciatoie ma occorre rassegnarsi a memorizzare i nomi delle cose e talvolta, ahimè, nuovi nomi per cose che un nome già ce l’hanno. Il motivo di questa apparente complicazione è evidente: in ogni momento si deve poter dare un ordine chiaro e non equivocabile.
Cominciamo subito: una barca a vela è composta da uno scafo che rappresenta la “carrozzeria” della barca e dalle vele che ne costituiscono il motore.
Lo scafo si distingue in poppa (la parte posteriore) e prua (la parte anteriore più affusolata) se lo si considera nel senso della lunghezza, sinistra e dritta (destra) se lo si guarda in senso trasversale e spalle alla poppa. In questo modo quale che sia la nostra posizione in barca durante la navigazione, l’andatura o lo sbandamento dello scafo, questi quattro punti fondamentali saranno sempre univocamente determinati e chiari a tutti.
Lo spazio in cui opera l’equipaggio a poppa, generalmente il punto più largo della barca, è il pozzetto sotto le cui sedute ci sono in genere gavoni in cui vengono conservate parti di equipaggiamento. Oltre il pozzetto, spostandoci verso prua, troviamo l’accesso all’interno della barca (portello) chiuso da un tambucio. Poi inizia la tuga su cui si aprono eventualmente delle finestrature che possono servire all’illuminazione degli interni (oblò) o con funzione di accesso interno/esterno (osteriggio) per persone o attrezzatura, come ad esempio vele da cambiare a prua.
Sul bordo esterno della barca, la falchetta, con funzione di “ringhiera”, c’è la battagliola composta da draglie (cavi di acciaio che vanno da poppa a prua) e candelieri (supporti verticali di acciaio che sostengono le draglie) e che terminano nel pulpito di prua (piccola balconata sull’estremità anteriore della barca) e nei due pulpiti di poppa. Sempre a poppa, nella barche più grandi e moderne, c’è una plancetta o spiaggetta, da cui salire e scendere a mare per il bagno o comunque uno spazio per la doccia esterna.
Le vele sono sostenute, nella configurazione più diffusa, da un albero che viene tenuto in posizione da uno strallo, un cavo di acciaio che va da prua alla testa d’albero, e da un paterazzo, un cavo di acciaio che va dalla testa d’albero all’estrema poppa. Nel senso trasversale l’albero è sostenuto dalle sartie, che sono anch’esse cavi di acciaio, che partono dalla testa d’albero e si collegano allo scafo a dritta e a sinistra in prossimità del piede d’albero.
All’albero è collegato il boma, un’asta orizzontale che serve a stendere verso poppa la vela soprastante, la randa.
Le vele appunto sono la randa a poppa e il genoa a prua. Se quest’ultima è piccola si parla di fiocco.
L’immagine allegata chiarisce meglio quanto sopra esposto. Per un principiante possono sembrare tante parole nuove ma in realtà si tratta di parole e termini che si usano spessissimo in barca e che si memorizzano in pochissimi minuti a bordo.
Per il momento ci fermiamo qui.

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