giovedì 31 gennaio 2013

La vita a bordo

La vita su una barca a vela è sempre molto piacevole, soprattutto nella bella stagione quando si sta quasi sempre all'aperto, tuttavia non bisogna mai dimenticare che ci si trova su un mezzo in movimento e che si è soggetti ai cambiamenti, sempre possibili, del vento e del mare.
Bisogna sempre considerarsi ospiti del mare ed avere un atteggiamento prudente in qualsiasi situazione. Lo skipper informa in genere tutti delle procedure di emergenza e ne è il responsabile, tuttavia questo non esime ogni singolo componente dell'equipaggio dalla necessaria attenzione per prevenire ogni possibile incidente.
In definitiva la sicurezza di tutti è legata all'attenzione alla prevenzione di ciascuno. La cura e la manutenzione delle dotazioni di sicurezza e la conoscenza dei comportamenti da tenere nella navigazione con cattivo tempo deve essere oggetto di una specifica chiacchierata, altrettanto importante di quella per decidere il menù della crociera o il numero delle birre da acquistare.
Una chiacchierata anche sulle future condizioni meteo è utile per definire un progetto di navigazione per i giorni a venire e per l'individuazione dei porti e dei ridossi da raggiungere in caso di necessità. 
L'insorgere di una emergenza medica è sempre possibile e anche a ciò si deve essere pronti.
Se non è presente un medico a bordo (a volte capita...), può essere utile consultare il C.I.R.M. - Centro Internazionale RadioMedico - per ottenere assistenza telefonica (+39.06.59290263) da parte di specialisti che possono seguire l'evoluzione dell'infortunio fino al raggiungimento del porto o provvedere ad inviare soccorsi nei casi più urgenti. Si tratta di un servizio medico poco conosciuto e di grande importanza che pone su un piano di eccellenza la gestione delle emergenze sanitarie nei mari italiani. 
Nel caso di navigazioni o regata d'altura è utile che ognuno conosca il funzionamento della zattera d'emergenza e dell'Epirb, la radioboa che invia la richiesta di soccorso in caso di abbandono della barca e permette la localizzazione dei naufraghi.
Per ogni altro tipo di emergenza (vie d'acqua, fuoco a bordo, rotture dell'attrezzatura, etc.) sarà lo skipper ad assumersi la responsabilità di coordinare l'equipaggio. 

La cucina in barca

In cucina è bene pensare con un certo anticipo alle varie pietanze che si vorrà preparare per evitare di portarsi dietro roba inutile, ingombrante e che magari si deperisca anche velocemente. E' buona norma consumare prima le cose più fresche, tipo le verdure o gli ortaggi, che non si conservano bene e lasciare lo scatolame (carne e tonno in scatola, pelati, frutta sciroppata, etc.) per quando si decide di non toccare terra per più giorni.
Lavorare ai fornelli può essere molto divertente, un momento in cui l'equipaggio socializza e comincia a crearsi il gruppo, ma può anche essere fonte di guai se si dimentica di essere su una barca.
Chi volesse qualche idea per le ricette può consultare il blog (http:// velacucino.blogspot.com) del mio cuoco preferito, Gianluca Ferrante (nella foto di lato), che è una vera miniera d'oro, ricco di proposte per una cucina di bordo di grande qualità.  
Senza voler essere pedante ecco alcune piccole accortenze:
1) la pentola con l'acqua messa a bollire non deve mai essere riempita oltre la metà (più o meno) e deve essere bloccata sempre con gli appositi fermi. Se il mare è agitato o si rinuncia o si usa una pentola a pressione chiusa con il coperchio (anzi, sarebbe bene imparare un certo numero di ricette da preparare con la pentola a pressione e provarle a casa prima della crociera). Alcuni skipper obbligano chi cucina con il mare mosso ad indossare cerata e stivali per ridurre il rischio di scottature con l'acqua bollente.
Stesso discorso per la macchinetta del caffè.
2) il lavello deve essere tenuto sgombro e ogni cosa utilizzata fuori orario dovrebbe essere subito messa a posto pulita (tipo bicchieri, posate, piatti).
3) i coltelli e le forchette devono sparire dalla circolazione e essere riposti in un cassetto ben chiuso.
Una rigorosa attenzione va posta nello smaltimento dei rifiuti che vanno accuratamente differenziati e, se si naviga davvero in alto mare, nella loro parte organica (ad esempio avanzi di pietanze, scarti di frutta e verdura) possono essere lasciati ai pesci.
Tutto il resto va chiuso per bene negli appositi sacchi e messo in un gavone, pronto ad essere sbarcato nel primo porto lungo la rotta.

Riunione di gabinetto

Per chi non è mai stato su una barca può sembrare poco elegante scrivere su questo argomento, ma vi assicuro che lo è molto molto meno dover mettere riparo alle catastrofi causate da quegli ospiti che per imperizia o per vergogna non usano le dovute attenzioni.
Iniziamo subito col dire che il funzionamento del wc nautico è in genere ben spiegato con delle etichette poste sulla pompa di carico/scarico o  nelle vicinanze, e comunque non guasta una bella riunione collettiva per superare la timidezza di qualcuno con l'illustrazione pratica (non troppo veritiera...) delle manovre necessarie per espellere tutto per bene.
In ogni caso bisogna accertarsi, prima di ogni altra cosa, che le saracinesche siano aperte, e cioè che le chiusure che consentono l'ingresso e l'uscita di acqua marina siano aperte. Seguendo i tubi che partono dal wc e finiscono sulla parete dello scafo (di solito sotto il lavandino), bisogna controllare che le maniglie siano allineate (parallele) con i tubi e non perpendicolari (posizione di chiuso). Questo controllo è fondamentale per caricare acqua pulita ed espellere lo sporco nei vecchi modelli di barca o inviarlo al serbatoio delle acque nere in quelle di nuova progettazione.
In caso contrario si rompe tutto...
In secondo luogo bisogna controllare il selettore,  posto accanto alla maniglia della pompa per caricare acqua o espellerla: bisogna spostarlo a seconda di cosa si voglia fare.
Poichè gli spessori dei tubi di scarico in barca sono molto più piccoli della fecale delle abitazioni bisogna fare attenzione a non forzare la pompa di scarico e, in caso di difficoltà, avvisare subito lo skipper: credetemi, meglio subito che dopo aver forzato e provato a risolvere da soli. Il rischio è di sporcare dappertutto o dover rientrare in porto senza bagno rovinando le vacanze (o la regata) a tutti.
Avvisate, senza vergogna!
Vale la pena sottolineare che, quale che sia il bisogno da assolvere nella toilette di bordo, bisogna sempre sedersi.
Questo vale sia per le femminucce che per i maschietti. 
In ultimo, visto che l'acqua caricata a bordo è di tutti e quindi prioritariamente per gli usi comuni, è bene prima di fare la doccia chiedere se è possibile e comunque non sprecare acqua facendola scorrere inutilmente. Sembra una cosa da poco, ma in realtà, se si desidera fare una crociera con poche soste, il consumo di acqua dolce è una variabile fondamentale.


Effetto speciale numero 4

In crociera, quando non c'è vento, in rada la sera, può essere divertente una sfida a SCOPONE. Non si consuma energia, le carte non occupano spazio e sono leggere da portare, non si esclude nessuno e nel frattempo si può parlare e conoscersi meglio.
Si gioca in 4 con un mazzo di 40 carte e i giocatori si contrappongono in due coppie, la coppia di mano formata dal primo a giocare e dal terzo, e la coppia di mazzo, formata dal secondo a giocare e dal mazziere, l'ultimo a giocare che distribuisce le carte.
All'inizio si decide se chiudere la partita a 11, 16 o 21.
I semi presenti nel mazzo sono denari, coppe, spade e bastoni.
Il punteggio nelle prese è nominale dall'asso al sette, poi il fante vale otto, il cavallo nove e il re dieci.
Il mazziere distribuisce 10 carte ad ogni giocatore (in quello scientifico nove e quattro a terra) e inizia il gioco il primo alla sua destra.


Si può fare una presa raccogliendo una carta uguale ad una già sul tavolo, oppure due o più la cui somma sia uguale a quella giocata o calare una carta senza fare alcuna presa.
Alla fine dei 10 giri si contano i punti assegnandone uno per ogni scopa, quando con una presa un giocatore raccoglie tutte le carte dal tavolo (la scopa all'ultima presa non fa punto), uno per le carte, per il maggior numero di carte raccolto dalla coppia, uno per i denari, per chi ha preso almeno sei carte di denari, uno per il settebello, per chi ha preso il sette di denari e uno per la primiera, per chi totalizza il maggior punteggio con quattro carte di seme diverso (figure:10; due:12; tre:13; quattro:14; cinque:15; asso:16; sei:18; sette:21).
Il gioco si sviluppa secondo regole non scritte e segnali che i compagni si scambiano giocando certe carte (non ammiccando!). Ad esempio, giocare all'inizio una carta di spade può significare che si hanno altre due carte uguali (un sei spade significa che ho altri due sei); se aggiungo alle carte sul tavolo una che sommata ad esse mi dà sette significa che ho il settebello (ad un dieci e un quattro sul tavolo aggiungo un tre); di norma non si prende la carta giocata dal compagno ma solo quelle giocate dalla coppia avversaria; la coppia di mano spariglia (cioè cerca di prendere una combinazione di 3 carte) mentre la coppia di mazzo appariglia, e quindi prende carta su carta (il cinque con il cinque, mentre l'altra coppia cercherà di prendere quattro più asso); la coppia di mano gioca le carte basse mentre la coppia di mazzo gioca le carte alte (è un evidente corollario di quanto appena detto).
Inoltre è importante provare a ricordare le carte giocate, sia in generale che da chi si trova alla propria destra, per provare a metterlo in difficoltà e per ridurre le sue possibilità di presa e di scopa.
Naturalmente, come tutti in giochi la buona sorte ha un ruolo essenziale, e dunque non si abbiano remore nell'esclamare, di fronte ad una evidente e sfacciata fortuna dell'avversario: "Tieni cchiù culo che mutanda!" con il dovuto sussiego.
Lo scopone non si può spiegare a fondo in poche righe, ma se si andrà per mare e con i giusti compagni, si avrà modo di giocarci spesso.
Buon divertimento!

mercoledì 23 gennaio 2013

Le discese ardite e le risalite

Immaginiamo di dover salire su una montagna (fig. 1). Se scegliamo di percorrerre la strada più breve verso la cima, quella che punta dritta verso di essa, faremo una gran fatica e probabilmente ad un certo punto saremo costretti a fermarci o a cercare qualche altra soluzione. 
La strada più comoda per la cima è quella che si sviluppa in una serie di tornanti che a zig-zag superano le parti più ripide della salita e, sia pure percorrendo più strada, ci portano in cima con minore fatica.
Fig. 1
Allo stesso modo, in discesa, non sceglieremo la strada che porta dritta verso il basso perchè rischiosa per la ripidità e la possibilità di cadere, ma sceglieremo di tagliare la pendenza con la stessa strada usata per la salita che ci consentirà di scendere in sicurezza. 
In prima approssimazione quindi, possiamo individuare due diversi modi di procedere di una barca a vela rispetto al vento, a seconda che provenga dalla prua o dalla poppa (fig. 2): 
1) andature strette o ardenti,  che sono le andature in cui bisogna andare a zig-zag (bordeggiare) per risalire il vento;
2) andature portanti che sono quelle in cui la barca viene spinta dal vento.
Fig. 2
Questa classificazione è fondamentale ed è di norma utilizzata poichè le condizioni di navigazione, il tipo di vele e il comportamento dell'imbarcazione rispetto al vento e al moto ondoso variano di molto a seconda che si tenga una andatura stretta o portante.
Più precisamente la propulsione nelle barche a vela è prodotta, in modo analogo alla portanza di un'ala, dalla differenza di pressione generata dal vento sulle due "facce" della vela.
La diversa direzione del vento rispetto all'asse longitudinale dell'imbarcazione costringe chi porta la la barca a modificare la regolazione delle vele per meglio sfruttare la spinta del vento sulle vele.
Per indicare nel dettaglio le diverse andature si fa riferimento all'angolo tra la direzione del vento e la propria rotta, ottenendo così le seguenti andature, ognuna con le proprie caratteristiche: 
- Bolina (45° al vento reale), che può dirsi stretta o larga a seconda della vicinanza al vento.
I limiti dell'andatura di bolina sono dipendenti dal tipo di imbarcazione. E' un'andatura faticosa e in genere bagnata, con spruzzi d'acqua che spesso arrivano in pozzetto. In estate, con pochi nodi di vento e mare liscio è la più piacevole di tutte.
- Traverso (90° al vento reale), detto anche a mezza nave per il vento perpendicolare all'asse longitudinale dell'imbarcazione. A vele bianche (randa e genoa) è l'andatura più veloce.
- Lasco (120° al vento reale), quando il vento soffia di lato all'imbarcazione, con un angolo che può variare dai 100° ai 130°l gran largo, e si possono utilizzare le vele colorate (spi o gennaker). 
- Gran lasco (o giardinetto), con il vento che proviene dallo spigolo di poppa dell'imbarcazione (140° al vento reale). Andatura abbastanza stabile e molto veloce sotto spi.
- Poppa (o fil di ruota), per il vento che proviene proprio dalle spalle del timoniere. In questa andatura l'imbarcazione procede nella stessa direzione del vento (o quasi). Quest'andatura è molto instabile, soprattutto per chi timona da poco, in quanto una piccola variazione di angolo al vento può causare una strambata non voluta.


Effetto speciale numero 3

Una delle prime cose da imparare per chi inizia a navigare a vela, subito dopo aver imparato a riconoscere  la direzione del vento in ogni occasione, è andare dritti quando si è al timone.
E' meno facile di quello che sembra.
L'azione del vento sulle vele e sullo scafo, unita all'azione delle onde, tendono a far oscillare la prua  e a far disegnare serpentine sull'acqua.
La prima regola è che il timone si deve muovere il meno possibile perchè ogni suo spostamento causa un rallentamento della barca: il timone è un freno. Prendere un riferimento a terra e timonare tenendo la prua su di esso - meglio ancora lo strallo di prua - è un utile esercizio per imparare a capire le continue sollecitazioni subite dalla barca e l'ampiezza della correzione da dare al timone volta per volta.
Se la prua è rivolta verso il mare aperto, e quindi non ci sono riferimenti in lontananza, bisogna abituarsi a guardare solo la prua rispetto all'orizzonte e si imparerà subito a correggere l'oscillazione, buttando di tanto in tanto un'occhio alla bussola per non girare in tondo. Su questo vi può aiutare molto l'esperienza dello skipper.
Mentre quanto detto vale anche per la navigazione a motore, quando si va a vela bisogna considerare anche l'andatura, e cioè l'angolo rispetto al vento.
Un esercizio divertente, molto facile ed istruttivo per imparare a mantenere sempre la stessa andatura è timonare con gli occhi bendati. Solo considerando l'inclinazione della barca, e la provenienza del vento apparente (ricordate il sistema dell'uguale intensità del vento nelle due orecchie?) sul viso, è possibile andare dritti assecondando le fisiologiche oscillazioni del vento e muovendo poco il timone, anche anticipando il movimento fuori rotta della barca. Sarà lo skipper a suggerire all'inizio le correzioni da fare orzando o puggiando.
Per i più esigenti si può poi passare all'osservazione dei tell tales, i filetti di lana attaccati lungo il bordo anteriore (inferitura) della vela di prua, che devono essere tenuti orizzontali e paralleli, ma questa è un'altra storia e andiamo fuori dagli scopi di queste note. 












lunedì 7 gennaio 2013

Oroscopo 2013, per chi va a vela


Ariete (21 marzo – 20 aprile)
E’ per voi un anno di trasferimento in cui converrà affrontare le sfide più impegnative all’inizio, con Saturno e Giove finalmente più favorevoli, mentre sarà opportuno pianificare qualche sosta in porto o ben ridossati in autunno e fino a dicembre.
Prudenza.

Toro (21 aprile – 20 maggio)
Navigazione con fiocco piccolo e una mano di terzaroli. Frequenti soste in porto, necessarie per riprendere fiato, vi regaleranno incontri effimeri ma passionali.
Divertitevi quando potete perchè fuori il vento è forte.

Gemelli (21 maggio – 21 giugno)
E’ il momento di osare: quella barca nuova tanto sognata (visti anche i prezzi in discesa), quell’accessorio tanto desiderato (il gennaker, la randa nuova, il plotter), oppure quei lavori finora rinviati... Fino a giugno Giove vi assiste nelle scelte economiche, per il resto navigazione tranquilla fino alla fine dell’anno. Un corso di vela o una crociera di inizio estate ci starebbe proprio bene per fare nuove conoscenze (ci siamo capiti...).
Molto bene!

Cancro (22 giugno – 22 luglio)
E’ il vostro momento. Il vento arriva sempre come lo desiderate e vi consentirà di arrivare presto e bene in ogni porto, di vincere regate, di trovare sempre il posto libero e l’ormeggiatore pronto a porgervi le cime. Dopo l’estate potrebbero verificarsi eventi memorabili.
Godetene!

Leone (23 luglio – 23 agosto)
Ottimi i primi mesi. Il buon vento e il coraggio faranno conquistare posizioni e mettere tanta acqua nella scia. Chi avrà ben sfruttato i salti di vento dovrà puggiare e incassare tutto il vantaggio nella seconda parte dell’anno, basta non pretendere troppo.
Tattico.

Vergine (24 agosto – 22 settembre)
Navigazione tranquilla e senza grandi problemi. Conviene cogliere l’opportunità della sosta di Venere in maggio che offrirà un incontro romantico.
C'est l'amour!

Bilancia (23 settembre – 22 ottobre)
La prima parte dell’anno sarà caratterizzata da andature larghe, venti portanti e acque tranquille. Il mare diventerà più mosso nei secondi sei mesi con possibili rotture impreviste dell’attrezzatura o spese non pianificate.
Bancomat.

Scorpione (23 ottobre – 22 novembre)
La prima parte dell’anno vi vedrà impegnati in una bolina non troppo impegnativa. A giugno il vento comincerà ad allargarsi e potrete raggiungere le tappe del vostro viaggio con facilità.
Easy sailing.

Sagittario (23 novembre – 21 dicembre)
Conviene navigare con una mano di terzaroli alla randa almeno fino a giugno. Si potrà abbandonare la prudenza nei mesi di settembre e ottobre tornando a piene vele, magari cambiando rotta, per poi tornare ad un atteggiamento più conservativo.
Attenzione!

Capricorno (22 dicembre – 20 gennaio)
Per tutto l’anno la navigazione sarà spesso condizionata da condizioni esterne sfavorevoli che rappresenteranno sfide da vincere volta per volta grazie all’assistenza costante di Saturno. Venere si sofferma nel segno a fine anno per cui sarà opportuno fare qualche crociera o qualche corso per vedere un po’ che cosa succede.
Provarci sempre.

Acquario (21 gennaio – 19 febbraio)
Tra gennaio e giugno la navigazione sarà agevolata dalla collaborazione di Giove che garantirà fortuna nella direzione del vento e la possibilità di migliorare la propria rotta e raggiungere qualche obiettivo. Il vento darà scarso negli ultimi mesi per cui sarà bene capire in anticipo come posizionarsi.
Pianificare.

Pesci (20 febbraio – 20 marzo)
Giusto un pochino di vento in prua nella prima parte dell’anno, niente che non si possa risolvere con due comodi bordi e poi via di gran lasco per il resto dell’anno. Questo è il momento giusto per realizzare con gran soddisfazione i propri progetti e giungere sicuri in porto.
Molto molto bene.

martedì 1 gennaio 2013

Primi bordi



Hopper - Barca a Vela

Quando ci si comincia a muovere sull'acqua la prima esigenza è quella di comunicare chiaramente e di definire la posizione delle cose rispetto a noi e in relazione al vento.
La nostra barca in acqua divide lo spazio in due parti: tutto quello che sta dal lato da cui proviene il vento, cioè sopravento, e tutto quello che sta dal lato verso cui spira il vento, cioè sottovento.
Si tratta di due concetti molto importanti e che si possono applicare a tutto ciò che ha a che fare con il vento, da un oggetto galleggiante lontano (la boa sopravento nel disegno) fino all'attrezzatura che abbiamo in barca, ad esempio una qualsiasi vela in uso, che ha un lato sopravento ed un lato sottovento.
Il termine "prendere il sopravvento" è di uso comune e indica l'acquisizione di un vantaggio decisivo in una competizione. L'origine è proprio nelle grandi battaglie in mare condotte dalle navi a vele quadre per le quali il vantaggio del vento era decisivo per avere la libertà di manovrare, mentre le navi sottovento, non potendo risalire il vento con quelle vele, erano costrette a scappare e subire l'iniziativa degli avversari, finendo per arrendersi nella maggior parte dei casi perdendo sia la nave che la libertà.
Il corretto uso dei due termini è fondamentale per capirsi quando si danno ordini o si chiedono informazioni ("passa sottovento a quegli scogli"), in regata per definire le scelte tattiche e nella navigazione in generale per definire il diritto di rotta e le precedenze.
Quindi il lato di sopravento è il lato colpito per primo dal vento o, per semplicità, quello opposto al lato in cui si trova il boma. Quando una barca si trova in poppa piena il lato di sottovento può essere individuato solo dalla posizione del boma, mentre la posizione opposta di prua al vento è solo un'ipotesi astratta visto che nessuna barca a vela è in grado di mantenerla per più di qualche secondo (poi comincerebbe ad andare all'indietro e a traversarsi).

Mentre navighiamo possiamo decidere di modificare la rotta e di avvicinare la prua alla direzione del vento o di allontanare la stessa dal vento.
Se portiamo la prua verso il vento - l'azione è definita ORZARE (o andare all'orza) - la barca comincia ad inclinarsi e a bordo si avverte una aumento del vento e sembra di andare più veloci. Dopo aver orzato si mettono a segno le vele tesando le scotte (cazzare).
Se si continua ad orzare ad un certo punto il vento arriverà dalla prua e poi colpirà le vele sull'altro lato: si sarà completata una virata, manovra che non descriverò nel dettaglio lasciando questo compito direttamente allo skipper in barca.
Se allontaniamo la prua dal vento - l'azione è definita PUGGIARE (o andare alla puggia, qualcuno dice anche "poggiare") - la barca si raddrizza e accelera, anche se sembra rallentare. Per puggiare è necessario lascare la randa, altrimenti l'azione del timone rischia di essere inefficace o lo si sottopone ad uno sforzo eccessivo.
Continuando a puggiare ci si troverà con il vento in poppa e si potrà far passare il boma dall'altro lato. Questa è la strambata (abbattuta o virata in poppa) che, a differenza della virata - la quale può non riuscire -, riesce sempre ma può "riuscire male", con il boma fuori controllo che fa strage di teste e sbatte violentemente contro le sartie. Anche questa è una manovra da provare in barca con lo skipper che ne detta i tempi. 

Ok, siamo a buon punto.


Effetto Speciale numero 2

Non si può immaginare un corso di vela, sia pure solo di parole, senza descrivere il nodo più importante di tutti: la gassa d'amante.
Saper far bene la gassa è fondamentale, è come il prezzemolo per un cuoco: serve sempre!
Esistono numerosi metodi per arrivare al risultato finale, da quello con una mano sola a quello che descrivo di seguito, di solito usato con i bambini di sei o sette anni e quindi ...
Immaginiamo di tenere una cima con la mano sinistra. Il lato lungo della cima, quello che non ci serve, lo lasciamo cadere sul pavimento e con la mano destra destra facciamo un occhiello, badando a che il lato corto della cima passi sopra (e NON sotto) quando incrocia la prima volta con la cima ferma nella mano sinistra.
Adesso abbiamo un albero, un pozzo e un serpente.
Ecco la storia.




1 - C'è un albero (nella mano sinistra) davanti al quale c'è un pozzo (l'occhiello) ed un serpente (nella mano destra).










2 - Il serpente esce dal pozzo











3 - Il serpente gira dietro l'albero e rientra nel pozzo






 




4 - Si stringe il nodo. Fatto!

Una semi-isola, il filo dell’acqua e l’isola dei genovesi

C’è un angolo di Sardegna che conserva un carattere e una personalità fuori dall’ordinario. Lontano dagli usuali giri turistici, lontano...