mercoledì 23 gennaio 2013

Le discese ardite e le risalite

Immaginiamo di dover salire su una montagna (fig. 1). Se scegliamo di percorrerre la strada più breve verso la cima, quella che punta dritta verso di essa, faremo una gran fatica e probabilmente ad un certo punto saremo costretti a fermarci o a cercare qualche altra soluzione. 
La strada più comoda per la cima è quella che si sviluppa in una serie di tornanti che a zig-zag superano le parti più ripide della salita e, sia pure percorrendo più strada, ci portano in cima con minore fatica.
Fig. 1
Allo stesso modo, in discesa, non sceglieremo la strada che porta dritta verso il basso perchè rischiosa per la ripidità e la possibilità di cadere, ma sceglieremo di tagliare la pendenza con la stessa strada usata per la salita che ci consentirà di scendere in sicurezza. 
In prima approssimazione quindi, possiamo individuare due diversi modi di procedere di una barca a vela rispetto al vento, a seconda che provenga dalla prua o dalla poppa (fig. 2): 
1) andature strette o ardenti,  che sono le andature in cui bisogna andare a zig-zag (bordeggiare) per risalire il vento;
2) andature portanti che sono quelle in cui la barca viene spinta dal vento.
Fig. 2
Questa classificazione è fondamentale ed è di norma utilizzata poichè le condizioni di navigazione, il tipo di vele e il comportamento dell'imbarcazione rispetto al vento e al moto ondoso variano di molto a seconda che si tenga una andatura stretta o portante.
Più precisamente la propulsione nelle barche a vela è prodotta, in modo analogo alla portanza di un'ala, dalla differenza di pressione generata dal vento sulle due "facce" della vela.
La diversa direzione del vento rispetto all'asse longitudinale dell'imbarcazione costringe chi porta la la barca a modificare la regolazione delle vele per meglio sfruttare la spinta del vento sulle vele.
Per indicare nel dettaglio le diverse andature si fa riferimento all'angolo tra la direzione del vento e la propria rotta, ottenendo così le seguenti andature, ognuna con le proprie caratteristiche: 
- Bolina (45° al vento reale), che può dirsi stretta o larga a seconda della vicinanza al vento.
I limiti dell'andatura di bolina sono dipendenti dal tipo di imbarcazione. E' un'andatura faticosa e in genere bagnata, con spruzzi d'acqua che spesso arrivano in pozzetto. In estate, con pochi nodi di vento e mare liscio è la più piacevole di tutte.
- Traverso (90° al vento reale), detto anche a mezza nave per il vento perpendicolare all'asse longitudinale dell'imbarcazione. A vele bianche (randa e genoa) è l'andatura più veloce.
- Lasco (120° al vento reale), quando il vento soffia di lato all'imbarcazione, con un angolo che può variare dai 100° ai 130°l gran largo, e si possono utilizzare le vele colorate (spi o gennaker). 
- Gran lasco (o giardinetto), con il vento che proviene dallo spigolo di poppa dell'imbarcazione (140° al vento reale). Andatura abbastanza stabile e molto veloce sotto spi.
- Poppa (o fil di ruota), per il vento che proviene proprio dalle spalle del timoniere. In questa andatura l'imbarcazione procede nella stessa direzione del vento (o quasi). Quest'andatura è molto instabile, soprattutto per chi timona da poco, in quanto una piccola variazione di angolo al vento può causare una strambata non voluta.


Effetto speciale numero 3

Una delle prime cose da imparare per chi inizia a navigare a vela, subito dopo aver imparato a riconoscere  la direzione del vento in ogni occasione, è andare dritti quando si è al timone.
E' meno facile di quello che sembra.
L'azione del vento sulle vele e sullo scafo, unita all'azione delle onde, tendono a far oscillare la prua  e a far disegnare serpentine sull'acqua.
La prima regola è che il timone si deve muovere il meno possibile perchè ogni suo spostamento causa un rallentamento della barca: il timone è un freno. Prendere un riferimento a terra e timonare tenendo la prua su di esso - meglio ancora lo strallo di prua - è un utile esercizio per imparare a capire le continue sollecitazioni subite dalla barca e l'ampiezza della correzione da dare al timone volta per volta.
Se la prua è rivolta verso il mare aperto, e quindi non ci sono riferimenti in lontananza, bisogna abituarsi a guardare solo la prua rispetto all'orizzonte e si imparerà subito a correggere l'oscillazione, buttando di tanto in tanto un'occhio alla bussola per non girare in tondo. Su questo vi può aiutare molto l'esperienza dello skipper.
Mentre quanto detto vale anche per la navigazione a motore, quando si va a vela bisogna considerare anche l'andatura, e cioè l'angolo rispetto al vento.
Un esercizio divertente, molto facile ed istruttivo per imparare a mantenere sempre la stessa andatura è timonare con gli occhi bendati. Solo considerando l'inclinazione della barca, e la provenienza del vento apparente (ricordate il sistema dell'uguale intensità del vento nelle due orecchie?) sul viso, è possibile andare dritti assecondando le fisiologiche oscillazioni del vento e muovendo poco il timone, anche anticipando il movimento fuori rotta della barca. Sarà lo skipper a suggerire all'inizio le correzioni da fare orzando o puggiando.
Per i più esigenti si può poi passare all'osservazione dei tell tales, i filetti di lana attaccati lungo il bordo anteriore (inferitura) della vela di prua, che devono essere tenuti orizzontali e paralleli, ma questa è un'altra storia e andiamo fuori dagli scopi di queste note. 












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