lunedì 1 settembre 2025

Costa del Conero

 



Ancona : il centro storico della città inizia dal porto e si inerpica verso la Cattedrale di San Ciriaco. La vista dall’alto è molto bella e durante la salita si si può soffermare sulle rovine romane disseminate qui e là e per una sosta nella piazza del Plebiscito dove ci sono numerosi bar e ristoranti. Oltre le strade dello shopping (Corso Mazzini, Corso Garibaldi e strade limitrofe) un giro lungo il porto mostra la Mole Vanvitelliana (ex Lazzaretto) e l’Arco di Traiano. 

Il posto più interessante della città si trova nel rione del Passetto dove, a partire dal monumento ai caduti, una grande scalinata conduce al mare e alla spiaggia sottostante. C’è anche un ascensore panoramico che arriva alla spiaggia. 

Da qui è possibile vedere centinaia di grotte, scavate nella roccia tra la metà dell’Ottocento e gli anni ’60, che venivano usate come ricovero per piccole imbarcazioni. 

I colori dei cancelli e dei portoncini, gli scivoli per le barche, l’uso di materiali di recupero (mattonelle, arredi, parti di imbarcazioni) ne fanno un esempio di architettura spontanea che si inserisce armoniosamente nel paesaggio.

 


Osimo: sorge su una collina circondata da notevoli mura di cinta di epoca romana. Il paese comprende la cima di due colline che nel tempo di sono quasi livellate. Notevoli sono i cunicoli sotterranei che hanno avuto sia la funzione di depositi e cantine che rifugio in caso di necessità. 

La pietra del sottosuolo è l’arenaria, cioè sabbia compattata dalla temperatura costante e dall’umidità, e che si scava abbastanza facilmente.

 

Numana: centro storico molto antico e perfettamente restaurato.
Nel piazzale, nella parte alta del paese, il 14 agosto si tiene un concerto all’alba molto affollato e bello con il sole che sorge dal mare proprio alle spalle dell'orchestra. 

L'atmosfera è bella e tranquilla, i musicisti sono bravi anche se qualche sedia in più non guasterebbe, visto che fin troppi posti sono riservati per gli invitati.

Sulla cima del promontorio che domina il porto sono visibili (anche dal mare) i resti di una torre di epoca romana.

 

Porto Recanati: tante case colorate, ideale per i ragazzi. Sembra un paesino estremamente vivace e ben tenuto, con una miriade di localini per cenare e trascorrere una piacevole serata. 

Una  passeggiata lungo le tante spiagge e una sosta ai go-kart nella parte verso Numana sono un piacevole diversivo.

 

Sirolo: il paesino è piccolo e molto curato e non a caso viene chiamato la “Perla dell’Adriatico”. Il panorama dal Belvedere vale la visita e la gelateria Quattrini vale la sosta ed anche la fila. 

Nel comprensorio del paese c’è la Spiaggia delle due Sorelle, raggiungibile in kayak o con un traghetto da Numana, caratteristica spiaggia di ciottoli bianchi, con i due scogli gemelli che le danno il nome e che da lontano sembrano due suore in preghiera.

Secondo la leggenda una Sirena, d'accordo con un demone che viveva in una grotta alla base del monte Conero, attirava con il suo canto i marinai di passaggio che inevitabilmente andavano a schiantarsi sugli scogli e venivano catturati dal demone e sottoposti ad indicibili sevizie. Gli dei, disgustati da tanta crudeltà, decisero di punirli trasformandoli in pietra. Infatti si sa, gli dei non ammettono concorrenza...

 


Loreto
: un giro a Loreto significa una visita al Santuario della Santa Casa. 

All’interno del Santuario Mariano, uno dei più importanti del mondo, è custodita la santa casa di Nazareth in cui si narra sia avvenuta l’Annunciazione. 

La Casa sarebbe poi stata trasportata in volo dagli angeli prima in Illiria e poi nelle Marche ed intorno ad essa sarebbe stato costruito il Santuario. Il quarto lato della Santa Casa ospita l’altare su cui è posta la Madonna Nera di Loreto. 

Il colore della statua inizialmente era dovuto ai ceri votivi. Dopo il restauro del secolo scorso si è scelto di mantenere il colore scuro utilizzando un legno più adatto e smalti neri.

 

Recanati: è la città di Giacomo Leopardi, la città dell’Infinito e tutto richiama la sua vita e la sua opera. Di sicuro una visita alla casa di famiglia e alla biblioteca sono indispensabili per comprendere uno dei più importanti poeti italiani, la sua formazione, la sua storia e la sua originalità. 

La quantità di libri è impressionante, si stima circa 20.000 volumi, e si racconta che Giacomo ne conoscesse il contenuto di almeno l'80 per cento e senza sforzo. Il piccolo scrittoio, che trasportava nelle varie stanze seguendo il flusso dei suoi interessi e delle ore di luce, è la testimonianza di una volontà di conoscenza ferrea e che tratteggiano un giovane uomo forte e determinato a dispetto pur cagionevole salute. 

Anche gli oggetti esposti nel museo al piano terra svelano la personalità di Giacomo Leopardi più di tante ore di lezione a scuola.

venerdì 4 ottobre 2024

Maremma Pig

Laguna di Orbetello

Quella striscia di terra etrusca, che va da Ansedonia fino a Talamone e che coincide in larga misura con la provincia di Grosseto, è la Bassa Maremma, terra lagunare ricca di storia.

La laguna di Orbetello è delimitata da due tomboli, a sud il tombolo della Feniglia, tra Ansedonia e il Monte Argentario; verso nord il tombolo della Giannella, dall’Argentario alla foce dell’Albegna. Sono due strisce di circa 6 chilometri di lunghe spiagge sabbiose e pinete che convergono nella massiccia formazione rocciosa del Monte Argentario mentre al centro, su una sottile lingua di terra, si trova la cittadina di Orbetello, circondata da tratti di antiche mura. Il centro storico è molto ordinato e ben tenuto con una pianta piuttosto regolare e ampi giardini e parchi. Essendo circondata da acqua la vista è spettacolare in qualsiasi ora del giorno. La laguna ha un fondale estremamente basso che mediamente non supera il metro di acqua. Ospita una Riserva naturale gestita dal WWF dove nidificano e transitano numerose specie di uccelli (il cavaliere di Italia, il fenicottero rosa, il falco pescatore); le acque della laguna sono ricche di spigole, orate e anguille. Negli ultimi anni la carenza di apporto di acqua fresca, sia dal mare che dai vari canali che la alimentano, soprattutto in estate, sta causando grandi morie di pesce per la scarsa ossigenazione e dunque pioggia e mare mosso sono visti come una benedizione dagli abitanti e dagli itti-cultori del posto.

     Talamone è situata su uno sperone roccioso, estremità dei Monti dell’Uccellina. Il borgo storico si arrampica sul promontorio e termina in alto con uno spettacolare belvedere che gira intorno alla Rocca Aldobrandesca, a strapiombo sul mare e che si vede da molto lontano sia di giorno che di notte. Era una torre costiera di avvistamento nel XVI secolo che faceva parte del sistema difensivo della Repubblica di Siena. Il porticciolo all’ingresso del paese non è molto grande ma è passato alla storia per essere stato una tappa di avvicinamento alla Sicilia di Garibaldi, che vi fece scalo nel corso della spedizione dei Mille nel 1860, per fare rifornimento di acqua e armi.

      Capalbio è famosa alle cronache per essere il “buen ritiro” di intellettuali e magistrati è un piccolissimo paese con un centro storico circondato da imponenti mura sulle quali è possibile passeggiare piacevolmente tra case di pietra, torri e botteghe prima di cenare in uno dei tanti ristorantini, e dalle quali è ben visibile il lago di Burano, anch’esso riserva del WWF. 

Capalbio - Giardino dei Tarocchi

Il Giardino dei Tarocchi è stato creato negli anni Settanta dalla scultrice Niki de Saint Phalle. Contiene grandi sculture colorate, molte delle quali sono visitabili anche dall’interno, ispirate alle figure degli Arcani Maggiori dei Tarocchi. Sono 22 grandi strutture di cemento, vetro, specchi e ceramiche da scovare nei sentieri del giardino e che ispirano grande energia, allegria e curiosità e che si armonizzano naturalmente con gli alberi e la macchia mediterranea del giardino.

      Porto Santo Stefano è sul lato occidentale del Monte Argentario e non c’è molto altro che il lungomare, con il porto commerciale per visitare le isole dirimpetto (Giglio e Giannutri) e il porto turistico per chi avesse necessità di fermarsi durante le navigazioni nell’arcipelago toscano. Molti ristoranti e molto sgarbati ristoratori.

Isola del Giglio - Castello
 Porto Ercole è presente, almeno nella mia memoria, per essere stato l’ultima dimora del Caravaggio che nel 1610, pochi giorni dopo essere arrivato in paese sbarcando alla Feniglia, fu ritrovato morto. Poi qualche anno fa si sono inventati di averne ritrovato le ossa e ci hanno costruito una tomba, ma questa è un’altra storia (triste).  All’ingresso del paese oltre al lungomare e al porticciolo turistico di rilievo non c’è molto altro, se non guardando in alto verso ovest dove è ben visibile Forte Stella, costruito nel Cinquecento dagli Spagnoli con funzioni difensive e di avvistamento e che attualmente ospita eventi culturali nel periodo estivo.

Monte Argentario è ricco di cale e spiaggette raggiungibili dal mare o con lunghe passeggiate sia da Porto Ercole che da Porto Santo Stefano. Deve il suo nome probabilmente alla lucentezza delle rocce o per l’antica attività di argentari e banchieri della gente Domizia, proprietaria del luogo già ai tempi della Repubblica romani (quella del primo secolo a.C.) è di gran lunga il miglior posto per fare il bagno lungo la costa, isole escluse.

Giannutri è l’isola più meridionale dell’arcipelago. È una piccola isola con numerosi resti romani nella zona di Cala Maestra risalente ai Domizi-Enobarbi mentre l’approdo dei traghetti e delle barche che portano i turisti è in Cala Spalmatoio. Numerosi sono gli spot per il diving ma anche un semplice bagno con maschera e pinne ripaga del tempo della traversata. È un’area naturale protetta. 

Isola del Giglio è esattamente di fronte all’Argentario e consiste nell’insediamento di Giglio Porto dove arrivano i traghetti, in quello più antico e fortificato di Giglio Castello di origine medioevale e in Giglio Campese nato più di recente dove c’è la più grande spiaggia dell’isola esposta ad ovest da cui al tramonto si possono intravedere l’isola di Montecristo, l’Elba e la Corsica. Nella chiesa di San Pietro Apostolo, a Castello, c’è una vetrina con una serie di reperti storici (spade, pistole, croci e oggetti sacri) e i resti di San Mamiliano, patrono dell’isola.

Terme di Saturnia

Terme di Saturnia: l’origine mitologica delle terme è una storia di estrema attualità: il dio Saturno, disgustato dalla continua belligeranza degli uomini per la rabbia scagliò un fulmine  che aprì un cratere da cui iniziò a scorrere una sorgente di acqua calda e sulfurea. L’acqua prodigiosa placò gli animi e da allora iniziò un periodo di pace e prosperità. 
Magari oggi fosse possibile… 
Comunque, già i romani venivano fin qui per le vacanze e il centro termale divenne un crocevia di vita sociale, politica e piacere anche nei secoli successivi. Il luogo è di una bellezza magnetica e una visita è assolutamente doverosa in qualsiasi periodo dell’anno. Semplicemente bellissime.

      Pitigliano è un piccolo borgo medioevale costruito sul tufo, caratterizzato da sentieri e scavi etruschi. Il paesino, con numerose botteghe artigiane, ospita una comunità ebraica che qui ha la propria sinagoga fin dal sedicesimo secolo.

Pitigliano


giovedì 1 agosto 2024

Un vecchio signore



La prima volta che ho visto il motorino di nonno ero un bambino e da poco andavo in giro con la mia bicicletta. Il motorino mi sembrava una cosa gigantesca e lo guardavo incuriosito ed anche un po’ intimorito. 

Sembrava una specie di “superbicicletta”, molto più grande della mia e con un motore a vista che dava l’idea di essere una cosa complicata. Motore e pedali, una cosa decisamente misteriosa. 

Mio nonno di tanto in tanto lo prendeva, spostava leve, faceva girare le ruote sul cavalletto, smoccolava qualche parola senza che io capissi e poi se ne andava da qualche parte. 

In effetti, quando il lavoro lo portava lontano era l’unico modo per spostarsi. Lui era un fabbro e aveva l’officina a S. Arsenio, dove viveva, e il lavoro lo portava spesso nei paesi vicini, ma era anche uno dei pochi nel Vallo di Diano a saper manovrare le grandi mie
ti-trebbiatrici che si usavano negli anni ‘40 e ‘50. 

Da giovane si spostava a piedi o in bici, poi nel ‘54 decise di comprare qualcosa di più comodo e veloce. Il Legnano-Sachs 50, appunto. 

Prima del 1959 non esisteva la categoria “ciclomotore” nel Codice della Strada e questi mezzi erano inquadrati nella categoria dei “velocipedi con motore ausiliario”. 

In pratica erano delle biciclette con un motore ausiliario anche se poi, sempre di più, iniziavano a somigliare a delle piccole motociclette. 

Non esisteva una omologazione per il veicolo nel suo insieme e dunque non era necessario avere una punzonatura di riconoscimento del modello sul telaio. 


Al massimo veniva posto un numero seriale senza sigle che permettesse di identificare il modello specifico. Le disposizioni indicavano un limite di cilindrata massimo (50 cc) e imponevano la pedaliera ciclistica e dunque nessun vincolo di potenza e velocità. 

Il libretto era riferito solo al motore montato sul quale veniva impresso il numero di matricola. Quindi, in definitiva, la Legnano era un assemblatore che montava parti fornite da altre ditte. 

A ben guardarlo il Legnano si mostra chiaramente per quello che è: il telaio di una bici, un serbatoio, un motore (Sachs) e poco altro, come il faro Aprilia (non quella famosa delle moto). 

Anche il colore scelto dalla Legnano racconta di quei tempi. Il verde militare dello smalto usato sul serbatoio e sui parafanghi sembra più una scelta economica che estetica. 

Di sicuro nei primi anni dopo la guerra la disponibilità di forniture a basso costo era la priorità, mentre colori più sgargianti come il rosso erano lasciati alla Guzzi o alle altre moto più costose dell’epoca. 

Sul manubrio era presente una levetta che comandava il decompressore per agevolare l’avviamento e lo spegnimento del motore che ora è sparita, in chissà quale restauro. 

A sinistra c’è il blocchetto luci e il clacson. 

Nessuno specchietto retrovisore e nessun tachimetro o contachilometri. 

Ha due marce comandate al manubrio con la frizione a sinistra e a destra il freno anteriore. Il freno posteriore è a pedale. 

Su questo motorino ho imparato a guidare. 

Ricordo diverse estati, negli anni ‘80, in cui facevo lunghi giri durante le vacanze tra Castelvolturno e Mondragone. 

Non era di certo un motorino che passava inosservato, quelli erano gli anni del Boxer Piaggio, del Si, della Vespa 50, del Cagiva 125, completamente un altro genere. 

In quello stesso periodo fu eseguito un primo pessimo restauro che ne modificò il colore originale (dal verde al rosso) e nel quale furono sostituite alcune parti con ricambi non coerenti (il tubo di scappamento, la leva del freno), fu coperta la cromatura con vernice argentata e cancellate tutte le scritte e i loghi. 

Tutto molto brutto ma in prospettiva molto efficace contro la ruggine. Infatti, dopo un altro paio di anni di sporadico utilizzo, il Legnano fu lasciato fermo per oltre 30 anni in un box. 

Nel 2019 è stato targato secondo le nuove disposizioni del Codice de
lla Strada ed è stato rifatto il libretto di circolazione. Finalmente nel 2021 è iniziato il restauro definitivo che ne ha ripristinato l’aspetto originale. 

Sono stati cambiati raggi e cerchioni mentre manubrio, curva della marmitta e sella sono stati cromati. Il motore è stato aperto, è stato inserito il pistone nuovo e ripuliti i condotti. 

La frizione è stata cambiata La carrozzeria è stata sabbiata, verniciata e sono stati rifatti i loghi e applicate le decalcomanie originali. 

È stata rifatta la lamiera copricatena mentre i pedali e i braccetti dei pedali sono stati acquistati nuovi. 

È stato comprato nuovo anche un gonfiatore nuovo su cui è stato inciso il logo della Legnano che ricorda molto l’originale e si incastra alla perfezione nell’alloggiamento sotto il serbatoio. 

Completamente nuovo è l’impianto elettrico, tutti i fili e il fanalino posteriore mentre per il faro principale si è recuperato il vecchio e sostituito solo la lampadina. 

Copertoni e camere d’aria nuovi completano il restauro insieme alla nuova sella molto simile all’originale. 

Ora è di nuovo pronto a camminare, un signore di 70 anni, che forse non sarà veloce come un tempo ma che ha di sicuro qualche storia da raccontare. 

Giusto il tempo di sistemare qualche carta.



sabato 4 marzo 2023

Napoli City Half Marathon, cronache dall’ultima fila

 


Cinquemila persone. Mi dicono che siamo cinquemila. Quello che so per certo è che a malapena si intravede la partenza. Aspettiamo su Viale Kennedy, un lungo rettilineo contornato dai platani, e cerchiamo di non far raffreddare le gambe nell’ attesa.

Allo sparo non succede niente. Immagino che gli atleti élite, quelli in prima fila, siano partiti come missili, ma loro corrono a tre minuti al chilometro e fanno letteralmente un’altra gara. Saprò di loro all’arrivo o direttamente dal Tg stasera. Corrono per arrivare primi, noi corriamo per sentirci vivi.

Noi, i runner dell’ultima fila, un po’ come i loggionisti nella lirica, cominciamo a camminare dopo quasi cinque minuti. La linea di partenza resta ancora distante e siamo ancora troppo compatti per correre. Avvio il GPS e metto il cellulare nel marsupio. Finalmente la linea. Mi guardo intorno e vedo che facciamo tutti lo stesso gesto: avviamo il cronometro, uno sguardo intorno e si comincia.

Di fronte il Politecnico, ancora bello e originale a dispetto dell’età. Pochi respiri e lasciamo lo stadio sulla sinistra. In pratica è come se l’intera curva A stesse partecipando a questa gara. C’è un fiume di persone che corre, nel silenzio si sente il rumore delle scarpette che battono sull’asfalto. Qualcuno urla per scaricare l’emozione e farsi coraggio. Si canta e si corre.

Su Via Giulio Cesare finisce il primo chilometro e, poco dopo lo Sferisterio il secondo. Già, lo Sferisterio, uno dei misteri irrisolti di questa città: ospitava la pelota basca, poi è stato una sala per concerti e poi è stato bruciato. Saranno passati all’incirca quarant’anni e resta ancora lì, in tutta la sua compiuta indeterminazione.

Prima galleria e lascio andare le gambe: ora è in discesa e ne approfitto per guadagnare qualche secondo. Al ritorno ci sarà da penare. Cerco di rilassare le spalle e respiro “con la pancia”. Mi porta la strada e devo solo assecondare. A Piazza Sannazzaro si ricomincia in piano.

Ci sono alcuni concorrenti che spingono carrozzelle e vedo anche alcuni runner con protesi o evidenti problemi motori. Ci vuole un grande amore e una enorme forza per correre così e il mio rispetto per loro è infinito. Mi scosto e li lascio andare.

Via Caracciolo è grigia stamattina, il ritmo è quello previsto in allenamento. Non c’è niente da improvvisare in una corsa lunga. Quello che hai fatto nell’ultimo mese è esattamente quello che potrai fare. La strada restituisce solo quello che hai dato. I chilometri diventano quattro e si arriva a Via Partenope, dopo aver corso tra la Villa Comunale e il mare. Adesso di fronte si vedono il Vesuvio e il Castel dell’Ovo.

C’è il primo ristoro. Prendo l’acqua e il gel che ho portato da casa. Un paio di sorsi e riprendo pian piano il ritmo. Prima mezz’ora andata.


Discesa veloce su Via Acton e poi, dopo la darsena, si prosegue su Via Marina costeggiando il porto. La strada è larga e si corre bene. Si cominciano a vedere i primi che incrociano in senso inverso. Nel tempo che noi abbiamo impiegato per fare sei chilometri loro ne hanno percorsi quindici e questo fa tutta la differenza del mondo. Un po’ di invidia ma nemmeno troppa. In me prevale lo stupore.

Intanto noto che Napoli senza le auto, soprattutto qui al centro, è davvero insolita. Sarò passato di qui migliaia di volte ma così, di corsa e senza macchine, diventa un’esperienza quasi spirituale. O forse è la mia testa che vuole più ossigeno. Ricomincio la respirazione diaframmatica e controllo la mia corsa. Spingo con le braccia e di tanto in tanto anche con i polpacci. Sto recuperando qualche secondo sulla velocità.

Arrivo e supero l’incrocio con Via Duomo. I chilometri aumentano e anche la stanchezza.

Al Ponte della Maddalena il secondo ristoro: prendo l’acqua e cammino qualche decina di metri per bere senza versarmi tutto addosso.

Questa strada è decisamente brutta, eppure proprio da queste parti si sono verificati eventi davvero notevoli nei secoli scorsi. Nel 1631, durante una delle più violente eruzioni del Vesuvio, fu portata in processione fin qui la statua di San Gennaro per scongiurare che la lava entrasse in città. Il Santo fece il miracolo e la lava si fermò proprio sul confine con la vicina San Giorgio a Cremano. Nel 1799. Anno della Rivoluzione napoletana, proprio qui le truppe monarchiche del Cardinale Ruffo vinsero la resistenza delle armate repubblicane ed entrarono in città ponendo fine all’esperienza della Repubblica partenopea. Dell’antico ponte a cinque archi che segnava l’ingresso orientale in città ora non resta più nulla.

Torno su Via Marina dove c’è il traguardo dei dieci chilometri e il primo controllo cronometrico.

All’incrocio con Corso Arnaldo Lucci c’è l’installazione di Bianco e Valente “nessuno escluso”, una scritta rossa montata su un’intelaiatura circolare. Da tre anni è lì, come simbolo di accoglienza e di tolleranza, e chissà quante discussioni genera nelle auto che ogni giorno percorrono la strada. Del resto, non è proprio questa la funzione dell’arte?

È passata oltre un’ora di gara. Forse un’ora e dieci. Siamo a metà mentre a Fuorigrotta staranno già applaudendo i primi, sia tra gli uomini che tra le donne. Ma la nostra corsa è un’altra. Per me la sfida è con me stesso. Voglio farcela, migliorare il risultato dell’anno scorso, imparare a gestire i muscoli che mi fanno male, i crampi, il tempo che passa, il respiro che comincia ad accorciarsi.

Via Marina al ritorno sembra più lunga. In lontananza vedo che dobbiamo girare a destra e passiamo per Piazza Borsa e poi il Rettifilo. Anche qui correre dove passano milioni di macchine ogni giorno è surreale. Si vede qualche automobilista nervoso che vorrebbe passare lo stesso e qualche vigile, altrettanto nervoso che glielo impedisce. Proprio non capisco perché per un giorno all’anno, e di domenica mattina, non si riesca a fare a meno dell’automobile. Saluto con la mano e vado avanti. Giriamo per tornare indietro, passiamo l’ultimo traguardo intermedio, ci muoviamo verso l’Università.

Intorno a me vedo che anche gli altri stanno cominciando a sentire la fatica. Qualcuno si ingobbisce per lo sforzo, qualcuno cammina.

Siamo all’incrocio con Via Mezzocannone. Il nome di questa strada mi è sempre piaciuto. Pare che derivi da una fontana che serviva all’abbeveramento dei cavalli con un tubo di portata molto corto (appunto mezzo cannone). Ecco, a questo punto anche io mi sento a mezzo servizio. Siamo a quattordici chilometri e torniamo su Piazza Municipio.

La piazza è bella, lineare, minimalista. Forse sono uno dei pochi napoletani a pensarlo ma a me piace molto. Una piazza di pietra, come piazza Duomo a Milano, enorme e squadrata.  Il progetto è di Alvaro Siza che si è dovuto adattare, nei tempi e negli spazi, ai numerosi ritrovamenti. Sotto c’è la metro (che non porta a Fuorigrotta altrimenti un pensierino ce lo farei) ma, soprattutto, c’è una leggerissima discesa che mi permette di accelerare.

Si svolta a destra, ancora Via Marina, passando sotto il Maschio Angioino, ultimo ristoro al quindicesimo chilometro, e poi nella galleria della Vittoria. Ci sono voluti otto anni ma alla fine questa l’hanno completata e riaperta. L’odore è terribile ma c’è di buono che dopo pochi minuti siamo a Piazza Vittoria e di nuovo a Via Caracciolo.


Sta cadendo qualche goccia di pioggia. Mi piace correre sotto l’acqua ma ora non è il caso di esagerare. Siamo anche controvento e la temperatura scende. Qualcuno si veste e compaiono impermeabili e magliette. Finora ho avuto caldo, ora invece sto bene e, sia pure con qualche pausa di troppo, riesco ancora ad andare. Due ore di corsa. Sul traguardo di Viale Kennedy ora starà passando il gruppone. Per noi invece non è un momento facile.

Sedici chilometri. Siamo arrivati ma non siamo arrivati.

Devo riprendere a spingere. Inclino leggermente il busto e guardo avanti. I piedi spingono insieme alle braccia. Provo a rilassare le spalle e le mani e a sorridere. Non perché sia particolarmente felice, ma qualcuno dice che così si contraggono meno muscoli e quindi serve meno energia.

Non conosco nessuno che sia contento di far fatica, quello che ti muove è la voglia di arrivare, di raggiungere il traguardo. I primi ormai saranno già in albergo, magari sotto la doccia con la medaglia al collo, come fa qualcuno; per me c’è ancora da correre.

Dopo un paio di chilometri sono di nuovo a Piazza Sannazzaro. Adesso la salita. La galleria Laziale, facile e veloce all’andata, ora, dal lato sbagliato, mostra tutta la sua pendenza. Rallento, mi inclino in avanti e inizio la risalita. Dopo 1450 passi sono fuori. Mancano solo due chilometri e 97 metri.

Via Giulio Cesare è un interminabile nastro che mi riporta a Piazzale Tecchio e poi, finalmente, gli ultimi 97 metri. Vorrei camminare, i muscoli urlano, mi fa male la schiena, ora mi vengono i crampi, ho sete, ma dove cazzo sta il traguardo, guarda c’è il fotografo, ridi che ti stanchi di meno, ancora un po’, qualcuno mi incita, qualcuno applaude per solidarietà, qualcuno per sbaglio.

Eccola là. La linea di arrivo. È l’unica cosa che voglio. Ora sono contento e sorrido davvero.

Lo speaker dice il mio nome.

Sorrido. 

Il traguardo.

lunedì 5 settembre 2022

L'isola di Dino

 

L’isola di Dino, proprio di fronte a Praia a Mare, è una piccola isola quasi attaccata alla costa calabrese, praticamente disabitata. 

Ha la forma di una grande balena, lunga quasi 900 metri e larga circa 100, ed è composta di roccia calcarea con lunghe falesie in cui si aprono numerose grotte marine sia sopra che sott’acqua. 


Una delle più grandi e visitate è la Grotta Azzurra cui segue la grotta del Monaco per la presenza di una formazione rocciosa che richiama alla mente un monaco in preghiera.

Secondo alcuni il nome deriva da un tempio dedicato alla dea Venere (Aedina), secondo altri dalla radice greca della parola forza (dyna) per le onde alte che si infrangono con violenza sulla costa rocciosa e che rendono pericoloso e faticoso l’approdo.

Fu dimora di pirati musulmani ed ottomani. Anche i normanni ci costruirono una torre, probabilmente nella parte alta dell’isola, il Frontone a 70 metri di altezza, che poteva ospitare una decina di uomini. Il recente passato è piuttosto travagliato.

Dopo un tentativo di costruzione di un complesso turistico di lusso, da parte della famiglia Agnelli e di società ad essa collegate, con ristorante, piscina ed alcuni bungalow a forma di uovo (tucul), a seguito di denunce e procedimenti giudiziari il progetto fallì e, di recente, l’isola è tornata di proprietà comunale. L’obiettivo sarebbe quello di promuoverne un utilizzo turistico sostenibile, attraverso la collaborazione di associazioni ambientaliste e una maggiore attenzione alla cura dell’enorme varietà di flora e fauna endemica.

Visto l’enorme sfruttamento turistico e l’abusivismo della costa calabrese, l’impressione è che se semplicemente la si lasciasse in pace, così come sta adesso, si farebbe sicuramente la cosa migliore per tutti

venerdì 1 gennaio 2021

2020, annus stercoris


    GENNAIO
- Brucia l’Australia: milioni di ettari di prateria sono divorati dalle fiamme. Brucia tutto, fino alla periferia delle città - Trump inizia la campagna elettorale #USA2020 e ordina l’uccisione del generale iraniano Soleimani portando tutto il Medio Oriente sull’orlo della guerra 


    FEBBRAIO - Si parla sempre più insistentemente del Coronavirus. Ma che cazzo è ‘sto virus? È come l’influenza. Solo un poco peggio. No, è una polmonite. Ma no, è … è … come se … appunto … è come se … - Allora, queste le prime indicazioni, seguite il tempo e attenzione alla differenza tra “levate” e “lavate”. Pronti? Mettete la mascherina, lavate le mani, levate la mascherina. No, meglio: levate la mascherina e lavate le mani. Adesso lavate le mani e mettete la mascherina. Facile, no? - È tutto più chiaro adesso: è un virus creato in laboratorio dai cinesi che poi lo hanno fatto mangiare ai pipistrelli, che lo hanno fatto mangiare a un cane che morse il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò - Tutti cercano il paziente zero ma ecco che a Codogno sbuca fuori il paziente uno. E quello zero? E poi Codogno?  Dove cazzo è Codogno? Quanta gente vive a Codogno? - È colpa dell’anno bisestile 


    MARZO - “Tutti a Milano, si dai, tutti all’apericena, basta con le fake-news, lanciamo l’hashtag #Milano non si ferma”. Lavoroguadagnopagopretendo. Pure Zingaretti è d’accordo - Zingaretti contagiato: è Covid-19 - È già successo in Cina. Vabbè ma quelli sono comunisti, noi che c’entriamo… Figurati, da lì fino a qua e quando succede… Succede il 9 marzo: tutto chiuso, ognuno a casa sua, serrata generale, lockdown  - È il momento dello Smart-Working, che sarebbe quella cosa che tu stai a casa, accendi il pc e giochi a Candy Crash mentre qualcuno cerca di capire come fare a fare una cosa che non sa fare e che però bisogna fare per dimostrare che qualcosa si può fare - Abbiamo pure i No Mask, praticamente certi che sparlano a cazzo sui social, a volte in TV. Minchiate tipo: chi mette la mascherina è complice del governo, ha la muffa nei polmoni, è il 5 G che trasmette il virus dalle antenne, e… e… e… - #andratuttobene: l’autocertificazione se si deve uscire, il cane come scusa per scendere in strada, il sito dell’Inps per la CIG e i sussidi che non funziona, le banche che non sanno come rinviare scadenze e chiedere contributi, i terrazzi condominiali per correre e fare ginnastica, al supermercato tutti in fila e poi a impastare le pizze, sui balconi prima di cena si canta tutti insieme e la mattina a scuola con la Didattica A Distanza. Andrà tutto bene? - “Ho saputo che qualcuno vuole organizzare una festa di laurea. Vengo anch’io… con i carabinieri e un lanciafiamme” (V. De Luca)  - Boris Johnson: “Dobbiamo rassegnarci all’idea che molti di noi perderanno le persone care, ma non possiamo fermare tutto, gli affari devono andare avanti. E prima o poi raggiungeremo l’immunità di gregge” 


    APRILE - Boris Johnson contagiato: è Covid-19, viene ricoverato in terapia intensiva e la Gran Bretagna va in lockdown - Nell’emergenza si scatena il genio. Vedono la luce due nuovi istituti giuridici: i congiunti, che si affiancano ai parenti e agli affini, e la raccomandazione, che si colloca a metà strada tra la norma imperativa e agli usi. Quindi, in base all’ultimo DPCM (del mese?), è possibile condividere gli spazi con i congiunti senza precauzioni mentre è raccomandato l’uso della mascherina quando in casa ci sono persone non congiunte. Tra psichiatria e Cassazione - Trump continua la campagna elettorale #presidenziali2020 e diventa virologo: “Dobbiamo sperimentare nuovi modi per combattere il virus come le iniezioni di disinfettante o di candeggina e le docce solari”. Poi prova a ritrattare. Risponde Biden: “Ecco l’idea: più test e più protezioni per medici e infermieri” - Jair Bolsonaro, presidente del Brasile: “Mi dispiace per le vittime ma tutti dobbiamo morire”. E rifiuta l’uso di tamponi e mascherine, nega la necessità del lockdown e in Brasile il numero dei morti sale, sale, sale… - Bolsonaro poi si corregge: “No, nessun problema: solo i vecchi e i poveri moriranno” 


    MAGGIO - Inizia la Fase 2: si passa da “state a casa” a “state in allerta”. Poco a poco, piano piano - Donald Trump continua la campagna elettorale #USA2020: il 25 maggio viene ucciso George Floyd da un poliziotto che lo soffoca durante un arresto. Le immagini sono terribili ma Trump non condanna l’omicidio e parte una protesta che infiamma tutta l’America #Icantbreathe #Blacklivesmatter - Zangrillo, il medico di Silvio Berlusconi e di Briatore: “Il virus non esiste, o se esiste è clinicamente scomparso, o se non è scomparso si è indebolito” 


    GIUGNO -Il contagio del Covid-19 arriva in tutto il Sud America, in India e in Russia - Continua la campagna elettorale negli Stati Uniti #USA2020: la protesta nera brucia sempre di più e si abbattono le statue di Cristoforo Colombo in molte città degli USA - L’esercito polacco invade per sbaglio la Repubblica Ceca, si accorge dell’errore e torna indietro prima di sera. Quelle cose che succedono quando ti distrai e il navigatore continua a dire “… ricalcolo… ricalcolo…” 


    LUGLIO - Bolsonaro contagiato: è Covid-19 - Breve dizionario del Covid-19: lockdown: chiusura generale droplet: sputacchio che trasmette il virus test / tracement / treatment: tampone / tracciamento / cura social distancing: non ti azzeccare addosso recovery fund: fondi europei per il recupero post Covid (Next Generation) smart working: lavoro agile termoscanner: termometro - Asintomatici: coloro che pur essendo stati contagiati dal virus non manifestano segni della malattia, neppure in forma lieve, e quindi se ne vanno in giro e, tra un aperitivo ai baretti, una serata in discoteca e il calcetto con gli amici, fanno ripartire l’infezione 


    AGOSTO - Briatore: “Ora basta, le discoteche sono sicure” - Focolaio di Covid-19 al Billionaire, centinaia di contagiati tra clienti e personale. Si chiudono le discoteche in tutta Italia (ma chi le aveva aperte?) - Cominciano i rientri dopo le vacanze estive e dalla Sardegna tornano in migliaia con un’infezione da Coronavirus. E così anche dalla Spagna e dalla Grecia. Siamo pronti per la seconda ondata di contagi 


    SETTEMBRE - Briatore contagiato: è Covid-19, anche se i suoi amici parlano di prostatite e, in effetti, a guardarlo in faccia si vede che è prostata - Berlusconi contagiato: è Covid-19, ma non si tratta di un virus normale. Proprio lui fa una conferenza stampa e ci tiene a dirlo: è l’imperatore assoluto di tutti i SARS-CoV-2 dell’universo, una specie di ape regina dei coronavirus, una cosa mai vista, ogni virus grande come un cocomero… - Riaprono le scuola. No, aspetta, non tutte. Ah, ok, ora sono aperte. Però qualcuna ha già richiuso. Ah ok, ok: si apre, volendo, ma da lontano 


    OTTOBRE - Donald Trump contagiato: è Covid-19. Continua la campagna elettorale #USA2020. Manca un mese alle elezioni - Agnelli, il presidente della Juventus, per giustificare una vittoria a tavolino contro il Napoli fermato dalla ASL, parla di lealtà sportiva e di regole da rispettare. Agnelli. La Juve. Si, Agnelli, proprio lui. Poi il suo giocatore più famoso, Cristiano Ronaldo, che rispetta le regole nella squadra che rispetta le regole, insieme ad altri tre, lascia l’isolamento e dopo 3 giorni risulta contagiato: è Covid-19 - La seconda ondata: temuta, ignorata, dimenticata, profetizzata colpisce tutta l’Europa. Ripartono le file in ospedale, richiudono le scuole e i locali pubblici e torniamo indietro di sei mesi 


    NOVEMBRE - Si richiude in mezza Europa. Ancora lockdown per Germania, Francia, Inghilterra, Portogallo, Austria e Grecia - Da noi lockdown a colori: zone rosse, arancioni e gialle. Ne usciremo. Ne usciremo? - Si vota #USA2020: dopo un lunghissimo conteggio vince Biden ma Trump non vuole andarsene dalla Casa Bianca. Biden: “Donald, ascolta, dai, al massimo ospito Melania” - 25 novembre: muore Diego Armando Maradona. D10S 


    DICEMBRE - In Italia siamo a 60.000 morti. Nel mondo i morti arrivano a quasi due milioni. Ma il vero problema, di cui si discute a tutte le ore, è: ma come, non possiamo andare a sciare? E il cenone di Natale? E Capodanno? - 27 dicembre: inizia in tutta Europa la campagna per le vaccinazioni - Ovviamente: “No, non è sicuro, ci hanno messo troppo poco” “Vergogna, negli Usa già hanno vaccinato miliardi di persone” “Non mi possono obbligare” “Lo facciano prima i politici” - 

E mi fermo qui. Direi che ne abbiamo tutti abbastanza. 
Speriamo che alla fine di quest’anno inizi davvero un nuovo anno

giovedì 12 novembre 2020

L'imbelle

 


1. 

Promessa:

Subito dopo la prima elezione (2011): “Porterò Napoli ad avere una raccolta differenziata al 70% entro sei mesi”

Svolgimento:

Nel 2020 siamo al 40%.

2.

Promessa:

I quartieri Spagnoli diventeranno come Montmartre a Parigi, con locali per turisti e ritrovo internazionale di artisti” (2011)

Svolgimento:

Si.

Certo, certo.

3.

Promessa:

Faremo una zona rossa, come ad Amsterdam, dove i giovani possano stare in intimità senza pericoli” (2013)

Svolgimento:

In effetti una zona rossa la stiamo per fare …

4.

Promessa:

Crollano pezzi dell’intonaco nella Galleria Vittoria dalle facciate sia dal lato di Via Chiatamone che dal lato di Via Acton. Il vicesindaco Sodano: “In sei mesi tutto sarà a posto!” (2015)

Svolgimento:

Ad oggi, dopo 5 anni, la Galleria è stata chiusa, il traffico impazzito, le impalcature stanno lì e l’intonaco continua a cadere.

5.

Promessa:

Il verde pubblico è una nostra priorità. Abbiamo finanziamenti per 15 milioni. Sostituiremo gli alberi pericolanti e pianteremo nuovi alberi” (2018)

Svolgimento:

Parchi devastati, alberi spezzati, tronchi mai rimossi, ceppaie in tutte le strade della città.

6.

Promessa:

Chiuderò le scuole ad ogni allerta meteo!”

Svolgimento:

Questa promessa l’ha sempre mantenuta.

Tranne una volta.

Confuse l’allerta verde per la pioggia, con quello rosso per neve e ghiaccio.

La neve arrivò e…

7.

Promessa:

Con i nuovi treni della metro saremo secondi solo a Tokyo” (2018)

Svolgimento:

In Giappone sono preoccupatissimi. Da due anni.

8.

Promessa:

Metterò insieme una flotta di 400 imbarcazioni per andare a prendere i migranti ed ospitarli a Napoli” (2019)

Svolgimento:

Si sono visti una decina di gommoni che hanno fatto il giro da Mergellina alla Colonna Spezzata e ritorno. Quindici minuti abbondanti di navigazione.

9.

Promessa:

Non c’è nulla che il Sindaco debba fare per l’emergenza Covid19 “ / “Prenderò misure clamorose, mai viste”.

Svolgimento:

Mai viste.

10.

Vabbè dai, fermiamoci a nove. Mi deprimo troppo.





Una semi-isola, il filo dell’acqua e l’isola dei genovesi

C’è un angolo di Sardegna che conserva un carattere e una personalità fuori dall’ordinario. Lontano dagli usuali giri turistici, lontano...