L’isola di Dino, proprio di fronte a Praia a Mare, è una piccola isola quasi attaccata alla costa calabrese, praticamente disabitata.
Ha la forma di una grande balena,
lunga quasi 900 metri e larga circa 100, ed è composta di roccia calcarea con lunghe
falesie in cui si aprono numerose grotte marine sia sopra che sott’acqua.
Una
delle più grandi e visitate è la Grotta Azzurra cui segue la grotta del Monaco
per la presenza di una formazione rocciosa che richiama alla mente un monaco in
preghiera.
Secondo alcuni il nome
deriva da un tempio dedicato alla dea Venere (Aedina), secondo altri dalla
radice greca della parola forza (dyna) per le onde alte che si infrangono con
violenza sulla costa rocciosa e che rendono pericoloso e faticoso l’approdo.
Fu dimora di pirati
musulmani ed ottomani. Anche i normanni ci costruirono una torre, probabilmente
nella parte alta dell’isola, il Frontone a 70 metri di altezza, che poteva
ospitare una decina di uomini. Il recente passato è piuttosto travagliato.
Dopo un tentativo di
costruzione di un complesso turistico di lusso, da parte della famiglia Agnelli
e di società ad essa collegate, con ristorante, piscina ed alcuni bungalow a
forma di uovo (tucul), a seguito di denunce e procedimenti giudiziari il
progetto fallì e, di recente, l’isola è tornata di proprietà comunale.
L’obiettivo sarebbe quello di promuoverne un utilizzo turistico sostenibile,
attraverso la collaborazione di associazioni ambientaliste e una maggiore
attenzione alla cura dell’enorme varietà di flora e fauna endemica.
Visto l’enorme
sfruttamento turistico e l’abusivismo della costa calabrese, l’impressione è
che se semplicemente la si lasciasse in pace, così come sta adesso, si farebbe
sicuramente la cosa migliore per tutti
Nessun commento:
Posta un commento