lunedì 1 ottobre 2012

Ludwig

“In italiano si dice Luigi. Come dite voi a Napoli?”
“Giggino, ce ne sono un paio che ultimamente ci fanno ridere parecchio. Comunque Ludwig va bene, è facile da ricordare.”
“Allora, ti piace la mia barca?”
“E’ tua? Pensavo fosse per il noleggio”
L’avevo notata da lontano, del resto le barche a vela richiamano sempre la mia attenzione e mi sono avvicinato per guardarla con calma.
Sembra un 470 un po’ vecchiotto, ha gli interni stondati e il fondo riverniciato. E’ tenuta benissimo, non manca nulla, a differenza delle barche che di solito si vedono sulle spiagge che hanno sempre qualche pezzo in meno.
C’è la targhetta del cantiere sullo specchio di poppa: l’anno di costruzione è il 1974. Guardo meglio perchè è al rovescio. Si, la barca ha proprio 38 anni ed è effettivamente un 470, evidentemente uno dei primissimi della classe.
Ludwig, che parla perfettamente in italiano, mi racconta che di solito la tiene sulle rive di un lago chiamato Bostalsee, vicino casa sua e non lontano dal confine tra Francia , Germania e Lussemburgo. Ogni anno però, quando viene a Casalvelino per le vacanze, la carica sul carrello e la portà con sè.
Dal 1980.
Faccio velocemente due conti: sono 32 anni che la porta qui, quindi probabilmente è anche il primo e unico proprietario e la tratta sicuramente bene. Certo che fa ogni anno 3.000 chilometri di autostrada, e non sono molte le barche che possono vantarsi di un simile record su strada!
“No, è mia - mi dice Ludwig - Mi piace molto navigare con la mia barca lungo queste coste. Ormai, dopo tutti questi anni, siamo vecchi amici. Tu sai andare a vela?”
“Si.”
“Vogliamo fare un giro?”
Fuori il vento si sta stendendo dolcemente e la termica oggi è gentile. Sembrano le condizioni ideali per vedere se è possibile usare un 470 per fare piccolo cabotaggio.
“Ok, dammi il tempo di avvisare. Ci vediamo qui tra mezz’ora.”
Quando torno in spiaggia trovo la barca sulla riva perfettamente armata.
“Beh,sai – mi dice Ludwig – mi sono fatto aiutare dal bagnino. Non avevo altro da fare e poi ho voglia di uscire il più presto possibile, negli ultimi giorni è piovuto e sono stato costretto a restare in spiaggia.”
Mentre parla mi porge un gilet a righe orizzontali. Quando lo prendo mi accorgo che è un giubotto salvagente - credo abbia la stessa età della barca - e che ormai non sarebbe accettato nemmeno nelle regate del Club Med. Comunque è decisamente vintage e lo indosso per essere a tono con la barca.
La spingiamo in acqua e Ludwig mi fa segno di salire.
Eseguo con un filo di apprensione, pronto a intervenire se qualcosa dovesse andare storto.
Metto giù un po’ di deriva, Ludwig dà la spinta finale e salta su dallo specchio di poppa con inaspettata agilità. Blocca il timone e mi accorgo che è rimasto in ginocchio sul fondo della barca dove aveva sistemato un altro salvagente come cuscino. Furbo il tedesco, questa cosa non la insegnerei a dei ragazzini ma per lui funziona egregiamente. Oramai l’acqua è abbastanza alta per abbassare tutta la deriva e, dopo aver messo le vele a segno, viriamo per allontanarci dagli scogli.
Quando siamo abbastanza lontani dalla riva mi chiede se voglio timonare. Accetto e ci scambiamo di posto.
“Ehi Ernesto, conosci la storia di Velia?”
“Qualcosina, ricordo che i Greci la chiamavano Elea e qui sono nati Parmenide e Zenone.”
“Si, il nome è stato poi modificato dai Romani. Se vuoi te la racconto.”
“Ok, intanto vado verso Ascea così ci passiamo davanti.”
“ La città fu fondata dai Focei, una popolazione originaria dell’odierno golfo di Smirne in Turchia. Come dicevi tu, nel V secolo avanti Cristo divenne un importante centro filosofico e culturale.
Con Roma intrattenne sempre ottimi rapporti e divenne luogo di villeggiatura e cura per gli aristocratici, grazie anche alla presenza della scuola medica. La prosperità della città continò fino a tutto il primo secolo quando si costruirono numerose ville, terme ed edifici pubblici.
Poi la decadenza. La costruzione di una nuova via di comunicazione che collegava Roma con il Sud Italia taglia fuori Velia. La città si spopola e le terre vengono abbandonate e diventano paludi.
Nel 1700 non ci sono più tracce di Velia e dei suoi abitanti, e solo gli scavi iniziati il secolo scorso hanno portato alla luce i resti dell’antica città."
L'accento tedesco è mitigato dal sorriso. Si vede che è innamorato di questo posto. 
“Però... quante volte sei stato a visitare gli scavi?”
“Non lo so, però sono belli, vai a vederli appena puoi. Quella torre laggiù è di epoca medievale e gli scavi sono proprio là dietro.”
Sulla nostra prua, molto lontano, c’è Capo Palinuro e Ludwig comincia a raccontarmi di una disatrosa gita (come la chiama lui) fatta dieci anni prima proprio da quelle parti quando fu sorpreso da un temporale mentre cercava di tornare a Casalvelino. Immagino che affrontare un temporale con un 470 non sia bello ma non riesco proprio a capire perchè sia andato così lontano con quella barca e alla sua età...
“A proposito Ludwig, toglimi una curiosità, ma quanti anni hai?”
“ 77 ”
“ 'Azz!”

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