lunedì 4 luglio 2011

L'eterna bellezza di Napoli, II parte


Continuando la navigazione, dopo l’ingresso del porticciolo di Mergellina, si arriva alla base della collina di Posillipo che, fino agli inizi dell’Ottocento, era raggiungibile solo dal mare.
E’ solo nel 1820 che viene costruita l’attuale strada che unisce Mergellina a Coroglio e che favorì lo sviluppo della città verso occidente come nei piani urbanistici di Ferdinando IV e realizzati in larga parte da Gioacchino Murat. Fino a quella data, a meno di non volersi inerpicare a dorso di mulo su viottoli sterrati, le grandi residenze nobiliari venivano raggiunte via mare fin dall’edificazione delle prime ville romane, a testimonianza di un rapporto con l’acqua vitale e necessario.
Palazzo Donn’AnnaE’ la residenza costruita per donna Anna Carafa, moglie del Vicerè Ramiro Guzman. I lavori furono avviati nel 1642 da Cosimo Fanzago ma non furono mai completati. Sorge su una preesistente villa romana ben visibile dal mare. Proprio la sua incompiutezza è una delle ragioni del fascino che tutt’oggi promana da questa costruzione in tufo che tende a confondersi con i resti di ville romane, cave e grotte che punteggiano questo litorale.
Nei racconti popolari si tende a confondere Donn’Anna con Giovanna d’Angiò (la Pazza) che qui avrebbe incontrato i suoi giovani amanti, scelti tra popolani e pescatori con cui trascorreva appassionate notti d’amore per poi ammazzarli all’alba facendoli precipitare dal palazzo. Secondo la leggenda le anime di questi sventurati si aggirano ancora oggi nei sotterranei affacciandosi sul mare e emettendo incessanti lamenti. Secondo un’altra versione la regina avrebbe fatto utilizzare ai suoi amanti l’uscita a mare, ancor oggi visibile, per garantirsi la riservatezza necessaria a non suscitare scandali.
Palazzo HamiltonI resti della residenza dell’ambasciatore inglese Sir William Hamilton sono ben visibili. In origine il palazzo (è quello rosso a sinistra di Palazzo Donn'Anna) aveva una cavea e numerosi terrazzi su cui l’ambasciatore organizzava numerosi festini in cui lui ormai ottuagenario esibiva la giovane moglie Emma, vestita in abiti di foggia romana. La stessa Emma diventerà una figura molto influente a corte e l'amante “ufficiale” dell’ammiraglio inglese Oratio Nelson.
Palazzo Volpicelli (nella foto iniziale)
E’ noto per essere ancora utilizzato come luogo in cui è ambientato lo sceneggiato televisivo “Un posto al Sole”, al punto che anche molti napoletani oggi lo identificano come “Villa Palladini”. L’alta torre cilindrica, denominata Fortino o Torretta, è un elemento tipico della moda architettonica del 1800 e ne consente una facile individuazione dal mare. La villa è tra le più belle di Posillipo e ha un giardino molto ampio che arriva a sfiorare alla sua destra la residenza presidenziale di Villa Rosebery.
Villa RoseberyIl fondo attuale venne creato a partire dai primi dell’Ottocento attraverso l’acquisto e l’accorpamento di varie proprietà contigue che garantivano una cospicua rendita agraria attraverso la coltivazione di vigne e alberi da frutta. Nella seconda metà del secolo fu trasformata in un grande parco giardino recintato all’inglese. Nel 1897 lord Rosebery, già primo ministro inglese, l’acquistò per dedicarsi ad un periodo di studi privati. Al suo rientro in patria la donò alla corona inglese che a sua volta, dopo un periodo di abbandono, nel 1932 la diede in dono allo Stato italiano. Dal 1957 la villa è un immobile di proprietà della Presidenza della Repubblica Italiana.
Nell'avvicinamento a Marechiaro, soprattutto se si è su una barca a vela, occorre fare molta attenzione al fondale che improvvisamente si innalza per la presenza di numerose vasche sommerse di epoca romana usate per l'allevamento ittico. La zona di sicurezza è a non meno di 400 metri dalla costa.
Palazzo degli SpiritiFu costruito nel I secolo a.C. da Publio Vedio Pollione. Successivamente entrò a far parte del demanio imperiale sotto Augusto, come l’isola di Capri che è di fronte.
E' di certo l'edificio romano meglio conservato e più suggestivo della zona, come si può apprezzare dalla foto sopra. Si tratta di una costruzione a due piani, di cui il primo attualmente sommerso, in opus reticolatum, con numerose tracce di riutilizzi e restauri.
Deve il suo nome al sibilo che, con mare grosso e vento, si produce tra le finestre aperte e al suo aspetto scarno e spettrale.
Villa di Pausillipon e Baia di TrentaremiSul promontorio, tra la Gaiola e la Cala di Trentaremi (l'ultima prima di Nisida), abbastanza distinguibile dal mare ci sono i resti della grandiosa Villa Pausilypon, in larga parte compresa nella proprietà della famiglia Ambrosio, già coinvolta in un gigantesco fallimento nel settore cerealicolo e negli scorsi anni vittima di un efferato duplice omicidio nella propria abitazione.
Sappiamo che il primo proprietario della villa fu Publio Vedio Pollione, di origini beneventane, ma non sappiamo comunque se sia stato proprio lui a farla costruire o se ne ne venne in possesso in seguito alle confische successive alla vittoria di Ottaviano. Egli aveva combattuto durante le guerre civili dalla parte di quest’ultimo e, probabilmente, aveva ricevuto la villa come come ricompensa.
Gli storici antichi lo hanno descritto come un uomo crudele e dedito ai vizi e ne hanno evidenziato anche la sua passione per le murene che allevava con cura in grandi peschiere che sono ancora visibili sott’acqua alla base del promontorio. Fu lo stesso Publio Vedio Pollione a chiamare la residenza Pausilypon, parola greca che significa “pausa del dolore”, a sottolineare la bellezza mozzafiato del panorama che rende dimentichi di ogni sofferenza. In seguito il nome fu esteso a tutta la collina. La disposizione degli edifici, che risulta ben orientata rispetto ai venti e al sole, appare studiata per aprirsi su suggestivi scorci panoramici e consentire così il pieno godimento della bellezza dei luoghi.
Dal mare è ben visibile il grande teatro che con le sue 19 gradinate era in grado di accogliere fino a 2000 persone. Il tragitto in barca permette anche di notare alcuni tratti di natura incredibilmente incontaminata e ci lascia immaginare la linea di costa di duemila anni fa, con le rocce di tufo modellate dal vento e dal mare e la macchia mediterranea a cercare sole e luce appena più in alto. In particolare nel tratto tra Marechiaro e Trentaremi si possono chiaramente vedere le due bocche eruttive che circa trentamila anni addietro cominciarono a dar forma al golfo di Napoli.
In questa zona occorre prestare attenzione ai limiti dell'Area Marina Protetta della Gaiola che sono segnalati da boe gialle al cui interno è assolutamente vietato il transito e l'ormeggio.
Sulla sinistra c'è Nisida, ma questa è un'altra storia.
Per oggi la nostra passeggiata è finita.
La prossima volta ci inoltreremo nella zona tra Bagnoli e Pozzuoli, crocevia tra archeologia, industria e terremoti.
Qui iniziano i Campi Flegrei.

Fonti: Wikipedia e la mia memoria

1 commento:

agnese ha detto...

salve, cercavo informazioni per preparare una gita con i miei nipoti, mi sono imbattuta nella sua bella pagina, leggere le sue descrizioni mi ha realmente emozionato, si intuisce il grande amore che ha per la nostra bella città.
saluti
agnese izzo

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