Navigare su una piccola barca è una cosa allo stesso tempo normale e
straordinaria. La barca si trasforma da status symbol a strumento per muoversi
sull'acqua o per cercare il record, per osare dove mai nessuno prima. Cercando
nelle pieghe della memoria il più lontano ricordo di navigazioni leggendarie
con una piccola barca è quello legato al famoso Ammutinamento del Bounty: nel 1789 il
capitano William Bligh fu abbandonato nel mezzo dell’oceano Pacifico con una
ciurma di 18 uomini e su una scialuppa di 23’. Riuscì a raggiungere l’isola di
Timor dopo un viaggio di 7 settimane e 3600 miglia.
L'impresa fu talmente
memorabile che gli valse onori e promozioni, esaltando le capacità tecniche e
marinare di un uomo che ha avuto forse una fama di cattivo immeritata e gonfiata
dalle trasposizioni cinematografiche.
1952
Alain Bombard teorizzò che un essere umano lasciato in mare alla deriva e
senza provviste sarebbe stato in grado di sopravvivere traendo dal mare stesso
cibo e acqua. Nel 1952 mise alla prova di persona la sua teoria e attraversò in
65 giorni l’Atlantico su una zattera da salvataggio (15’) dalle Canarie alle
Barbados cibandosi di plancton e acqua di mare in misura tale da non correre
rischi per la sua salute. La sua vicenda è stata poi raccontata nel libro
“Naufrago volontario” in cui conclude che le cause della morte dei naufraghi
siano essenzialmente psicologiche (paura, disperazione, frustrazione) mentre
invece la sua esperienza dimostra come sia concretamente possibile
sopravvivere.
1952-1959
John Guzzwell costruì la sua barca di 21’
nel retrobottega del negozio di fish & chips in cui lavorava.
Inizialmente il suo obiettivo era quello di raggiungere le Hawaii, ma strada
facendo ci prese gusto e completò la circumnavigazione finendo con l’essere il
primo britannico a riuscire in tale impresa e con la barca più piccola. La sua
storia è raccontata nel libro "Trekka intorno al mondo”.
Dopo una navigazione di quasi 10.000 miglia da Miami attraverso il canale
di Panama e poi il Pacifico su Happy (13'8), un piccolo yacht costruito in
legno, Howard Wayne Smith fece naufragio sulle scogliere di Noumea, in Nuova
Caledonia nel 1982. Ricostruì la barca in alluminio, Happy II (9') e continuò
verso l’Australia dove perse nuovamente la barca, stavolta sequestrata alla
dogana per irregolarità nell'ingresso del paese e per l’impossibilità nel
pagare la multa e quindi espatriato negli USA. A chi gli chiedeva delle sue
barche definì la prima "troppo grande per le sue esigenze", mentre la
seconda simile ad una "betoniera in funzione" nell'affrontare il mare
aperto.
1984-1988
Serge Testa costruisce in alluminio e acciaio la sua barca, Acroch Australis, di tre metri e mezzo e 800 chili di peso con il preciso obiettivo di fare il giro del mondo partendo da Brisbane in Australia dove torna da eroe dopo quattro anni e 500 giorni di navigazione. La barca è organizzata con tre paratie per renderla sicura in caso di falla, le manovre sono rimandate sottocoperta, il tambucio aperto diventa una seduta per lo skipper e sia la chiglia che il timone sono equipaggiati di flap saldati che aiutano lo scafo a mantenere l’andatura.
1993
Tom Mc Nally è un inglese di Liverpool che abbandonò la sua professione di insegnante
per seguire la sua vocazione di velista. Fece la sua prima traversata nel 1993
sulla sua piccola Vera Hugh (5’4,5’’), il nome della madre, attraversando
l’Atlantico dal Portogallo a Fort Lauderdale in 134 giorni. Nel 1998 ritenta la
traversata con una barca ancora più piccola, Vera Hugh II (3’11’’), ma non
riesce a completare il viaggio. Stessa sorte al tentativo compiuto a 65 anni a
bordo di Big C (3'10'') nel 2009, quando l'obiettivo era la doppia traversata
dell'Atlantico e insieme la raccolta di fondi per la ricerca contro il cancro.
1993
Hugo Vihlen su Father’s Day (5’4’’) compie la traversata atlantica sulla
barca più piccola della storia dagli USA a Falmouth in Inghilterra in 115
giorni. Nel 1968 aveva tentato una traversata dal Marocco a Miami su April
Fool, una barca di 5’11’’, che però fu ostacolato nelle ultimissime miglia da
venti deboli e correnti contrarie e il tentativo fu fermato dall’intervento
della guardia costiera.
2002 -2010
Alessandro di Benedetto nel 2002 compie la prima traversata in solitario su
un catamarano da spiaggia. Tra il 2009 e il 2010 compie il primo giro del mondo
in solitario, senza scalo e senza assistenza su una barca a vela di 6 metri e
mezzo che, ad oggi, è ancora la più piccola della storia ad aver completato la
circumnavigazione con le stesse regole del Vendée Globe, in completa
autosufficienza energetica e alimentare. la barca è un Mini 6,50 adattato alla
navigazione alle alte latitudini (pozzetto chiuso e bompresso fisso) che ha
subito un disalberamento durante il giro risolto dallo stesso skipper in
autonomia. La circumnavigazione di Alessandro è stata omologata dal World
Sailing Speed Record Council/ISAF come primato mondiale.
2011
È del 2011 l’ultima traversata di Sven Yrvind, un marinaio svedese, su
Yrvind ½ una barca di 4,8 metri
costruita in divinycell, carbonio e resina epossidica con cui ha raggiunto la
Martinica da Kinsale. È famoso per la navigazione in solitario, attraverso gli
oceani, su piccole imbarcazioni da lui progettate e costruite da oltre 50 anni.
Nel 1980 ha doppiato in solitario Capo Horn su una piccola barca di 20 piedi in
pieno inverno. Attualmente è al lavoro su un progetto di micro-barca per
realizzare la completa circumnavigazione a Sud dei 3 capi.
2017
Matt Kent si sta preparando per battere l’attuale record di Hugo Vihlen con
una barca piccolissima in alluminio (3’6’’) da lui disegnata e costruita,
Undaunted, lunga e larga come una lavatrice. Dovrà portare con sé il necessario
per sopravvivere 3 mesi circa in mare alla velocità di 2,5 nodi: strumenti di
navigazione, il necessario per l’emergenza, acqua e cibo liofilizzato. Tutto
questo in poco più di un metro quadrato, dove dovrebbe anche dormire. Si
preannuncia un viaggio bello comodo.
Leggendo di questi pazzi squinternati con barche altrettanto pazze e
assurde, circa tre anni fa mi sono messo a disegnare, un po' per gioco e un po' per sfizio,
ed è venuto fuori il bozzetto qui di lato. Poi ho messo tutto per
iscritto e ho inviato al Guinness World Records la proposta di costruire la
barca a vela abitabile più piccola del mondo: 99 cm. di lunghezza fuori tutto,
90 cm. di larghezza e con un albero di 3 metri, scafo in compensato marino e
resina epossidica. Il varo e la prima navigazione potevano essere l'occasione
per una piccola festa con altri pazzi di mare. Purtroppo la risposta è stata
che l'omologazione del record non era accettabile per l'impossibilità di
trovare misure certe come riferimento: "each record we verify must be
standardisable and we do not feel that would be possible in this
case". Insomma esistono barche
piccole, ma così piccole, che a volte nemmeno riusciamo a misurarle. Chissà cos'altro c'è in giro...
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