Mentre passeggio
con mio figlio nel parco sulla riva del lago Miseno e cerco di raccontargli che
proprio lì duemila anni fa erano ormeggiate le navi della potente flotta
romana, la nostra attenzione viene immediatamente catturata da alcuni modellini
di barchette telecomandate a vela che sfrecciano rapide nell'acqua con giusto
un sospiro di vento.
La vela
radiocomandata è considerata una disciplina sportiva e viene regolamentata
dalla FIV (Federazione Italiana Vela) e dal CONI in Italia, mentre a livello
internazionale dall’ISAF- IRSA (International Radio Sailing Association).
Siamo colpiti
dalla velocità di queste barchette, dai colori degli scafi, dalle scritte sulle
vele, dal modo in cui si muovono in acqua: insomma, sono delle copie quasi fedeli
delle barche più grandi.
L’associazione di
riferimento è Modelvela che ha lo scopo di far crescere la vela radiocomandata
integrando al suo interno, oltre alla IOM e M sotto descritte, anche nuove classi come Footy,
RG65, Dragon Force, AC100 per far
crescere gli skipper nelle varie categorie con regate sempre più numerose e
competitive.
Ne approfitto e
cambio subito argomento, cercando di spiegargli come quelle barchette stanno
usando il vento per navigare e come i signori sulla riva le controllano con un
radiocomando uguale a quello che lui usa a casa per la sua macchinina. Gli dico
anche di guardare le vele, sulle quali c’è un numero per identificare la barca
e un simboletto (un cerchio scuro con una I al centro)per identificare la
classe, e questo significa che quelle barche sono uguali e possono gareggiare
tra di loro.
La classe M (o
Marblehead) è una classe di prototipi nella quale una grande libertà viene
concessa a progettisti e costruttori. Le principali restrizioni riguardano la
lunghezza fuori tutto (129 cm.) e la superficie totale delle vele (5.161 cm.
quadrati). La nascita della classe è collocata nel 1931 nella città di
Marblehead, da cui il nome, ed è la classe più diffusa al mondo. I progetti
attuali si indirizzano verso scafi stretti e lame di deriva profonde per
contrastare lo sbandamento. I materiali usati sono il carbonio e l’allumino,
gli alberi rotanti ed il risultato offre barche leggere, maneggevoli e molto
veloci.
La classe IOM
(International One Meter) è nata circa vent’anni fa per affiancare gli scafi di
classe M diventati molto sofisticati e costosi. Il regolamento di stazza è
molto restrittivo e impedisce l'uso di
materiali che si ritenevano allora costosi, come il carbonio per lo scafo e
l'attrezzatura, e limita il peso minimo a quattro chili. Sono anche vincolate
le dimensioni dello scafo, appunto un metro, e le dimensioni delle vele sono
fisse, consentendo così a barche anche vecchiotte e costruite artigianalmente
di essere abbastanza vicine come prestazioni alle barche più nuove.
Mentre cerco di
spiegare qualche manovra, un giro di boa o una discesa in poppa, lo guardo e
vedo che freme dalla voglia di afferrare un radiocomando, e cominciare a
giocare a modo suo. Vorrebbe prendere la barchetta a un passo da noi che sta
sul suo piccolo invaso e metterla in acqua, mentre il proprietario invece ci
gira intorno e non riesce a trovare la misura dello svergolamento della randa.
A lui questo non importa, a lui interessa solo giocarci. In fondo tutto si riduce a questo. Un gioco, per piccoli e per grandi, come il biliardino o le freccette. Un gioco anche complesso, come una partita a scacchi. Un gioco col vento. Un gioco divertente, come la vela.
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