Nel 1962 la portaerei USS Indipendence incrociò una nave che procedeva a vele spiegate. In codice Morse richiese l’identificazione cui seguì la risposta: “Nave Scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana”. “Siete la nave più bella del mondo” fu l’immediata replica degli americani che la guardavano ammirati.
Un racconto
sentito mille volte, ma non per questo meno vero ed emozionante, ogni volta che
si incrocia questo monumento della marineria italiana e mondiale che, dopo
quasi un secolo dal varo, ancora solca i mari con eleganza e bellezza davvero
infinita.
Fu costruita
nei cantieri navali di Castellammare di Stabia nel 1930 insieme alla gemella
Cristoforo Colombo sulla base di progetti preparati per il veliero Monarca, nave
ammiraglia del Regno delle due Sicilie. Alla fine della seconda guerra mondiale
la Cristoforo Colombo fu ceduta all’URSS, quale risarcimento dei danni di
guerra, e sembra poi distrutta da un incendio negli anni ’60.
La Vespucci viene
utilizzata come nave scuola per gli allievi ufficiali che frequentano il primo
anno di Accademia ma direi che, soprattutto, svolge un ruolo di rappresentanza
all’estero, presentandosi come ambasciatrice italiana per l’arte, la cultura e la
marineria.
È un veliero dei
tempi antichi. Le vele sono in tela olona, le cime in canapa, le manovre sono
eseguite a forza di braccia e gli ordini sono impartiti con il fischietto dal
nostromo.
È un veliero con
un cuore moderno. L’apparato motore ausiliario è diesel-elettrico. Due motori
diesel da 3.000 cavalli si affiancano ad un motore elettrico Marelli a corrente
continua che può generare una velocità di 12 nodi.
È un veliero che
naviga a vela. Ogni volta che si presentano le condizioni adatte, cioè un vento
di almeno 10 nodi dai settori poppieri, viene battuto il posto di manovra
generale alla vela, ovvero la chiamata per tutto l’equipaggio alla manovra a
vela della nave. Alla chiamata della salita a riva tutto l’equipaggio, diviso
in squadre assegnate ai vari alberi, sale lungo le sartie e raggiunge il
proprio posto per liberare le vele dai matafioni (cinghie che le sorreggono
quando chiuse e ne impediscono l’apertura indesiderata). Vele e pennoni vengono
poi orientati al vento attraverso le manovre correnti o le volanti o drizze e
bracci che percorrono la nave per un totale di circa 36.000 metri di cavi di
vario diametro e funzioni.
Sotto vela la
Vespucci raggiunge una velocità di circa un terzo dell’intensità del vento in
quel momento. Il record di velocità appartiene al comandante Straulino ed è di
15 nodi, cifra impressionante se si considera un dislocamento di 4.000
tonnellate.
Il nome della
nave è rappresentato plasticamente nella polena dove è stata collocata una
statua in bronzo di Amerigo Vespucci a contrastare le onde e rabbonire la forza
del mare.
"Non chi comincia ma quel che persevera"
Leonardo da Vinci
SCHEDA TECNICA
Dislocamento:
1.042 ton.; 4.146 ton. a pieno carico
Dimensioni: 82,38
X 15,56 X 6,65
Lunghezza massima
al bompresso: 100,5 m
Altezza
all'alberetto di maestra con asticciola 54 m
Pescaggio 7 m
Superficie velica
di 3.000 mq. composta da 24 vele di canapa
Scafo in
acciaio a tre ponti principali (coperta, batteria e corridoio)
Tre alberi con vele
quadre (trinchetto, maestra e mezzana) e bompresso
Cinque ancore:
due di posta, una di speranza e due di corrente
Due
cannoni da 60 mm. per le salve di saluto
L'equipaggio è di
278 uomini di cui 16 ufficiali
Autonomia di
5.500 miglia a 6,5 nodi
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