lunedì 4 giugno 2018

Un'auto da mare


C’erano una volta 3 fratelli - Marco, Fabio e Mauro Amoretti - e un amico - Marcolino - che decisero di attraversare l’Atlantico.
I motivi alla base di un’avventura del genere sono sempre tanti: l’allergia alla normalità, la voglia di fare qualcosa di eclatante, una scommessa con se stessi. Non avevano una barca ma decisero di provarci lo stesso. In auto.
A dire il vero l’idea era venuta fuori dall’immaginazione di Giorgio Amoretti, il padre dei tre, che nel 1978 era partito con un maggiolino reso stagno e imbottito di polistirolo ma fu fermato dalla guardia costiera spagnola. 
Nel 1999 i quattro amici mettono in acqua una Volkswagen Passat e una Ford Taunus e partono da Las Palmas facendo rotta sulla Martinica. Dopo i primi dieci giorni Fabio e Mauro, forse i meno convinti, chiedono aiuto e vengono recuperati da un elicottero di soccorso mentre Marco e Marcolino proseguono la loro “strada”. Restano in mare circa 120 giorni tra nuotate, lunghe letture e battute di pesca in mezzo all’oceano: incontrano una petroliera che li rifornisce di provviste (non benzina, navigano a vela) e alla fine riescono a parcheggiare la loro auto-barca alle Antille. 
Ma la storia continua e una mattina di giugno 2015 ritroviamo Marco Amoretti, da solo stavolta, al volante di una Maserati Biturbo del 1980 che naviga placidamente nel golfo di La Spezia spinto da un fuoribordo Mercury da 15 cv.
Anche stavolta l’idea è quella di farsi un giro lungo e provare a parcheggiare dalle parti di Piazza San Marco, a Venezia. La Maserati vola a 12 chilometri all’ora sulle acque della Versilia, fa tappa a Pisa risalendo l’Arno per un pezzo e poi naviga verso Roma.
Una volta giunto nel Tevere i vigili del fuoco lo fermano a Ponte Sant’Angelo: è un’auto e quindi chiamano la Polizia Stradale. Però la macchina è in acqua e naviga e quindi i poliziotti chiamano la Capitaneria. Alla fine si conviene che la macchina non è un natante ma un’unità sperimentale ad uso personale e che non sarà immessa sul mercato e dunque non necessita di titoli autorizzativi da parte dell’autorità marittima.
Intervistato dai giornali sul senso della sua avventura Marco Amoretti dichiara: ”Non sono e non voglio essere un Soldini, sono più un Don Chisciotte, o meglio come Pippi Calzelunghe”. E come lei, in effetti, le dice e le fa sempre più grosse e divertenti. Può proseguire ma ora è necessario fermarsi e l’auto finisce per sei mesi in un museo/deposito sulla Prenestina. Riesce a tornare in acqua e riprende la circumnavigazione: a Panarea viene salutato come un novello Ulisse, mentre poco prima di Ravenna una lamiera finisce nell’elica e deve tornare a fermarsi.
L’automare, come la definisce Amoretti, costeggia l’Adriatico e finalmente, dopo 4.000 chilometri e quasi 600 giorni, arriva a Venezia.  L'obiettivo di quest'anno è la risalita del Po fino a Milano ma l’auto è da sistemare ed è in atto una raccolta di fondi per proseguire nel progetto.
Sulla loro pagina Facebook ci sono i link per le donazioni. Certo, da Venezia a Milano una Maserati ci potrebbe arrivare in un paio di ore al massimo, ma vuoi mettere lo sfizio di ormeggiarla ai Navigli porgendo la cima ad un passante?


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