Per chi proviene da Napoli, prima di arrivare
al porto di Pozzuoli, se si alza lo sguardo, spicca la sagoma dell’Accademia Aeronautica, il
"Nido delle Aquile", dove iniziano a formarsi i piloti militari, un edificio
cubico che si affaccia dalla collina di tufo e che, con una certa approssimazione,
indica il Nord. A circa 300 metri sulla sinistra, sempre guardando dal
mare c’è il cratere della Solfatara, in cui
si manifestano potenti fumarole che emettono vapori sulfurei ad
oltre 160 °C, mentre in una depressione centrale della caldera si può osservare
del fango che bolle a 140 °C. In questa bocca del vulcano vennero girati alcuni famosi film di
Totò e alcune sequenze
del film dei Pink Floyd “Live in Pompeii”.
Poi si arriva a
Pozzuoli. In origine era uno scalo commerciale cumano, la città vera e propria
fu fondata nel 528 a.C. e solo trecento anni dopo, nel 194 a.C., divenne una
colonia romana. Da quel momento la sua importanza crebbe sempre più, poiché i
romani ne fecero il loro porto principale. La collegarono con un'ottima rete
stradale all'Urbe e alle città più importanti della Campania, mentre tutte le
più fiorenti città marittime dell'Oriente vi stabilirono stazioni commerciali.
Furono costruiti monumenti eccezionali come l'Anfiteatro Flavio, il Tempio di
Serapide (in realtà un antico mercato e il Tempio di Augusto.
Il graduale
sprofondamento del litorale, causato dal bradisismo, costrinse gli abitanti a
lasciare, verso la fine del V secolo, la parte bassa della città e a stabilirsi
sull'altura a destra del porto commerciale, l’attuale Rione Terra, ben visibile
dal mare con edifici dai colori vivi e ancora qualche gru che emerge dal
profilo. Agli inizi del XVI secolo, Pozzuoli fu sconvolta da scosse telluriche
e dal bradisismo. I puteolani tornarono a stabilirsi al di fuori delle mura, sino
a formare presso il mare un borgo, costituito da piccole case di pescatori.
Infatti nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1538, un terremoto sconvolse la
città, la terra si aprì ed eruttò tanto materiale da formare una collinetta,
che in seguito fu chiamata Monte Nuovo. Guardando il porto è la zona sulla
sinistra, un po’ all’interno, ricca di verde e che oggi è un’oasi del WWF.
Durante la Seconda
guerra mondiale la città fu presa di mira dai bombardamenti alleati a causa del
porto, dove andavano a rifornirsi le navi da guerra, e dello stabilimento Sofer,
allora convertito alla produzione di artiglieria.
Il Rione Terra è
stato abbandonato a seguito dei moti bradisismici degli anni settanta. È possibile visitare gran parte dei
sotterranei e una parte in superficie.
La città è composta
interamente da questo intreccio di vecchio e nuovo e, passeggiando, non è raro
trovare tra i palazzi ricostruiti dopo il conflitto mondiale alcune bellissime strutture
antiche.
Lungo la costa,
andando ancora ad Ovest, dopo il porto spicca il pontile della Sofer, fabbrica
dell’Ansaldo, a lungo uno dei motori dell’economia della città. Qui sono stati
costruiti treni e vagoni ferroviari fino agli anni ’80. Da allora il declino e
l’abbandono. Numerosi progetti di riqualificazione si sono avvicendati negli
anni ma la zona è ancora tutta una cantiere. Si tratta di un
lungo tratto di costa in uno scenario fantastico che non sembra avere fortuna.
Poco discosto il pontile della Pirelli, oggi Prysmian, che costruisce cavi
elettrici sottomarini.
Questa zona è detta Arco Felice, nome che viene dato da un monumentale arco in laterizi
di epoca romana, sito all’interno,
costruito nel taglio che i romani effettuarono nella collina, attraverso
il quale l'antica via Domiziana entrava
nell'abitato di Cuma. Ancora oggi la strada è utilizzata e un piccolo tratto di strada, di circa 50 metri, è ancora quello originale.
Lucrino
Inizia qui un
tratto di costa sabbiosa che termina a Punta Epitaffio. Alle spalle della
spiaggia sulla destra si staglia il monte Nuovo, prodotto di un’eruzione nel
1538, mentre al centro sono visibili ben
due laghi in successione, il lago Lucrino e il lago d’Averno.
Il lago Lucrino è
alimentato dalle acque di numerose sorgenti termali che sono in zona (le stufe
di Nerone le più conosciute) ed è un bacino privato. Deve il nome alla parola
“lucrum”, cioè lucrare: infatti il senatore Sergio Orata nell'antica Roma lo
aveva trasformato in un allevamento ittico, essendo lo stesso lago in
comunicazione tramite un canale con il mare.
Nel 37 a.C. il lago
d'Averno ed il lago Lucrino furono collegati al mare attraverso un canale
artificiale per la realizzazione di un colossale porto militare (Portus
Julius).
Il lago d'Averno era molto famoso nell'antichità perché lo si
credeva la porta degli Inferi. Il carattere
austero e quasi tenebroso del luogo, il colore delle acque scaturite
dal fondo di un vecchio cratere, dense e limacciose, la presenza di una fonte
termale lungo la riva del lago considerata come acqua della Stige, e il
ricordo di antiche esalazioni che ammorbavano l'aria e rendevano
impossibile il volo degli uccelli, avevano circondato questo luogo di
misteriose e paurose leggende e fatto collocare da Virgilio proprio qui la porta dell'Ade.
Attualmente anche il lago d’Averno è di proprietà privata pur essendo ricco di storia e di reperti archeologici di notevole interesse.
Attualmente anche il lago d’Averno è di proprietà privata pur essendo ricco di storia e di reperti archeologici di notevole interesse.
Baia
Continuando a
navigare lungo la costa troviamo Baia, luogo di soggiorno prediletto
dell'aristocrazia romana e di diversi imperatori, che qui venivano a ritemprarsi
dalle fatiche dell’impero e vi edificarono lussuose ville e numerosi impianti
termali, le cui sale monumentali a cupola ancora oggi visibili sono i
cosiddetti tempi di Mercurio, di Venere e di Diana.
Il suo golfo,
racchiuso tra i rilievi di Punta Lanterna a sud, su cui è ben visibile il
Castello Aragonese, e Punta Epitaffio a nord, è un altro cratere
vulcanico, risalente a circa 8.400 anni fa e conservatosi solo per metà,
essendo la sua parte ad oriente sprofondata o del tutto erosa dal mare.
Attualmente
l'antica Baia è parzialmente sommersa a causa del bradisismo: di recente, per tutelare i resti dell'antico porto, l'area delimitata dalle boe gialle è stata dichiarata area marina protetta ed è stato istituito il Parco sommerso di Baia.
Mosaici, tracce di affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, sono sommersi a circa 5 metri sotto il livello del mare tra anemoni stelle marine e branchi di castagnole. Il luogo è straordinariamente suggestivo e qui sembra proprio di osservare una sorta di Atlantide di età romana.
Su un promontorio a
strapiombo sul mare, presso l'abitato, sorge l'imponente Castello Aragonese,
costruito forse sulle rovine del Palazzo imperiale romano. All'interno
del castello è ospitato il Museo archeologico dei Campi Flegrei. È visibile la
ricostruzione del ninfeo rinvenuto nelle acque di Punta Epitaffio con la
raffigurazione dell'episodio omerico di Ulisse che, aiutato da un compagno, porge il vino al Ciclope.
Miseno
Dopo il comune di
Bacoli vi è l'antica Misenum, villaggio sorto in epoca romana, sede della flotta
pretoria dell'imperatore. La spiaggia di Miliscola a tutt'oggi conserva nel suo
nome il ricordo degli allenamenti che vi svolgevano i marinai romani (militum
schola). L'attuale
frazione di Miseno è posta ai piedi del promontorio di Capo Miseno che
rappresenta l'ultima lingua di terraferma che racchiude il golfo di
Pozzuoli, punta estrema del Golfo di Napoli.
Capo Miseno è
un'altura che offre una splendida vista sul golfo di Napoli e sulle
isole di Ischia e Procida, ben riconoscibile in tutto il golfo di Pozzuoli, che
racchiude verso occidente. È sede di un faro molto importante per la
navigazione costiera notturna. Il luogo, splendido e suggestivo, è stato
interessato negli anni da fenomeni edilizi che hanno
deturpato la bellezza
originaria. Da lontano si riconosce per la sua caratteristica forma
a tronco di cono.
Poco prima del Capo, sulla cui sommità ci sono numerose casematte e fortificazioni che risalgono alla II guerra mondiale, c'è l'accesso all'antico porto di Miseno chiuso dal lungo
isolotto ricurvo di Punta Pennata, la vera isola che non c'è. Un tempo staccata dalla terraferma ma oggi praticamente unita, dopo una violentissima mareggiata negli anni '70 e il successivo bradisismo, all'abitato di Bacoli. Ospita un ristorante raggiungibile con una piccola barchetta.
Il nome di Miseno
si collega all'Eneide di Virgilio. Miseno era il trombettiere di
Enea, che avendo sfidato Tritone nel suono della tromba, era stato da questi
precipitato in mare dove era annegato. Enea, trovato il suo corpo
gettato dalle onde sulla spiaggia, lo seppellisce
sotto un immenso tumulo, appunto Capo Miseno, grandiosa
tomba a perenne memoria del compagno.
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