Navigando verso ovest,
subito dopo Posillipo, compare l’isola di Nisida,
l’antica Nesis dei Greci, attualmente sede di un carcere minorile e di alcuni
presidi militari. Non è aperta al pubblico da lunghi decenni e può essere
visitata soltanto in alcune sporadiche occasioni.
Secondo alcuni
studiosi questa sarebbe l’isola di Polifemo e Ulisse sarebbe approdato nel
piccolo e bellissimo Porto Paone, non visibile da terra ma solo dall’alto del
carcere minorile o da mare, dove avrebbe lasciato le sue navi prima di salire
nella vicina grotta di Seiano abitata dal gigante. La grotta si può vedere
entrando nel golfo di Pozzuoli e lasciando a Nord la stessa Nisida. A mezza
collina di Posillipo, sulla destra, si vede bene l’ingresso scavato in epoca
romana e che conduce alla villa di Publio Vedio Pollione, mentre ai tempi del
mito probabilmente essa doveva apparire allo stato grezzo.
Possiamo collocare
qui l’ideale inizio dei Campi Flegrei,
una vasta area ricca di manifestazioni vulcaniche che vanno dall’emissione di
gas solforosi attraverso fumarole e soffioni (Solfatara di Pozzuoli) ai pozzi e
sorgenti di acqua termale (Bagnoli, Ischia, le Terme di Agnano, le Terme
Puteolane, quelle di Baia e Lucrino) o ai periodici fenomeni di sollevamento e
abbassamento del suolo (bradisisma).
Dal punto di vista
geologico siamo in una grande caldera in stato di quiescenza del diametro di
circa 15 chilometri che inizia in questo punto e ricomprende l’isola di Ischia
ad ovest e l’entroterra di Pozzuoli e Bagnoli a Nord.
Bagnoli
Il nome di questo
quartiere, l’ultimo del comune di Napoli, deriva probabilmente da Balneolis,
piccoli bagni, in quanto ospitava, prima degli insediamenti industriali sorti
lungo tutto il 900, numerosi stabilimenti termali e ancora oggi in alcuni punti
del litorale sono visibili pozze di acqua calda appena sotto il primo strato di
sabbia.
I primi
insediamenti industriali risalgono alla fine dell’Ottocento, con le vetrerie
borboniche, e sono poi proseguiti con le acciaierie dell’Italsider e con
l’indotto ad esse collegato (cemento, amianto, ecc.) Tutte queste attività sono
state dismesse negli anni Novanta dando origine ad un profondo e incompiuto
disegno di bonifica e riqualificazione dell’area.
Il primo passo fu
mosso negli anni ‘90 con l’avvio delle attività di Città della Scienza, il primo museo scientifico interattivo in
Italia. Costruita attraverso il recupero di numerosi manufatti industriali del
secolo scorso, Città della Scienza ha ospitato al suo interno numerose
iniziative didattiche e risulta uno dei siti preferiti dalle scuole per
avvicinare e incuriosire i giovani di ogni età al mondo delle scienze e della
ricerca.
Circa quattro anni fa, il 4 marzo 2013, è
stata parzialmente distrutta da un incendio e i suoi resti anneriti sono
purtroppo ancora ben visibili da mare, a dispetto delle solite dichiarazioni di
immediata ricostruzione.
Simbolo della
riconversione può essere considerato il lungo pontile a cui attraccavano le
navi per lo scarico dei minerali che alimentavano i quattro altoforni
della fabbrica.
Il pontile Nord, lungo circa 900 metri, è diventato una spettacolare e
suggestiva passeggiata sul mare. Nella sua punta estrema il fondale è di circa
15 metri che degradano dolcemente verso riva. Sul fondo esistono numerosi
rottami industriali che forse non saranno mai rimossi, ma ancor più grave è la
presenza di catrame e bitume che restano depositati sulla sabbia a testimoniare
oltre 100 anni di pesante produzione industriale. L’acqua appare
sufficientemente pulita e numerosi sono i segni di vita subacquea sia vegetale
che animale.
Tra il pontile Nord e il pontile
Sud, più piccolo, nel corso del tempo è stata creata una vasta area sottratta al mare, la colmata, che serviva come parco minerali. Da qui i minerali di ferro e carbone fossile venivano poi inoltrati agli impianti per le fasi
successive. I minerali di ferro erano avviati all'agglomerazione, dove erano
mescolati ad alta temperatura con altri minerali per aumentarne la corposità.
Il carbone invece veniva mandato in cokeria per prepararlo all'altoforno.
Questi due processi erano
necessari per ottenere la cosiddetta carica, cioè un composto stratificato di
minerale ferroso, carbon coke e calcare, che poi veniva introdotta nella bocca
dell’altoforno. L’unico altoforno rimasto lo si vede sulla sinistra, AFO 4, con
ancora la struttura per portare in alto la carica e i cowper, quegli enormi
cilindri accanto, scambiatori di calore utilizzati per riscaldare la
carica man mano che scendeva verso il ventre. Il ferro fuso, mescolandosi con il
coke, si arricchiva di carbonio raccogliendosi nel crogiolo. Il tempo di
trasformazione era all'incirca di sei ore.
La ghisa liquida così prodotta
veniva spillata dall'altoforno almeno 3 volte al giorno, una fase della
lavorazione molto pericolosa poiché veniva eseguita manualmente da un operaio,
e inviata in acciaieria con dei vagoni ferroviari dalla strana forma di siluri
detti appunto carri siluro.
Nell' Acciaieria, quella struttura alta e rossa che
sembra una gigantesca capanna, si provvedeva ad affinare la ghisa da
altoforno attraverso l’aggiunta di ossigeno e l’eliminazione del carbonio. L’acciaio
liquido ancora nelle siviere, giganteschi contenitori serviti per la
conversione, veniva poi portato alla colata continua, un sistema di lingottiere
e rulli che trasformavano i nastri di acciaio incandescente in bramme che poi
venivano laminate a caldo (cioè schiacciate) per ottenere lamiere più sottili,
il prodotto finale della fabbrica, anzi del cantiere di Bagnoli.
Il progetto di
riqualificazione dell’’area industriale prevede la realizzazione di un grande
parco urbano di circa 120 ettari che accoglierebbe al suo interno alcune
testimonianze di archeologia industriale opportunamente conservate e destinate
a “Museo del Lavoro”. Anche la spiaggia dovrebbe essere recuperata e restituita
alla balneazione attraverso l’eliminazione della “colmata”.
Ai margini del parco, in un’area di circa 70 ettari, è prevista la
realizzazione di alberghi, attrezzature turistiche e produttive (legate alle
tecnologie verdi) e residenze private. Ancora in discussione e senza certezze e
la realizzazione di un approdo per la nautica da diporto di circa 700 posti
barca.
Al momento sono
aperti 3 cantieri:
1 - Porta del
Parco, che in buona sostanza è un grande parcheggio con una sala conferenze per
congressi e che poi dovrebbe ospitare piscine termali, saune, bagni turchi,
solarium e strutture per l’idroterapia.
2 - Parco dello
Sport, ovvero un parco sportivo di oltre 30 ettari e un campeggio di circa
25.000 mq.
3 - Acquario
tematico per le tartarughe marine e sede di esposizioni sul tema del mare. La
sede è nell’ex impianto trattamento acqua (TNA).
Tutte le gare per
la realizzazione del centro alberghiero son andate deserte e le incertezze
nella bonifica non incoraggiano gli investitori a scommettere sul futuro
dell’area.
Forse è superfluo dire che l’intera area è sotto sequestro per irregolarità nella bonifica e che ogni previsione di completamento dei lavori è impossibile.
Un precedente che
risale al 1889 può essere considerato come paradigma dell’attuale situazione.
Lamont Young, urbanista
e architetto napoletano a dispetto del nome, voleva trasformare Bagnoli in una
nuova Venezia. Il progetto prevedeva una metropolitana con un l’attraversamento
circolare della città e arrivo e partenza da Coroglio, appunto l’area ora
occupata da quello che resta dell’Italsider. Prevedeva la realizzazione di un
canale da Mergellina a Coroglio e il relativo materiale di risulta degli scavi
sarebbe stato utilizzato per costruire un Rione Venezia a ridosso di Posillipo.
L’idea era creare un quartier fatto di tanti isolati sull’acqua, alberghi, lidi
turistici e giardini pensili. Lamont Young ottenne tutti i permessi per
iniziare i lavori nel 1892 ma non riuscì a trovare i capitali necessari e
quindi consegnò, purtroppo, quest’area al suo stato di abbandono attuale.
Alle spalle del
Pontile Nord, proprio nel punto da cui si proietta sul mare, si è insediata da
quasi vent’anni una realtà imprenditoriale interessante, l’Arenile, che resiste
al degrado circostante e riesce a offrire nella lunga estate napoletana
spettacoli e relax, contribuendo all’economia del quartiere e, pur con qualche
mugugno per il frastuono e il traffico, ponendosi come esempio per il futuro e
sperato rilancio dell’area.
Dal mare sono visibili i gazebo e il verde delle
piante proprio sotto il bruttissimo profilo dell’istituto nautico “Duca degli
Abruzzi” che ospita un interessante Museo del Mare.
Un piccolo e basso edificio
giallo verso ponente, il Dazio, dopo una lunga striscia di scuole di ogni ordine e tipo,
segna la fine della città di Napoli e l’inizio di Pozzuoli.