Uno sbuffo di aliseo poggiato sull’oceano Atlantico.
Un paesaggio di rocce e di sabbia sferzato dal vento.
L’ilha de Sal.
Nel mezzo dell’oceano, così lontana da essere scoperta solo
nel 1400, così aspra da non avere né acqua per le coltivazioni né legno per le costruzioni.
Si arriva all’aeroporto intitolato ad Amilcare Cabral, eroe
dell’indipendenza di Capoverde conquistata duramente solo nel 1975, e si va
subito verso sud, a Santa Maria, la zona residenziale con una serie di servizi
secondo gli standard europei. Si percorre una strada nuovissima, non ancora
completa, che corre nel deserto. Nelson, la guida che mi accompagna, ci tiene a
dire che questa strada la stanno costruendo loro e che “i portoghesi in 500 anni non hanno lasciato niente qui a Sal, nemmeno
una strada hanno costruito”.
A Santa Maria si vive un’atmosfera internazionale: tanti
sono gli europei residenti e tanti sono i capoverdiani che vivono di turismo.
Il pontile è il punto di imbarco per ogni tipo di escursioni e
fin dal mattino si anima di pescatori che rientrano dalla pesca e usano il
pontile per pulire e vendere il pesce ai ristoranti e ai turisti. Tonni, pesci
spada, lampughe e perfino murene e barracuda sono in mostra e pian piano puliti
e sfilettati. Sono numerosi i complessi alberghieri e residenziali sorti negli
ultimi anni e molti non sono stati completati a causa del crollo del prezzo
degli immobili dovuto proprio all’eccessiva offerta.
Santa Maria - Pontile dei pescatori |
Tornando a Nord sulla destra c’è Kitesurf Beach, una lunga
striscia di sabbia di almeno 5 o 6 chilometri che è il paradiso del kite, come
mi dice Nelson, e a conferma delle sue parole si vedono centinaia di kite che
oscillano nel vento. L’aliseo è potente in inverno e la direzione è side-on, il
meglio che si possa avere.
La destinazione è Palmeira, anche qui si vive di pesca e nei
pressi del porto c’è la statua di Antonio, un famoso pescatore di tonni, che
sembra uscito da un cartone animato giapponese. Il porto è soprattutto destinato ad ospitare cargo per il carburante delle compagnie aeree che operano sull’isola e grossi e visibili sono i depositi che sfregiano il paesaggio. Necessari ma brutti.
Espargos, la capitale, ha una
chiesa cattolica all’ingresso e trasmette forte la sensazione di una profonda povertà tutta
intorno ad essa. Nonostante ci si trovi in una delle nazioni africane più ricche qui esistono enormi problemi di distribuzione della ricchezza e non si riesce a nasconderli. L’acqua potabile viene estratta dal
mare, attraverso impianti di desalinizzazione, ma non raggiunge tutte le
abitazioni e capita spesso di incrociare bambini che vivono nelle favelas
occupati a spingere carriole piene d’acqua comprata al funtaneiro, stazione
di distribuzione pubblica gestita dal governo. Anche qui a Capoverde esiste l’immigrazione clandestina e non è raro sentire i capoverdiani
sparlare ed inveire contro la comunità senegalese che si è formata di recente
dopo alcuni sbarchi.
Sempre nei pressi della capitale, verso nord, è possibile osservare
il Miraggio di Terra Boa: quando il sole è alto sembrano apparire all’orizzonte
grandi laghi proprio lì dove invece ci sono solo sabbia e pietre.
Belle sono anche le piscine naturali di Buracona, grossi
bacini rocciosi sopra il livello del mare che sono alimentati dalle onde dell’oceano
che frange con spettacolari giochi d’acqua, e l’occhio blu, un buco nella
roccia profondo circa quindici metri e collegato al mare da un passaggio
sotterraneo di circa ottanta metri, che si colora di un blu intenso quando il
sole è a picco.
Punta Preta è sulla costa occidentale, non distante da Santa
Maria per concludere il giro, ed è famosa tra i surfisti per la forte risacca che, abbinata al vento
da terra, forme onde leggendarie. Il surf è uno di quegli sport che va visto da
vicino, in televisione è troppo scontato, e posso assicurare che seduti sulla
spiaggia vedere qualcuno che all’improvviso si alza in piedi sulla tavola e
comincia a cavalcare l’onda è davvero uno spettacolo.
Arsa dal sale, sfibrata dal vento e poggiata sulle onde dell'oceano: Sal, l'isola senza semafori e con una sola strada.
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