C’erano una volta
3 fratelli - Marco, Fabio e Mauro Amoretti - e un amico - Marcolino - che decisero
di attraversare l’Atlantico.
I motivi alla base di un’avventura del genere sono
sempre tanti: l’allergia alla normalità, la voglia di fare qualcosa di
eclatante, una scommessa con se stessi. Non avevano una barca ma decisero
di provarci lo stesso. In auto.
A dire il vero
l’idea era venuta fuori dall’immaginazione di Giorgio Amoretti, il padre dei
tre, che nel 1978 era partito con un maggiolino reso stagno e imbottito di
polistirolo ma fu fermato dalla guardia costiera spagnola.
Nel 1999 i
quattro amici mettono in acqua una Volkswagen Passat e una Ford Taunus e partono da Las
Palmas facendo rotta sulla Martinica. Dopo i primi
dieci giorni Fabio e Mauro, forse i meno convinti, chiedono aiuto e vengono
recuperati da un elicottero di soccorso mentre Marco e Marcolino proseguono la
loro “strada”. Restano in mare
circa 120 giorni tra nuotate, lunghe letture e battute di pesca in mezzo
all’oceano: incontrano una petroliera che li rifornisce di provviste (non
benzina, navigano a vela) e alla fine riescono a parcheggiare la loro
auto-barca alle Antille.
Ma la storia
continua e una mattina di giugno 2015 ritroviamo Marco Amoretti, da solo
stavolta, al volante di una Maserati Biturbo del 1980 che naviga placidamente
nel golfo di La Spezia spinto da un fuoribordo Mercury da 15 cv.
Anche stavolta
l’idea è quella di farsi un giro lungo e provare a parcheggiare dalle parti di
Piazza San Marco, a Venezia. La Maserati vola
a 12 chilometri all’ora sulle acque della Versilia, fa tappa a Pisa risalendo
l’Arno per un pezzo e poi naviga verso Roma.
Una volta giunto nel Tevere i
vigili del fuoco lo fermano a Ponte Sant’Angelo: è un’auto e quindi chiamano la
Polizia Stradale. Però la macchina è in acqua e naviga e quindi i poliziotti
chiamano la Capitaneria. Alla fine si conviene che la macchina non è un natante
ma un’unità sperimentale ad uso personale e che non sarà immessa sul mercato e
dunque non necessita di titoli autorizzativi da parte dell’autorità marittima.
Intervistato dai
giornali sul senso della sua avventura Marco Amoretti dichiara: ”Non sono e non
voglio essere un Soldini, sono più un Don Chisciotte, o meglio come Pippi
Calzelunghe”. E come lei, in effetti, le dice e le fa sempre più grosse e
divertenti. Può proseguire ma
ora è necessario fermarsi e l’auto finisce per sei mesi in un museo/deposito
sulla Prenestina. Riesce a tornare in acqua e riprende la circumnavigazione: a
Panarea viene salutato come un novello Ulisse, mentre poco prima di Ravenna una
lamiera finisce nell’elica e deve tornare a fermarsi.
L’automare, come
la definisce Amoretti, costeggia l’Adriatico e finalmente, dopo 4.000
chilometri e quasi 600 giorni, arriva a Venezia. L'obiettivo di quest'anno è la risalita del Po fino a Milano ma l’auto è da sistemare ed è in
atto una raccolta di fondi per proseguire nel progetto.
Sulla loro pagina
Facebook ci sono i link per le donazioni. Certo, da Venezia
a Milano una Maserati ci potrebbe arrivare in un paio di ore al massimo, ma
vuoi mettere lo sfizio di ormeggiarla ai Navigli porgendo la cima ad un
passante?