Alla fine di
questa edizione dell’America’s Cup in molti ancora restano perplessi di fronte
allo spettacolo fornito dai catamarani volanti . I giudizi estetici e sportivi
si sono confusi al punto di non sapere più quanto sia stato fatto per
spettacolo e quanto sia stato necessario dal punto di vista tattico e tecnico. Ora
che questo bellissimo gioco è finito, e qui anticipo il mio punto di vista che
è di assoluto favore a quanto visto, abbiamo abbastanza elementi per capire
fino in fondo quello che è successo e dove potrà andare la Coppa nei prossimi
anni.
La prima
considerazione è che con i catamarani volanti, e quindi con ogni tipo di barca
così veloce, si è passati al primato
della conduzione tecnica sulla tattica. Certo, è sempre importante capire lo
sviluppo del vento sul campo di regata, ma le enormi velocità che si sviluppano
e il tempo breve della regata determinano che un errore di conduzione o di
manovra sia più determinante di una scelta del lato sbagliato sulla linea di
partenza o nella risalita della bolina.
La novità più
clamorosa di quest’edizione è data dai “ciclovelisti” di Team New Zeland: si è
scelto di sostituire i grinder tradizionali con 4 ciclisti i quali utilizzano
quindi la forza delle gambe per mandare in pressione il circuito ad olio che
comanda i foil e l’ala. Questa scelta offre il vantaggio di avere 4 persone con
le mani libere per regolare i foil (rake e camber) ad esempio o per consultare un
tablet con i dati del catamarano e di posizionamento per la navigazione. Inoltre,
poiché le gambe sono sempre più forti delle braccia, in questo modo si dispone
di una riserva di energia maggiore per manovrare ogni volta che serve. Infine,
e non è poco, la posizione dei 4 cyclor è decisamente più aerodinamica.
Anche gli altri
ruoli a bordo hanno dovuto adeguarsi al cambiamento: il timoniere partecipa
alle manovre o attraverso una pulsantiera sulla ruota che sfrutta settaggi
predefiniti (ETNZ) o manopole (Oracle) per regolare l’inclinazione dei foil e
quindi l’altezza sull’acqua degli scafi; il trimmer usa ancora winch e scotte
per regolare l’ala (che non sembra ma viene mossa di continuo) ma ETNZ li ha
sostituiti con una sorta di controller cablato anch’esso con settaggi
predefiniti. Su questi catamarani le scotte corrono tutte negli scafi e nelle
traverse per non intralciare i movimenti dell’equipaggio. Mentre su tutte le
barche c’è un tattico ufficiale su ETNZ ci sono 3 velisti a guardarsi intorno
(timoniere, trimmer e il 1° cyclor*) grazie alla scelta delle biciclette che
consentono di fare altro mentre si pedala.
Queste brevi
considerazioni riassumono lo stato dell’arte e segnano quello che ci aspetta.
Al di là degli errori tecnici e di comunicazione di team Oracle, la strada è
segnata. Per la prossima America’s Cup non si potrà tornare indietro. Se non
saranno catamarani dovranno comunque essere barche velocissime e con larghi
spazi progettuali all’estro e all’invenzione.
Questo fa la
differenza, altrimenti sarebbe una regata come tante.
Complimenti a
ETNZ e a presto.
Con Luna Rossa.
*Pete BURLING, Glenn
ASHBY, Blair TUKE
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