lunedì 26 giugno 2017

Gli aliscafi a vela


Alla fine di questa edizione dell’America’s Cup in molti ancora restano perplessi di fronte allo spettacolo fornito dai catamarani volanti . I giudizi estetici e sportivi si sono confusi al punto di non sapere più quanto sia stato fatto per spettacolo e quanto sia stato necessario dal punto di vista tattico e tecnico. Ora che questo bellissimo gioco è finito, e qui anticipo il mio punto di vista che è di assoluto favore a quanto visto, abbiamo abbastanza elementi per capire fino in fondo quello che è successo e dove potrà andare la Coppa nei prossimi anni.  

La prima considerazione è che con i catamarani volanti, e quindi con ogni tipo di barca così veloce,  si è passati al primato della conduzione tecnica sulla tattica. Certo, è sempre importante capire lo sviluppo del vento sul campo di regata, ma le enormi velocità che si sviluppano e il tempo breve della regata determinano che un errore di conduzione o di manovra sia più determinante di una scelta del lato sbagliato sulla linea di partenza o nella risalita della bolina.

La novità più clamorosa di quest’edizione è data dai “ciclovelisti” di Team New Zeland: si è scelto di sostituire i grinder tradizionali con 4 ciclisti i quali utilizzano quindi la forza delle gambe per mandare in pressione il circuito ad olio che comanda i foil e l’ala. Questa scelta offre il vantaggio di avere 4 persone con le mani libere per regolare i foil (rake e camber) ad esempio o per consultare un tablet con i dati del catamarano e di posizionamento per la navigazione. Inoltre, poiché le gambe sono sempre più forti delle braccia, in questo modo si dispone di una riserva di energia maggiore per manovrare ogni volta che serve. Infine, e non è poco, la posizione dei 4 cyclor è decisamente più aerodinamica.

Anche gli altri ruoli a bordo hanno dovuto adeguarsi al cambiamento: il timoniere partecipa alle manovre o attraverso una pulsantiera sulla ruota che sfrutta settaggi predefiniti (ETNZ) o manopole (Oracle) per regolare l’inclinazione dei foil e quindi l’altezza sull’acqua degli scafi; il trimmer usa ancora winch e scotte per regolare l’ala (che non sembra ma viene mossa di continuo) ma ETNZ li ha sostituiti con una sorta di controller cablato anch’esso con settaggi predefiniti. Su questi catamarani le scotte corrono tutte negli scafi e nelle traverse per non intralciare i movimenti dell’equipaggio. Mentre su tutte le barche c’è un tattico ufficiale su ETNZ ci sono 3 velisti a guardarsi intorno (timoniere, trimmer e il 1° cyclor*) grazie alla scelta delle biciclette che consentono di fare altro mentre si pedala.

Queste brevi considerazioni riassumono lo stato dell’arte e segnano quello che ci aspetta. Al di là degli errori tecnici e di comunicazione di team Oracle, la strada è segnata. Per la prossima America’s Cup non si potrà tornare indietro. Se non saranno catamarani dovranno comunque essere barche velocissime e con larghi spazi progettuali all’estro e all’invenzione.

Questo fa la differenza, altrimenti sarebbe una regata come tante.

Complimenti a ETNZ e a presto.

Con Luna Rossa.

 

*Pete BURLING, Glenn ASHBY, Blair TUKE


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