Con un ritardo ingiustificabile devo rendere merito all’equipaggio di Scheggia per il risultato della Transquadra (vedi post del 14 luglio) la cui seconda tappa si è conclusa intorno alla metà di febbraio. I due italiani Merola e Caracci, dopo un’ottima prima tappa hanno provato a vincere la seconda e per poco non sono riusciti nell’impresa. Il buon piazzamento in questa frazione li ha collocati al secondo posto della classifica generale, a meno di tre ore in tempo compensato dai primi della classifica mediterranea.
Maurizi e Sastre, Gancia e Rufini - gli altri italiani - sono rispettivamente al sesto e all'ottavo posto di questa classifica.
E' finita bene l'avventura occorsa a Cymba che ha tenuto molti di noi che seguivamo la regata con il fiato sospeso per lunghe ore. Nella notte del 2 febbraio il comitato di regata è stato avvisato, attraverso il satellitare, che la barca aveva urtato un OFNI (oggetto galleggiante non identificato) il quale aveva provocato una via d’acqua all'attacco di uno dei timoni. Dopo aver contattato il cantiere Jeanneau per tentare una riparazione guidata telefonicamente, e dopo un’intera notte di vani tentativi con resine e tamponi, gli skipper Piva e Santececca sono stati costretti al May Day e subito raggiunti da 3 imbarcazioni (Cravan 6, Ondine, Vagdespoir) che la direzione della corsa aveva già dirottato verso la posizione di Cymba. I due italiani sono stati presi a bordo di Vagdespoir, un Bavaria 36 timonato dai francesi Prevot e Le Cunff, dopo aver affondato la propria barca, immagino con quanta sofferenza, su ordine di Mico Bolo, direttore della Transquadra, per non abbandonarla alla deriva.
Anche questo è l'Oceano.
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