REGNO DELLE DUE SICILIE, 1831 - Quell’estate in Sicilia la terra tremò.
Da Agrigento a Palermo le case si svuotarono e la gente terrorizzata andò a dormire fuori, all’aria aperta, dove capitava.
In quei giorni a Sciacca, pochi chilometri a nord ovest di Agrigento, i pescatori che rientravano dalla pesca raccontavano del mare in ebollizione e di zone in cui i pesci salivano a galla morti, di una violenta puzza di marcio e di morte, di colonne di fumo che si alzavano lontano all’orizzonte, lì dove c’era solo mare.
Il parroco del paese raccolse tutte le donne e i bambini sulla spiaggia e cominciò a pregare e a dir messa.
I vecchi, mentre riparavano le reti, decisero che era meglio smettere di bestemmiare e qualcuno cominciò a diffondere la voce che Napoleone era tornato dall’inferno e stava preparando il suo ritorno.
I vecchi, mentre riparavano le reti, decisero che era meglio smettere di bestemmiare e qualcuno cominciò a diffondere la voce che Napoleone era tornato dall’inferno e stava preparando il suo ritorno.
In molti annunciarono la fine del mondo: era il risveglio del terribile leviatano, del basilisco, oppure Medea e i cavalieri dell’Apocalisse.
Onde senza senso percorrevano il mare. Arrivavano all'improvviso, anche nelle notti senza vento.
Onde senza senso percorrevano il mare. Arrivavano all'improvviso, anche nelle notti senza vento.
A tramonti infuocati si susseguivano tremebonde aurore boreali che spingevano stille di paura sempre più a nord, fino a Roma e Firenze.
Alcuni andarono ad affilare la sciabola, altri andarono a confessare i propri peccati, qualcun’altro ancora armò un gozzo e andò a vedere da vicino.
Era luglio, 17 il giorno, la festa di Sant’Alessio cadeva di domenica. Sotto lo sguardo terrorizzato dei pescatori, in un mare che ribolliva di fuoco, proprio a metà strada tra Pantelleria e Sciacca, in un solo giorno emerse dal mare una nuova isola.
Fu immediatamente spedito a Napoli un messo per comunicare la notizia a re Ferdinando II.
- Maestà, sono venuto a comunicarvi che dal mare di Sicilia è nata una nuova isola ad ingrandire il vostro regno.
- 'Azz!
- Gli inglesi già la chiamano isola di Graham, i francesi la chiamano isola Julia e la reclamano, i vostri sudditi siciliani che mi hanno mandato propongono alla vostra maestà di chiamarla isola di Sciacca, e chiedono di occuparla per non consegnarla agli stranieri.
- 'Azz!
- E’ una terra brulla e senz’acqua da bere, solo cenere, lava, lapilli, sabbia e due laghetti di acqua acida e salata. E’ alta quasi 30 canne e ci si può camminare intorno per 6.000 passi . E' da Sciacca che è partita la prima esplorazione e il comandante Fiorini ha piantato sull’isola un remo in segno di primo scopritore e di presa di possesso in nome di vostra maestà!
- 'Azz!
- Anche gli inglesi sono sbarcati e il comandante Jenhouse ha piantato la sua bandiera sull’isola per farne un avamposto militare vicino alle nostre coste, i francesi pure sono sbarcati e continuano a fare mappe e dipinti.
- 'Azz!
Era di poche parole il re quel giorno.
Non riuscì a dire altro, il messo.
Solo dopo un mese Ferdinando II decise di annettere l’isola al proprio regno col nome di Ferdinandea, in onore di se stesso, e inviò una corvetta con lo stendardo dei Borboni a prendere possesso dell’isola.
I siciliani continuavano a chiamarla semplicemente isola di Sciacca e tra le cancellerie europee iniziò a serpeggiare il rischio di un grave incidente diplomatico.
Ma il mare decise da solo.
Un inverno agitato e malmostoso consumò l’isola che a dicembre, un granello alla volta, il giorno della festa dell’Immacolata, scomparve sotto gli occhi dei suoi pretendenti.